All the World’s Future è il titolo della 56° Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia che prende il via domani negli spazi deputati dei Giardini e dell’Arsenale.
La manifestazione che compie 120 anni presenta una vasta partecipazione di artisti provenienti da ben 89 paesi e vari eventi collaterali. I Giardini con i suoi padiglioni stranieri ospitano una variopinta moltitudine di lavori che utilizzano varie discipline cercando di esplorare l’attuale stato delle cose.
Dalle ricerche sull’ambiente, alla crisi economica, passando per la situazione degli immigranti e i vari conflitti che dilaniano il mondo.
La presentazione dell’esposizione del presidente della Biennale, Paolo Baratta, esprime abbastanza chiaramente il progetto che il curatore Okwui Enwezor ha realizzato: “Oggi il mondo ci appare attraversato da gravi fratture e lacerazioni, da forti asimmetrie e da incertezze sulle prospettive. Nonostante i colossali progressi nelle conoscenze e nelle tecnologie viviamo una sorta di “age of anxiety”. E la Biennale torna a osservare il rapporto tra l’arte e lo sviluppo della realtà umana, sociale, politica, nell’incalzare delle forze e dei fenomeni esterni… Una mostra globale dove noi possiamo interrogare, o quanto meno ascoltare gli artisti... Tutto questo ci aiuterà anche ad aggiornarci sulla geografia e sui percorsi degli artisti di oggi, materia questa che sarà oggetto di un progetto speciale: quello relativo ai curricula degli artisti operanti nel mondo”.
A parte le piccole mostre antologiche di artisti all’interno della manifestazione, nel padiglione centrale, come quella del performance artist Fabio Mauri, l’artista multimediale Chris Marker; l’installation artist Isa Genzken; lo scultore-compositore Terry Adkins; l’autore-regista Alexander Kluge; l’installation artist Hans Haacke; l’artista concettuale Teresa Burga; lo scultore Melvin Edwards; la pittrice Marlene Dumas; l’artista-attivista Inji Efflatoun; il land artist Robert Smithson; la pittrice Emily Kngwereye, che spaziano dagli ’60 ad anni più recenti, o gli spazi dove sono presentate figure internazionali importanti come il cineasta Sergej Ejzestejn, il regista Ousmane Sembène, il fotografo Walker Evans e il regista Harun Farocki, la maggior parte degli artisti invitati sono contemporanei, con opere inedite, provenienti da Africa, Australia, Asia, Europa, Americhe.
L’esplorazione della situazione sociale e politica particolarmente complessa è stata approfondita dagli artisti in modi diversi utilizzando tanti medium, ma talvolta la narrazione è predominante rispetto ad una ricerca originale di una poetica personale.
Una novità nel Padiglione Centrale è rappresentata dall’Arena, un’area progettata dall’architetto ghanese-britannico David Adjaye, dove ampio rilievo saranno date in continuo, per tutto il tempo della manifestazione, letture, musiche e rappresentazioni. Predominante sarà la lettura dei tre volumi di Das Kapital di Karl Marx, Il Capitale, come un testo drammaturgico, con la regia dell’artista e regista Isaac Julien.
Foto di Chiara Porçal