Coronavirus: siglato un patto di responsabilità per la sicurezza e la ripresa

Stilato un decalogo anti-contagio per i luoghi di lavoro. Cgil, Cisl, Uil: per la ripartenza protocolli di sicurezza specifici per ogni settore. Cioni (CNA): "Toscana penalizzata rispetto a altre regioni per le sue peculiarità produttive". FenealUil: "Positivo il protocollo per i cantieri temporanei, o mobili sia pubblici che privati". Calistri (Assopellettieri): «La pelletteria toscana è pronta alla ripartenza». Rossi scrive a Conte per far ripartire l’export toscano

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
18 aprile 2020 18:38
Coronavirus: siglato un patto di responsabilità per la sicurezza e la ripresa

Un ‘patto di responsabilità’ per la sicurezza e la ripresa, con un rilancio deciso della domanda pubblica nei settori strategici. Proposto dalla Regione, il protocollo preliminare è già stato firmato da Cgil, Cisl e Uil, da Cna e Confartigianato, Confesercenti e Confcommercio, Lega Coop, Cispel Toscana, Federalberghi, Assopellettieri, Cia, Confagricoltura e Agc Toscana, dall’Anci, l’associazione dei comuni toscani, e dall’Upi, l’Unione delle province. Confindustria Toscana ha preso qualche giorno di tempo, per un confronto con il territorio chiamato a declinarne i contenuti. Fa sapere comunque che ne apprezza “lo spirito, che si rifà al patto per lo sviluppo del luglio 2019, e che c’è ampia disponibilità a collaborare in questo fase così difficile sui temi della sicurezza e dello sviluppo”.

“Il risultato raggiunto oggi – commenta il presidente della Toscana, Enrico Rossi – è quello di una regione che si dimostra coesa, che anche se discute trova il punto più alto di equilibrio possibile e più avanzato, una Regione che coinvolge unitariamente e in modo compatto le forze sociali e le istituzioni”. “Questo documento - conclude - dà forza alla discussione sui territori e alla Regione Toscana che si dimostra unita nei confronti del governo nazionale. Un risultato straordinario e abbastanza unico nel panorama italiano”.

Il protocollo parte da una considerazione: in tutta Europa si prevede un calo della crescita pari almeno al 5,1 per cento, in Italia al 6,5 per cento ma in Toscana potrebbe essere ancora peggio. C’è il rischio, si dice, di un vero e proprio collasso di settori esposti alla competizione internazionale con perdite di fatturato ed occupazione. Anche il turismo e la cultura rischiano una ripresa lenta per la difficoltà negli spostamenti (e si tratta di due settori importanti per la Toscana). Quindi non c’è tempo da perdere.

Servono risposte forti e tempestive. Bene le garanzie sui prestiti per fornire liquidità alle imprese. Bene gli ammortizzatori sociali e i redditi di emergenza. Un ruolo fondamentale, si scrive nel documento, non potrà però non essere svolto anche da un forte rilancio della domanda pubblica nei settori strategici come sanità, scuola, ricerca, assetto idrogeologico, sostegno all’economia circolare, all’innovazione tecnologica, contrasto ai cambiamenti climatici, rigenerazione urbana, infrastrutture e servizi alle persone. La sfida è vivere contrastando il coronavirus, mettendo in atto ogni precauzione possibile, ma anche favorire la ripartenza dell’apparato produttivo, fermo restando l’assoluta priorità della salute collettiva e la messa in atto di livelli alti di sicurezza nei luoghi di lavoro, oltre a rafforzare le strutture sanitarie e sociali. Per la ripresa, si conclude, è dunque necessario che la riapertura di nuovi settori avvenga realizzando una più solida, elevata e comune base di sicurezza e qualità del lavoro.

L’obiettivo è costruire protocolli regionali di sicurezza nei diversi settori, da declinare a livello prima regionale e poi territoriale. E La Regione Toscana ha già fatto un passo in avanti da questo punto di vista, con l'ordinanza firmata oggi dal presidente Rossi che stabilisce misure più restrittive per la sicurezza nei luoghi di lavoro che si applicano a chi riaprirà ma anche a chi ha già riaperto, comprese quelle imprese che sono ripartite, in deroga ai codici Ateco autorizzati, grazie al via libera delle prefetture e a volte sulla base del silenzio-assenso.

«La pelletteria toscana, con tutte le precauzioni necessarie, è pronta a ripartire». Così Andrea Calistri, vicepresidente nazionale e delegato Toscana di Assopellettieri commenta quanto annunciato dal presidente della Regione Toscana Enrico Rossi in merito all’attesa riapertura delle imprese. Il braccio toscano di Assopellettieri ha firmato il Patto di responsabilità per la sicurezza e la ripresa e ha preso parte al tavolo regionale per stabilire i passaggi necessari per l’avvio della ‘Fase 2’ toscana. «Siamo soddisfatti di quanto è stato deciso dalla Regione Toscana – commenta Calistri -.

Come Assopellettieri abbiamo aderito al Patto di responsabilità stilato dal governatore Rossi per la ripresa delle attività. Saremo al tavolo per mettere a punto tutte le specifiche settoriali e fornire a tutte le realtà del comparto della pelletteria toscana dettagli precisi sulle norme da seguire per garantire la sicurezza dei lavoratori. In questo modo, appena il Governo ci darà il via saremo pronti a ripartire». «Abbiamo apprezzato che la Regione abbia tenuto conto dell’accordo nazionale siglato da Confindustria Moda e dalle organizzazioni sindacali nazionali di categoria – aggiunge Calistri -.

E che il presidente Rossi abbia deciso di scrivere al Presidente del Consiglio Conte per evidenziare la necessità di dare la precedenza nelle riaperture ai settori strategici dell’export, come la moda. Prima del famoso 4 maggio. L’obbiettivo è evitare che la concorrenza di altri Paesi europei, che non si sono mai fermati, intacchi quote importanti di mercato». «Non saranno fatte scelte avventate. Ripartiremo con gradualità, individuando le soluzioni adeguate per evitare che i 115 mila lavoratori dei settori interessati ricomincino a muoversi tutti insieme.

Ma poter ripartire consentirà alle imprese sia di dare avvio alle collezioni primavera/estate 2021 sia di continuare a produrre per le consegne invernali – conclude Calistri -. Siamo tutti concordi che la salute è il bene primario, ma crediamo che al mantenimento della salute concorra anche il benessere economico dei cittadini».

La FENEALUIL Toscana valuta molto positivamente tale accordo e auspica che il tutto vada accompagnato da un attento monitoraggio che richiederà un forte impegno di tutte le parti coinvolte, soprattutto degli Enti Bilaterali del settore, CPT per la sicurezza e Scuole Edili per la formazione dei lavoratori i quali dovranno avere ben chiaro quali comportamenti tenere in ogni circostanza prima, durante e dopo l’uscita dal cantiere.

Il presidente della Toscana ha scritto una lettera al presidente del Consiglio Giuseppe Conte per richiedere attenzione sulla necessità di far ripartire i settori che esportano una rilevante quota della propria produzione. Si tratta, numeri alla mano di Irpet, di circa tremila imprese con oltre il 25 per cento di fatturato realizzato sui mercati internazionali, che impiegano quasi 90 mila lavoratori e che generano circa un terzo del Pil regionale, ovvero 33 miliardi di euro l’anno. Tali attività produttive sono distribuite in diversi settori: oltre a quelle già oggi considerate essenziali (carta, farmaceutica, alimentare) vi sono quelle dei settori della moda, dell’oreficeria, della produzione di macchinari, impianti e mezzi di trasporto (yacht e navi compresi), del marmo fino alla ceramica.

“L’export della Toscana è stato alla base della capacità di reazione alle ultime crisi economiche – scrive Rossi – e i nostri principali indicatori macroeconomici hanno finora fatto registrare una sostanziale tenuta è grazie al contributo trainante offerto dai settori produttivi toscani vocati all’esportazione internazionale”. Il problema è che all’estero, nei paesi che sono i principali competitori, si continua a lavorare: il rischio è quello di perdere elevate quote di mercato che, se i provvedimenti di chiusura dovessero protrarsi, potrebbero non essere mai più recuperate.

Da qui la richiesta di riaprire. “Prevedendo però – dice Rossi – procedure di sicurezza restrittive, messe a punto con un confronto con le forze sociali e previste in un’ordinanza appena firmata”. Rossi ricorda nella lettera anche l’importanza che potrebbe avere per tutto questo comparto la riorganizzazione dei turni di lavoro, riducendo della metà le presenze negli stabilimenti ed uffici ma anche sui mezzi pubblici. Quindi conclude rammentando la distribuzione già effettuata, a tutta la popolazione toscana, di mascherine chirurgiche e l’estensione dei test sierologici, in modo volontario, ai lavoratori.

Test che molti imprenditori si sono dichiarati disponibili ad effettuare loro stessi nell’ambito degli studi epidemiologici regionali e nazionali.

Bene la richiesta del Presidente Rossi al premier Conte di riapertura delle attività che esportano una quota rilevante della loro produzione. La Toscana, per peculiarità del proprio sistema produttivo, è indubbiamente penalizzata rispetto ad altre regioni. Basti pensare che ha chiuse il 75% delle proprie imprese a differenza, per portare un solo esempio, del Lazio in cui tale percentuale scende al 50%. E come rappresentante di un sistema produttivo centrato a Firenze non posso che pensare alla moda, attualmente in stallo, mentre, per scongiurare una crisi senza ritorno, ha necessità di ripartire integralmente in tutta la sua filiera: dalle griffe all’artigianato.

Una ripartenza in piena sicurezza e con l’accordo di tutti” dichiara Giacomo Cioni, presidente CNA Firenze Metropoliana. Il riferimento è alla nuova ordinanza della Regione Toscana che “inasprisce a fin di bene” le disposizioni nazionali per la sicurezza sul lavoro. “Una disposizione che dimostra come la Toscana sia in grado di riaprire i battenti perlomeno in settori per lei strategici – prosegue Cioni – Un’ordinanza buona nel metodo perché ottenuta attraverso il lavoro comune di pubblico, associazioni di categoria e sindacati e nel merito perché assicura la salute e la sicurezza di dipendenti delle imprese e loro clienti”. “Certo, la distanza interpersonale innalzata a 180 cm farà diminuire il numero di persone che, in una giornata lavorativa, potranno entrare in un esercizio commerciale e l’acquisto di mascherine per i dipendenti rappresenterà un nuovo costo per le imprese, ma si tratta di sacrifici che le imprese sosterranno responsabilmente per fare la loro parte nella ripresa” prosegue Cioni. Il problema in fatto di mascherine, semmai, è la loro difficile reperibilità a prezzo equo: per questo CNA chiede che venga definito a livello nazionale un prezzo massimo di vendita. “Sono inoltre lieto che il presidente Rossi abbia dato il suo ok all’abbattimento degli ostacoli burocratici che si frappongono in questo momento alla diffusione di mascherine direttamente prodotte da aziende del territorio che si sono riconvertite.

Le stesse imprese di CNA, insieme a quelle di Confindustria, ne stanno producendo insieme a Sportello Amianto” informa CioniUn’ordinanza che CNA ritiene debba fare da padrone, assicurando omogeneità su tutto il territorio regionale, senza alcuna deroga o variazione da parte di singoli comuni. “Mi auguro che il premier accolga l’istanza di Rossi per una riapertura anticipata di filiere strategiche per la nostra regione.

In caso contrario ci saremo portati avanti e sapremo già come affrontare il 4 maggio” conclude Cioni.

Le nuove raccomandazioni e prescrizioni, contenute nell’ordinanza del Presidente della Regione firmata oggi, la n. 38, riguardano sia le attività già aperte (esclusi ambienti sanitari, cantieri ed aziende dei servizi pubblici locali, per cui vale il protocollo condiviso il 14 marzo) sia le attività che dovranno riaprire. Il presidente della Toscana è da settimane che lo ripete: “Prima di discutere quando riaprire, occorre pensare a come”. Per trovare un accordo si sono susseguiti per giorni incontri a distanza, in videoconferenza, con sindacati, aziende ed associazioni di categoria. Gli ultimi ci sono stati oggi: con Rossi c’erano anche l’assessore alla presidenza Vittorio Bugli e l’assessore alle attività produttive Stefano Ciuoffo.

L’ordinanza e la lettera a ConteL’approdo è stato triplice: un’ordinanza che fissa nuove regole e comportamenti da adottare, un patto di responsabilità per la sicurezza e la ripresa condiviso con datori di lavoro e parti sociali e una lettera, inviata al presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte, con la richiesta, a queste condizioni, di permettere la riapertura rapida di tremila imprese toscane che realizzano più di un quarto del fatturato sui mercati internazionali e il ritorno in fabbrica e nei laboratori dunque dei loro 90 mila lavoratori assieme ai 25 mila impiegati nella filiera.

Un numero di addetti non così ampio, se si pensa che in Toscana vivono tre milioni e 700 mila persone e molti già lavorano. Quelle aziende e quei lavoratori, dati di Irpet alla mano, valgono però un terzo dei Pil regionale, qualcosa cioè come 33 miliardi di euro l’anno. Sono il settore della moda (dal tessile alla concia, dalla pelletteria alle calzature), l’oreficeria ma anche la meccanica, chi produce turbine o impianti e chi lavora i minerali.

Le misure e il piano di sicurezza anticontagioEd eccole le dieci regole che chi non ha mai chiuso e chi riaprirà dovrà adottare. Primo punto, i trasporti: obbligo di guanti monouso e mascherine sui mezzi pubblici e pulizia delle mani prima e dopo l’utilizzo. Consigliato dove possibile l’uso di bicicletta e mezzi elettrici. Raccomandata la mascherina nell’auto propria, se con due persone a bordo. Secondo punto, la distanza sociale in fabbrica, nei laboratori artigianali e negli uffici: non un metro ma almeno un metro e ottanta centimetri, come prescrive l’Organizzazione mondiale per la sanità.

Se nella riorganizzazione dei processi produttivi questa distanza non potrà essere garantita, dovranno essere inseriti elementi di separazione tra le persone oppure usate mascherine FFP2 senza valvola (o due mascherine chirurgiche contemporaneamente) per chi lavora all’interno di uno stesso ambiente. Le mascherine chirurgiche saranno obbligatorie sempre e dovranno essere fornite dal datore di lavoro: negli spazi chiusi in presenza di più persone, si specifica al punto tre, ma anche negli spazi aperti quando non è garantito il mantenimento della distanza personale.

Chi ha febbre od altri sintomi influenzali, suggestivi di Covid-19, dovrà rimanere a casa: il datore di lavoro potrà misurare la temperatura ai dipendenti all’ingresso oppure raccogliere una loro dichiarazione. La frequente e minuziosa pulizia delle mani è raccomandata in più momenti dell’attività lavorativa e non solo a inizio turno: per questo dovranno essere installati appositi dispencer. Gli ambienti dovranno essere sanificati almeno una volta al giorno, pulendo con candeggina o altri prodotti simili porte, maniglie, tavoli e servizi igienici e annotando il tutto su appositi registri.

Dovrà essere garantito, per quanto possibile, anche il ricambio di aria e la sanificazione periodica, secondo precise indicazioni, degli impi anti di aerazione, che altrimenti dovranno rimanere spenti. Il decalogo si conclude con la riorganizzazione del servizio mensa, dove si dovrà porre attenzione alla distanza tra le persone e le sanificazione dei tavoli dopo ogni pasto.

Per i negozi ci sono alcune misure in più: obbligo di accessi regolamentati e scaglionati con percorsi diversi, se possibile, di entrata e uscita, pannelli di separazione tra lavoratori e clienti alle casse e sui banchi, ingressi per non più di una persona a famiglia (salvo casi di bambini e persone non autosufficienti), obbligo per tutti di mascherine, guanti monouso o comunque pulizia delle mani. La distanza di un metro e ottanta centimetri tra le persone dovrà essere garantita anche nei mercati all’aperto.

Tutti i datori di lavoro hanno l’obbligo di redigere un protocollo di sicurezza anticontagio, da spedire alla Regione entro 30 giorni da oggi, in cui si impegnino a mettere in pratica le misure previste dall’ordinanza. Controlli saranno previsti da parte dei servizi di igiene e da chi si occupa di sicurezza nei luoghi di lavoro.

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