Borse di studio per giornalisti precari e disoccupati in ricordo di Macconi

Gli elaborati entro il 27 gennaio, anniversario della liberazione di Auschwitz

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
23 dicembre 2013 13:49
Borse di studio per giornalisti precari e disoccupati in ricordo di Macconi

Borse di studio per giornalisti precari e disoccupati in ricordo di Ennio Macconi, cronista della Nazione prematuramente scomparso. L’iniziativa è dell'Ordine dei giornalisti della Toscana e del Rotary Club Firenze col patrocinio dalla Nazione e col sostegno di Chianti Banca, con un concorso per l’assegnazione di tre premi. I giornalisti che vorranno partecipare dovranno presentare un articolo sul tema “Genocidio e Memoria, passato e futuro secondo le nuove generazioni che vivono in Toscana, in un mondo globale.

Storie e interviste". “Credo non ci sia niente di più importante – ha sottolineato la vicesindaco Stefania Saccardi – che ricordare un cronista bravo, attento e sensibile come Ennio Macconi con una borsa di studio a favore di colleghi giornalisti. Ma questa iniziativa accresce ulteriormente il suo significato per altri due motivi. Il primo perché il bando è riservato a giornalisti precari o disoccupati e quindi i vincitori potranno beneficiare di un premo importante. E poi perché il tema proposto servirà a mantenere viva la memoria di una tragedia fra le più drammatiche della storia del secolo scorso.

Un ringraziamento va all’Ordine dei giornalisti e al Rotary Club Firenze che hanno ideato e promosso questo concorso e a Chianti Banca per il sostegno”. Il bando prevede che l’articolo, pena l'esclusione, non potrà superare le novanta righe e dovrà essere di nuova stesura, mai pubblicato prima. Ogni concorrente non potrà presentare più di un articolo (nel caso in cui ne presenti più di uno sarà escluso automaticamente dall’elenco dei partecipanti). I premi saranno così suddivisi: 1° premio 2.500 euro, 2° premio 1.500 euro, 3° premio 1.000 euro.

La giuria si riserva di attribuire tre menzioni speciali ad altrettanti giornalisti ai quali verrà consegnata una borsa di studio di 500 euro ciascuno. La scelta dei vincitori è demandata ad una commissione composta da membri nominati dall'Ordine dei Giornalisti, dal Rotary Firenze, dalla Comunità ebraica e da ChiantiBanca. Il termine per la presentazione degli articoli è fissato improrogabilmente entro e non oltre le ore 12 del 27 gennaio 2014, anniversario della liberazione di Auschwitz. Gli articoli dovranno essere inviati all’indirizzo di posta elettronica: premioenniomacconi@gmail.com.

La premiazione avverrà il 10 febbraio alle 16.30 nell'auditorium della Nazione, viale Giovine Italia 17.(fd) Ennio Macconi, storico giornalista della Nazione, è morto nel settembre 2008. Aveva 57 anni. Aveva cominciato a fare il cronista trent’anni prima. Dalla gavetta. Prima a "Il Nuovo", che rimase aperto 40 giorni, poi a Radio Libera, quindi Tele Libera, La Città, «Toscana qui». Nell'estate del 1982 venne assunto alla Nazione. Cominciò lavorando in provincia e poi approdò in cronaca.

Equilibrato e sensibile, colto e ironico, intelligente ed estroverso, Ennio era uno dei migliori cronisti del giornale. Sapeva fare l’uomo macchina, ma anche la cronaca bianca, la sanità, la nera e la giudiziaria. Per ventisei anni è stato in prima linea raccontando il processo di Mamma Ebe, i delitti del mostro, le inchieste sul terrorismo, la politica di Palazzo Vecchio. Ogni volta che gli veniva affidato un servizio partiva con l’entusiasmo della prima volta e quando tornava aveva sempre scoperto un aspetto nuovo che lo appassionava.

Era anche un inviato molto accorto. Venne mandato sul fronte della guerra a Gibuti. E poi a Tunisi per seguire il dirottamento di un aereo, e poi a Livorno per la tragedia del Moby Prince. Gli piaceva viaggiare ed era un fotografo attento alla quotidianità della vita. Per Bonechi aveva scritto un libro su Marrakech, tradotto in molte lingue. Ma fra tutti i viaggi che ha fatto è rimasto legato solo a una terra, l’Eritrea, dopo esserci stato alla fine degli esami di maturità. Ad Asmara era tornato tutti gli anni.

Aveva seguito la guerra, il referendum e aveva intrecciato rapporti personali con la gente comune e con le autorità di governo. Ennio è stato un ponte fra Asmara, dove aveva adottato tre bambini, e Firenze. La sua casa è stata per alcuni mesi la casa di combattenti eritrei. In quella terra che amava tanto, c’èra voluto tornare anche nell'estate del 2008, nonostante la malattia. E anche in quella occasione si era occupato di un bambino idrocefalo fatto poi arrivare con la mamma al Meyer.

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