Classica: i concerti di Pasqua

L'ORT il 26 marzo a Sarzana, il 27 a Livorno, il 28 a Firenze e il 29 a Figline. Grigory Sokolov al Petrarca di Arezzo

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
24 marzo 2024 18:22
Classica: i concerti di Pasqua

Cambia il programma di Pasqua dell'Orchestra della Toscana. Francesca Dego, molto attesa per il “doppio” di Brahms, è costretta ad annullare la sua presenza per esigenze di salute che la costringono al riposo. La Fondazione ORT le augura tutto il meglio nell'attesa di averla al più presto nuovamente ospite della propria programmazione.

Rimane confermato Mario Brunello, che si farà protagonista nel Primo concerto per violoncello di Saint-Saëns, così come confermata è la direzione del maestro olandese Otto Tausk, al suo debutto con l'ORT.

Dopo essersi fatto le ossa come assistente di Valery Gergiev alla Filarmonica di Rotterdam, Tausk è stato nominato direttore musicale della Vancouver Symphony, e consulente artistico, nella città canadese, della VSO School of Music, qualcosa di simile alla nostra Scuola di Musica di Fiesole.Mario Brunello eseguirà il Concerto n.1 per violoncello e orchestra di Camille Saint-Saëns, brano composto tra il 1872 e il 1873 per esaltare le qualità virtuosistiche di Auguste Tolbecque, al quale l'opera è dedicata. Brunello, talento eclettico e anticonformista, dopo la vittoria al più prestigioso concorso musicale del mondo, il “Čajkovskij” di Mosca, non si è mai accontentato di una carriera che corre lungo i consueti binari del concertismo internazionale, perciò ha ramificato la sua curiosità in direzioni differenti.

Ad aprire la serata l'ouverture de La fiaba della bella Melusina, opera di Felix Mendelssohn Bartholdy ispirata dal mito dell'omonima fata delle acque composta nel 1834-35 che l'autore considerava come la più perfetta e la più melodiosa delle sue ouvertures.

Completa il programma la Sinfonia n.3 D 200, una tra le più ispirate e vivaci tra le sinfonie di Franz Schubert composta nel 1815, poco dopo il suo diciottesimo compleanno. Originariamente concepita per essere eseguita da un'orchestra non professionistica diretta dal violinista Josef Prohaska. In questa orchestra Schubert suonava la viola e si suppone che la sinfonia venne eseguita per la prima volta in privato.

A Prato, il tradizionale concerto spirituale che fa da preludio alla Settimana Santa e alla Pasqua si svolgerà nella Chiesa di Sant’Agostino e avrà come protagonista Simone Ori, maestro pratese, e la voce preziosa del mezzosoprano Lucia Napoli, interprete eletta del repertorio barocco. Due gioielli scaturiti da quell’epoca di altissima civiltà musicale sono posti a confronto. Il canto intimo e affettuoso del Salve Regina di Domenico Scarlatti si specchia nella meditazione religiosa di una delle più toccanti Cantate di Bach, «Vergnügte Ruh, beliebte Seelenlust» («Beato riposo, piacere amato dell’anima») BWV 170, composta nel 1726. La Sinfonia «Al Santo Sepolcro» di Vivaldi fa da raccordo strumentale fra i capolavori vocali dei due compositori coetanei.

A un altro Bach è conferito l’incarico di aprire il programma, Johann Christoph (1642-1703), cugino di secondo grado e prozio di Johann Sebastian. A lui si deve questa breve e intensa pagina che intona un frammento delle Lamentazioni di Geremia con ispirazione altissima. Con voluto contrasto, quel canto seicentesco è seguito da una commossa pagina strumentale di Giacomo Puccini, Crisantemi. Lo shock stilistico è in realtà assai meno violento di quanto si possa immaginare. L’elegia pucciniana è infatti un lamento composto di getto alla notizia della precoce scomparsa di Amedeo di Savoia, Duca d’Aosta, fratello del Re d’Italia Umberto I. Solo tre anni dopo, questa musica servirà a Puccini per rappresentare la desolata scena finale di Manon Lescaut, il deserto americano in cui si spenge la protagonista. Crisantemi è l’omaggio della Camerata al compositore lucchese nel primo Centenario dalla sua morte.

Alle 18.45 di lunedì 25 marzo si terrà - presso una delle sale del complesso della Chiesa di Sant’Agostino . il consueto Club delle 18.45, la guida all’ascolto tenuta da Alberto Batisti sul programma della serata.Il concerto sarà trasmesso su TV Prato sabato 30 marzo alle 20.55 con repliche nel giorno di Pasqua e del Lunedì dell'Angelo.

Il pianista russo Grigory Sokolov, considerato tra i massimi interpreti contemporanei dello strumento, sarà al Teatro Petrarca di Arezzo (via Guido Monaco 12) per un recital nell’ambito della Stagione Concertistica Aretina, il cartellone di appuntamenti promosso da Fondazione Guido d’Arezzo e Comune di Arezzo con la direzione artistica di Giovanni Andrea Zanon e il sostegno del Ministero della Cultura.

Celebre per le sue interpretazioni poetiche che prendono vita durante l'esecuzione con un'intensità mistica, Sokolov è artista ammirato per la sua introspezione visionaria, la sua ipnotica spontaneità e la sua devozione senza compromessi alla musica. In cartellone l'esecuzione dei Quattro duetti, BWV 802-805 e della Partita n.2 in do minore, BWV 826 di Johann Sebastian Bach, per proseguire attraverso il repertorio romantico con le Mazurche op.

30 e op.50 di Frédéric Chopin. Chiudono il concerto le Scene della foresta (Waldszenen) Op. 82 di Robert Schumann. Sokolov inizia a dedicarsi al piano all'età di cinque anni, a 12 tiene il suo primo recital pubblico e a soli 16 diventa il musicista più giovane a ricevere il Primo Premio al Concorso Internazionale Čajkovskij di Mosca.

Durante la lunga e luminosa carriera si è esibito con orchestre di altissimo livello, tra cui la New York Philharmonic, la Royal Concertgebouw Orchestra di Amsterdam, la Philharmonia London, la Symphonieorchester des Bayerischen Rundfunks e la Filarmonica di Monaco, prima di decidere di concentrarsi esclusivamente sull'esecuzione solistica.

L'unica, irripetibile natura della musica suonata dal vivo è centrale per la comprensione della bellezza espressiva e dell'irresistibile onestà dell'arte di Grigory Sokolov. Suo carattere peculiare è il profondo interesse e un’estrema conoscenza tecnica dei pianoforti che suona. Prima di ogni esibizione è solito passare molte ore di studio sul palcoscenico per capire la personalità e le possibilità dello strumento con cui dovrà condividere il momento del concerto. La critica musicale è sempre affascinata dalla misteriosa abilità di Sokolov di saper “rileggere” la partitura proponendo interpretazioni originali e sempre nuove dei pezzi che suona.

La capacità di articolare le voci interne di una struttura polifonica, l’infinita varietà delle dinamiche e dei suoni che sa estrarre dallo strumento sono caratteristiche uniche di questo grande artista. Nei suoi recital porta gli ascoltatori a stretto contatto con la musica, trascendendo questioni di esibizionismo superficiale e abilità tecnica, per rivelare significati spirituali più profondi.

Entrando nel dettaglio del programma, l’apertura del concerto sarà affidata alle note di Johann Sebastian Bach con i Quattro duetti, BWV 802-805 e la Partita n.2 in do minore, BWV 826 tutte composizioni per clavicembalo scritte durante gli anni a Lipsia. Avanti con le Mazurche op. 30 e op.50 di Frédéric Chopin – ispirate all’omonima danza popolare polacca del Cinquecento assurta nei secoli successivi al rango di danza di corte e poi di sala.

Chopin nutrì una particolare predilezione per la mazurca, componendone ben cinquantanove nell’arco della sua parabola creativa: creazioni destinate all’ambiente raccolto del salotto e depositarie della rievocazione affettuosa di ricordi lontani in una dimensione intimistica. Le quattro dell’op. 30, composte tra il 1836 e il 1837, offrono un esempio della varietà di immagini e sentimenti che si riscontrano nel corpus delle mazurche: dallo struggente melos della prima al richiamo esplicito alla danza nella seconda e nella terza, fino al malinconico languore della quarta.

Le tre dell’ op. 50 furono realizzate invece tra il 1841 e il 1842 e presentano i tratti stilistici dell’ultimo periodo di Chopin. La forma si amplia e il lessico si arricchisce di armonie sempre più varie e asimmetrie ritmiche, soprattutto nell’ultima, in do diesis minore, pagina di enigmatica bellezza. Chiusura col ciclo pianistico Waldszenen (Scene della foresta) op. 82, che Schumann realizzò nel giro di pochi giorni tra la fine del 1848 e l’inizio del 1849.

Nove brevi brani ispirati al mondo della natura di cui l’autore si fa libero interprete, mescolando immagini irrazionali e poetiche. Dopo un’”Entrata” ovattata nel magico mondo silvestre, ecco alternarsi figure contrapposte: il “Paesaggio gioioso” e il “Luogo maledetto”, descritto dall’incedere grave e carico di sinistri presagi. E poi la “Canzone di caccia”, robusta e decisa e il “Cacciatore in agguato” contraddistinto da ritmo incalzante e aggressivo; i “Fiori solitari” dalla melodia aggraziata e quasi sussurrata e il canto misterioso dell’”Uccello profeta” nel suo trascolorare da un arpeggio all’altro; fino al momento dell’”Osteria” e alla chiusura affidata alla nostalgica melodia di “Addio” che chiude il viaggio immaginario.

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