Cinema: Nymphomaniac di Lars Von Trier

La storia di un'ossessione tra algido erotismo, terapia e intellettualismi di maniera

Alessandro
Alessandro Lazzeri
10 aprile 2014 11:08
Cinema:  Nymphomaniac di Lars Von Trier

Preceduto da un battage pubblicitario che volutamente puntava sullo scandalo, arriva in Italia l'ultimo film di Lars Von Trier “Nymphomaniac”. In realtà è uscita nelle sale Italiane la prima parte del lungo film, circa cinque ore, del maestro danese. Si tratta, infatti, del Volume I. che narra la prima parte della vicenda di Joe (Charlotte Gainsbourg).

Una fredda sera d’inverno un vecchio scapolo, Seligman (Stellan Skarsgård), trova Joe sanguinante in un vicolo dopo che è stata picchiata.

La porta a casa dove cura le sue ferite e le chiede di raccontargli la sua storia. La donna, una ninfomane come si autoproclama, racconta la sua storia a Seligman che diviene una sorta di psicanalista per Joe. La donna narra la storia della sua vita dalla nascita fino all'età di cinquanta anni. Prigioniera dei sensi di colpa, legati alle conseguenze della sua dipendenza sessuale, Joe chiede di essere ascoltata. La storia della sua ninfomania ha inizio nell'innocente scoperta della propria sessualità, attraverso giochi d'infanzia, e prosegue per capitoli sparsi, sempre colmi di uomini, nel dispiegarsi di una sessualità ripetitiva e ossessiva che evidenzia una profonda solitudine.

Il regista scava nell'angoscia della protagonista che narrando i fatti della sua vita trova nell'interlocutore Seligman una sorta d’interpretazione, forse, talvolta troppo intellettualistica della sua vita. L'uomo tenta di ricondurre nella cultura e nella conoscenza, anche con azzardate metafore, la vita e l'ossessione di Joe.

Il film, girato con la consueta maestria da Von Trier, sembra opera parzialmente riuscita. Buona è l'interpretazione dei protagonisti: Charlotte Gainsbourg, Stellan Skarsgård, Stacy Martin (Joe da giovane) Uma Thurman, ma il copione è troppo letterario e didascalico. Questa prima parte dedicata alla giovinezza di Joe, non pare particolarmente riuscita. Probabilmente un giudizio preciso si potrà avere quando sarà nelle sale la seconda parte. Non è chiaro se dividere, l'opera sia dovuta a ragioni di distribuzione, o a una scelta di Von Trier, regista particolarmente abile a gestire la promozione del suo personaggio di autore volutamente scomodo.

Auguriamoci che la seconda parte del film sia migliore. Forse sarà come “Melancholia”, con una seconda parte in crescendo che si integri con una prima parte non del tutto convincente.

Ci sono nel film scene molto belle e significative quali il rapporto col padre, o pezzi di grande cinema come un monologo di Uma Thurman, nelle vesti di una donna tradita dal marito, ma l'insieme lascia un indefinito senso d’incompletezza che forse, il volume due di Nymphomaniac potrà e saprà colmare.

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