Caro energia: a Prato un incontro per analizzarne l'impatto

A Firenze e Pisa a rischio la produzione di pane artigianale. La Confcommercio chiede una mediazione del governo

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
12 settembre 2022 22:23
Caro energia: a Prato un incontro per analizzarne l'impatto

Si terrà mercoledì 14 settembre alle 15 nella sala eventi di PRISMA in via Galcianese 34 l'incontro sul Caro Energia, che propone un'analisi dell'impatto sul territorio pratese e le prospettive dei prossimi mesi. L'appuntamento, organizzato dall'Amministrazione comunale, si prefigge lo scopo di affrontare un tema di forte attualità che riguarda da vicino le imprese tessili e non solo della città. All'incontro, a cui saranno presenti il sindaco, l'assessore alle Attività Produttive e Paolo Abati, direttore generale Estra Spa, sono invitate le categorie economiche e sindacali, la Camera di Commercio, Confindustria, Confartigianato, Confcommercio, Confesercenti, CNA, Cgil, Cisl, Uil.

Senza interventi concreti per fronteggiare il caro energia il pane artigianale rischia di sparire dalle nostre tavole ben prima delle feste di Natale.

“L’aumento esponenziale delle bollette di gas ed energia elettrica sta mettendo in pericolo la tenuta dei nostri panifici. Sui 421 esistenti in provincia di Firenze, circa 30 sono a rischio sopravvivenza nel giro di un paio di mesi, con una perdita immediata di almeno 120 addetti”, afferma la portavoce dei panificatori fiorentini di Assipan-Confcommercio Arianna Piazzetti.

Approfondimenti

I problemi maggiori sono quelli a carico delle realtà di dimensione medio-piccola e questo, secondo Assipan-Confcommercio, avrebbe conseguenze dirette anche sui consumatori. “Se continua così, il pane artigianale potrebbe sparire dalle nostre tavole, perché sul mercato resteranno solo i grandi operatori industriali”, sottolinea Arianna Piazzetti.

Fino a qualche mese fa – racconta la portavoce dei panificatori fiorentini - i costi riconducibili alle materie prime energetiche erano pari al 5% circa del fatturato complessivo delle nostre aziende. Ora le stesse voci di costo sono quadruplicate, se non peggio, arrivando ad assorbire il 20% e più del fatturato medio. Un peso insostenibile, che certo non possiamo scaricare sul listino prezzo del pane, da sempre un bene primario per le famiglie italiane”.

A livello nazionale, l’associazione dei panificatori di Confcommercio ha ipotizzato che da qui alla metà del 2023 il settore potrebbe perdere fino a 1.350 attività e 5.300 occupati, in assenza di aiuti concreti alle imprese e di interventi strutturali finalizzati a limitare l’impatto negativo della crisi energetica. Ha quindi chiesto al Governo un adeguato e tempestivo credito d’imposta che compensi l’incremento del costo energetico, nonché un tetto massimo al prezzo di gas e luce, già applicato con successo in altri paesi europei come la Spagna e il Portogallo.

Assipan chiede che le imprese della panificazione siano inserite fra quelle energivore, visto l’impatto che la bolletta energetica ha sul valore della produzione e, in linea generale, chiede di procedere alla revisione della fissazione dei prezzi del gas sul mercato TTF, ossia l’indice di borsa del gas sul mercato dei Paesi Bassi, dal quale sarebbe opportuno sganciarsi, e di valutare la possibilità di praticare prezzi del gas legati ai contratti di fornitura, cioè sulla base dei prezzi all’importazione che sono notevolmente più bassi di quelli del mercato TTF. Inoltre, chiede di riconsiderare l’attivazione della moratoria sui finanziamenti in essere per un periodo di almeno 12 mesi, così come avvenuto in piena emergenza pandemica. “Senza questi interventi immediati, le nostre imprese non hanno la redditività sufficiente per garantire il pane artigianale sulle tavole degli italiani”, conclude Arianna Piazzetti.

“Un conto alla rovescia che mette in serio pericolo la tenuta del settore, in un contesto drammatico che vede moltissimi negozi, locali e strutture ricettive pagare più del doppio rispetto all'anno precedente, con aumenti che hanno raggiunto punte del 122% per l'elettricità e del 154% per il gas” afferma il direttore di Confcommercio Provincia di Pisa Federico Pieragnoli. “Un'emergenza che non risparmia i panificatori e che da qui al prossimo anno potrebbe portare alla chiusura di 1.350 imprese del settore in Italia, con una perdita stimata di 5.300 posti di lavoro. A causa dell'aumento incontrollato delle utenze di gas ed energia tra un paio di mesi il pane artigianale rischia veramente di sparire dalle nostre tavole, lasciando spazio solo ai prodotti dei grandi gruppi industriali”.

“Significherebbe buttare all'aria un patrimonio ultrasecolare di conoscenze, professionalità e artigianalità che hanno reso il pane artigianale un prodotto di eccellenza del nostro paese e privare i consumatori di uno straordinario punto di riferimento per le nostre comunità”.

“Sessanta giorni, questo è il tempo limite che abbiamo per mandare avanti le nostre attività” l'annuncio pieno di amarezza del delegato Assipan Confcommercio Pisa Maurizio Figuccia. “Tenere aperto a queste condizioni è anti-economico, le utenze sono quadruplicate per le attività di panificazione e in pratica stiamo lavorando per pagare le bollette. Senza aiuti alle imprese o interventi strutturali per limitare l'impatto della crisi energetica non ce la faremo a sopravvivere”.

Le richieste al Governo sono quelle di “un immediato inserimento delle imprese di panificazione tra quelle energivore, applicare un adeguato e tempestivo credito d'imposta che compensi gli aumenti dei costi dell'energia e un tetto massimo a questi costi, come già hanno fatto altri paesi europei come Spagna e Portogallo. In linea generale occorre procedere alla revisione della fissazione dei prezzi del gas sul mercato Ttf e valutare la possibilità di praticare prezzi del gas legati ai contratti di fornitura, oltre a riconsiderare l'attivazione della moratoria sui finanziamenti in essere per un periodo di almeno 12 mesi, come già avvenuto in piena pandemia”.

Figisc Confcommercio, Federazione italiana gestori carburanti, insieme a Faib Confesercenti e Fegica Cisl, chiedono al Governo e alle istituzioni locali l’immediata convocazione di un tavolo di confronto sull’emergenza energetica in corso e sulle oscillazioni dei prezzi dei carburanti che rischiano di mandare in default anche le imprese maremmane.

Il trend delle vendite di carburante, infatti, inizia a evidenziare chiari segnali di contrazione per effetto della crisi che impone ai cittadini una riduzione dei consumi. “A ciò si aggiunge – dicono da Figisc Confcommercio Grosseto – l’impennata dei costi di gestione. Tutto ciò porta a serie preoccupazioni per il futuro della categoria in massima parte costituita da micro-imprese non capitalizzate, assolutamente non in grado di sostenere conti economici a fronte dell’esplosione di costi essenziali ed incomprimibili per la gestione dell’attività, che peraltro è esercitabile solo rigorosamente nelle modalità previste dagli obblighi contrattuali con il comodante”.

È bene infatti ricordare che l’esercizio di un impianto di carburante è soggetto a particolari accordi economico-normativi che riducono, essenzialmente, la flessibilità di condurre un’azienda in termini “economici”.

“D’altra parte pur se i richiamati accordi rendono complesso, anche se non impossibile intervenire sui prezzi al pubblico – proseguono da Figisc - ciò rappresenterebbe un andamento in controtendenza nei confronti di una clientela che, nonostante l’intervento di Governo e Parlamento sulla riduzione delle accise (al momento il relativo gravoso onere è stato interamente finanziato dalle gestioni in funzione delle loro giacenze nei serbatoi), continua a pagare un prezzo percepito come ‘molto elevato’ (e non immaginiamo cosa potrà accadere se il prossimo 5 ottobre la riduzione delle accise non dovesse essere reiterata). Tutto questo insieme di cose espone i gestori al non più scongiurabile dissesto dei conti e all’inevitabile default”.

“Chiediamo al Governo e alle istituzioni locali – concludono da Figisc Confcommercio - l’immediata attivazione di un tavolo di confronto con l’obiettivo di mettere a punto tempi e modalità di erogazione dei sostegni richiesti, stante l’incalzare dell’emergenza. Il problema è muoversi rapidamente e all’unisono, così come è stato fatto per fronteggiare la crisi pandemica, peraltro ancora non conclusa (riconoscimento economico una tantum; contributo strutturale legato al ‘caro bollette’ per il tempo necessario al ripristino delle condizioni di normalità; ecc.). Ciò appare oggi indispensabile ed indilazionabile”.

Domani, martedì 13 settembre, Riccardo Ricciardi, vice presidente del Movimento 5 Stelle e Tommaso Pierazzi, consigliere comunale M5S di San Giovanni Valdarno faranno visita alla Ivv e alla Polynt, due aziende simbolo della crisi innescata dal caro-bollette. In queste settimane i due stabilimenti hanno dovuto ricorrere a misure dolorose e straordinarie per fronteggiare l’emergenza: Ivv ha spento temporaneamente i forni, con conseguente sospensione di parte delle attività mentre Polynt ha attivato la cassa integrazione ordinaria per diversi dipendenti. Ricciardi e Pierazzi, entrambi candidati alle politiche del 25 settembre, dopo aver visitato gli impianti incontreranno cittadini e associazioni del territorio a partire dalle 15 in piazza San Jacopo ad Arezzo.

Anche Dario Parrini, candidato capolista al Senato della Toscana, in questi giorni sta facendo incontri con aziende del vetro e della ceramica del territorio: «Due tra i principali settori tradizionali delle nostre zone, vetro e ceramica, si trovano in una situazione che ha del paradossale: hanno ordini in aumento, ma rischiano di doversi fermare e di dover mettere i lavoratori in cassa integrazione perché l'esplosione dei costi dell'energia, aumentati fino a otto-nove volte su base annua, sta rendendo di fatto quasi impossibile il prosieguo della produzione.

La situazione, che è molto pesante anche in altri settori (dalla gomma-plastica all'alimentare all'agricoltura), risulta drammatica in questi due comparti che rappresentano veri e propri simboli e fiori all'occhiello della nostra storia produttiva. Di fronte a questa emergenza ritengo cruciale prendere l'impegno di mettere in campo un'azione straordinaria sul piano parlamentare: in primo luogo occorre utilizzare l'iter di conversione del decreto Aiuti-ter, che sta per essere approvato dal Consiglio dei Ministri, per potenziare nella misura massima possibile i sostegni economici alle aziende energivore e in particolare, per quanto riguarda in senso stretto il vetro e la ceramica, per estendere anche alle imprese del vetro e della ceramica in Toscana i benefici che una norma della fine del 2021 ha concesso solo alle imprese operanti nel distretto produttivo di Murano.

In tal senso do pieno appoggio alla battaglia che la Regione Toscana sta giustamente portando avanti su questo tema in Conferenza delle Regioni.

Inoltre studierò la possibilità di proporre misure per alleviare un altro problema che minaccia di mettere in ginocchio le imprese in relazione agli acquisti di metano: la difficoltà a rifornirsene perché i venditori chiedono fideiussioni e anticipi molto difficili da sostenere. Dobbiamo agire in tempi brevi, per impedire che vada disperso un patrimonio di competenze e di saper fare di valore inestimabile. Ovviamente insieme a queste misure di dettaglio è necessario arrivare a due provvedimenti fondamentali: il tetto al prezzo del gas e lo sganciamento dai prezzi del gas dell'elettricità prodotta con fonti rinnovabili. L'ideale sarebbe che tali misure arrivassero a livello UE, ma se le risposte europee dovessero tardare bisogna essere pronti a attivare in tal senso strumenti straordinari a livello nazionale».

Notizie correlate
In evidenza