Caro energia: l'allarme dei giovani cooperatori

Indagine CNA su 150 aziende di Prato e Pistoia quantifica i rincari energetici nei diversi settori produttivi

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
09 ottobre 2022 18:39
Caro energia: l'allarme dei giovani cooperatori

“L'emergenza legata al caro energia crea molti problemi anche ai giovani imprenditori. Se si continua così, il rischio è la chiusura di diverse cooperative con tanti giovani che perderanno il lavoro”. A dirlo è stata Ester Macrì, coordinatrice toscana dei giovani imprenditori di Confcooperative, nel corso di una visita alla cooperativa sociale Compass a Massa. “Non possiamo aspettare il nuovo governo, bisogna intervenire subito – ha aggiunto Macrì -. E' il momento di dare un aiuto concreto ai giovani che scommettono sull’imprenditorialità e la cooperazione. Tra poco sarà troppo tardi”.

Nelle cooperative aderenti a Confcooperative Toscana si contano 53 presidenti e 330 consiglieri di amministrazione con meno di 40 anni d’età.

La tappa di Massa è una delle tante fatte in questi anni dal Gruppo Giovani Imprenditori di Confcooperative Toscana con l'obiettivo di conoscere da vicino le realtà dove operano giovani under 40: in precedenza c'erano state visite a Firenze, Vinci (Firenze), Monte San Savino (Arezzo). Tutti gli incontri sono stati fatti in sedi dove operano cooperative aderenti a Confcooperative Toscana.

“I folli rincari dell’energia stanno avendo un impatto devastante sulle aziende. Governo e Europa devono agire subito se non vogliamo che migliaia di aziende chiudano mettendo in crisi l’economia nazionale. Le imprese non possono più aspettare. Oggi ci troviamo in una situazione mai sperimentata prima dove le analisi che ascoltiamo ogni giorno dal mondo politico appaiono del tutto superate dall’intensità dell’allarme energetico e dal suo riverbero sulle imprese”.

Ad affermarlo il Presidente di CNA Toscana Centro Claudio Bettazzi, alla luce dei dati allarmanti dell’ultima indagine realizzata su un campione di 150 aziende tra Prato e Pistoia di ogni tipologia.

“Da quasi un anno denunciamo che i costi energetici sostenuti dalle imprese sono quasi triplicati rispetto al 2021, ma ora abbiamo una ricognizione sul territorio che fa letteralmente tremare i polsi e siamo davvero preoccupati perché le aziende non possono più aspettare dalla politica provvedimenti in grado di calmierare almeno questo tsunami energetico che rischia di mandare in default il nostro sistema economico, senza contare le conseguenze sulla capacità di spesa delle famiglie che innescherà il prevedibile crollo della domanda interna e delle produzioni.

Oltre alle misure che richiediamo da tempo, quindi, serve subito un fondamentale intervento condiviso a livello europeo per bloccare la speculazione che ha un peso enorme nella creazione di questa tempesta perfetta.

Le politiche diverse e le diverse risorse che ogni nazione dell’UE sta mettendo in campo, singolarmente, stanno indebolendo la tenuta dell’Unione stessa, ma soprattutto paesi come l’Italia che rischia di più di altri suoi confratelli europei. I ripetuti egoismi di alcuni paesi (Olanda e Germania in primis), stanno mettendo in ginocchio alcuni sistemi economici, come quello italiano, mentre sarebbe l’ora di avere il coraggio a livello europeo di dimostrare, come è stato fatto durante la pandemia, che di fronte ad un’economia di guerra servono interventi straordinari condivisi e uguali per tutti”.

TUTTI I DATI DELL’INDAGINE

La ricognizione effettuata da CNA Toscana Centro ha coinvolto circa 150 imprese che rientrano nei maggiori settori produttivi territoriali.

Ad essere più colpiti dal boom dei rincari sono stati il comparto turistico, la meccanica di produzione, il tessile e l’alimentare; in particolare il settore del turismo registra aumenti del 353% con picchi del 445%, le aziende del tessile registrano un aumento medio del 172% con picchi che arrivano fino al 356%, nella meccanica di produzione l’aumento medio è del 180% con picchi stratosferici che arrivano al 482 % mentre il settore alimentare ha subito un incremento medio sulle bollette del 151%, con picchi anche del 332%.

Se queste quattro grandi macroaree registrano la situazione peggiore, di fatto però anche gli altri settori produttivi, senza esclusioni, stanno vivendo un’emergenza energetica insostenibile, come confermato dall’indagine.

L’artigianato artistico registra una media di aumenti pari al 128% con picchi del 378%; il calzaturiero annovera una media di aumenti pari al 129% con picchi del 211%, le carrozzerie e autofficine si vedono arrivare bollette aumentate in media del 116% con picchi del 178%, il settore estetica e acconciatura registra aumenti medi del 78% con picchi del 134%, nell’edilizia e impiantistica gli aumenti medi sono del 126% con picchi del 274%, il settore del legno arriva ad incrementi medi del 127%, infine, nel comparto dei servizi gli aumenti medi sono dell’85% con picchi del 216%.

Ma non è tutto. Come emerge dall’indagine il 69% degli intervistati si è visto applicare aumenti tariffari negli ultimi 6 mesi, quasi il 10% ha già ricevuto disdetta unilaterale del contratto; il 33,6% del campione è stato costretto a cambiare fornitore di energia e in alcuni casi è stata richiesta la fidejussione da parte del gestore, inoltre il 18,2% è stato costretto a ricorrere alla rateizzazione delle bollette. Non solo. Per tentare di allentare almeno in parte la morsa dei rincari energetici circa il 30% delle imprese intervistate ha scelto di modificare l’organizzazione del lavoro, riducendo l’orario, anche con un giorno in più di chiusura, oppure modificando i turni di lavoro.

Guardando al futuro, poi, emerge tutta la disperazione degli imprenditori visto che il 48,2% dichiara di prevedere di non proseguire l’attività se i costi energetici non diminuiranno, un ulteriore 40% ha già attivato le pratiche per richiedere il credito di imposta di energia, il 24,5% prevede di ricorrere ad ammortizzatori sociali e il 52,7% dichiara di non essere riuscito a trasferire i rinfaci energetici sui costi di lavorazione.

Infine, sul fronte dell’autoproduzione di energia, solo l’11,8% ha pannelli fotovoltaici o impianti di cogenerazione installati in azienda, ma un sonoro 55,5% sarebbe disponibile da subito ad investire in impianti di auto-produzione se fossero disponibili incentivi e un buon 33,6% si dice favorevole ad entrare a far parte di comunità energetiche.

Di qui, l’allarme di CNA Toscana Centro che da mesi sta evidenziando a tutti i tavoli istituzionali la crisi energetica delle imprese associate che vivono una situazione da allarme rosso su tutti i fronti, come ribadisce il Presidente Bettazzi che aggiunge, “ciò che abbiamo di fronte è un vero e proprio iceberg che, in assenza di provvedimenti e incentivi immediati ma anche di prospettiva futura, sarà potenzialmente devastante e rischia di far affondare migliaia di aziende e interi distretti di produzione. Ecco perché è importante mantenere altissima l’attenzione e ribadire alla politica, in ogni contesto che è urgente un intervento in grado di calmierare, di rassicurare, di offrire una prospettiva ai nostri artigiani e piccoli imprenditori, ma va fatto subito se si vuole scongiurare un impatto socio-economico complessivo dalle cui conseguenze il Paese intero potrebbe non rialzarsi mai”.

Ecco dunque le richieste che il Presidente Bettazzi torna a ribadire con forza, a partire da quel price cap temporaneo al prezzo del gas che potrebbe subito restituire un po’ di fiato al sistema economico. Oltre a questo poi, CNA Toscana Centro mette in elenco altre molte altre misure sia di tipo immediato che ti tipo strutturale.

1) Misure immediate di “calmierazione” del caro energia per le imprese

  • il mantenimento e il rafforzamento dei crediti di imposta sui maggiori costi di elettricità e gas – incluse quelle che non ricadono nella definizione di impresa energivora/gasivora - prevedendo percentuali rafforzate per quelle imprese che hanno un’incidenza elevata dei costi energetici sul totale dei costi aziendali;
  • una rateizzazione “spinta” accessibile su richiesta da parte delle PMI;
  • nell’avvio di provvedimenti di gas release e energy release, definizione di quote di riserva, con procedure semplificate, destinate alle PMI, anche non energivore/gasivore;
  • un sostegno all’autoproduzione attraverso l’introduzione di un credito di imposta per l’installazione di impianti da fonte rinnovabile del 50% per le spese sostenute per l’installazione di impianti fino a 200 kW sui siti delle micro e piccole imprese;
  • l’avvio di una diffusa campagna di audit energetici presso le piccole imprese, anche attraverso semplici strumenti di sostegno, quali ad esempio i voucher;
  • la sterilizzazione delle accise sui maggiori costi energetici sostenuti dalle imprese rispetto al corrispondente periodo di fatturazione del 2019.
  • 2) Misure di riforma a carattere strutturale
  • Riforma della bolletta: estrazione, almeno parziale, degli oneri generali di sistema, trasferendo alla fiscalità generale le componenti tariffarie volte al finanziamento delle agevolazioni per gli energivori/gasivori e quelle destinate al bonus sociale; definizione per via normativa di criteri di distribuzione della contribuzione delle componenti regolate della bolletta fondati sull’allineamento tra consumi e gettito, al fine di restituire equità al sistema.
  • Riforma del mercato elettrico e del gas, finalizzata a favorire meccanismi più efficienti di formazione del prezzo e a garantire maggiore liquidità e concorrenzialità dei mercati.
  • Nel recepire quanto previsto dal d.lgs 199/2021 sulle FER circa la riforma dei meccanismi incentivanti alle FER nonché di superamento dello scambio sul posto, garantire strumenti tarati sulle caratteristiche dei piccoli interventi di autoproduzione anche attraverso una adeguata valorizzazione dell’energia immessa in rete.
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