Legge elettorale: incostituzionalità mette in crisi anche la Regione?

Caos alla Camera: il M5S lascia l'Aula. Romanelli: "Anche in Toscana si proceda senza indugio al superamento dell'attuale legge elettorale". Sensi, Alessandri e Bellosi: "L'Assemblea regionale scelta con il 'Toscanellum', padre del Porcellum"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
05 dicembre 2013 16:40
Legge elettorale: incostituzionalità mette in crisi anche la Regione?

La sentenza della Corte Costituzionale del 4 dicembre boccia il “porcellum” oltre che per il premio di maggioranza anche per “le norme che stabiliscono la presentazione di liste elettorali bloccate nella parte in cui non consentono all'elettore di esprimere le preferenze". Oggi alla Camera dei Deputati i 5S lasciano l'Aula: "Non si rispettano le opposizioni". I pentastellati si autodenunciano per l'occupazione dei banchi dell'esecutivo, dopo la bocciatura del Porcellum, "per protestare contro un governo illegittimo".

Boldrini: "Aula pienamente legittima e legittimata ad operare". Consulta, Renzi critico: "Così si torna indietro". Appare chiaro - dicono per Fratelli d'Italia Guido Sensi (Provincia di Firenze), Stefano Alessandri (Comune) e Giovanni Bellosi (del direttivo provinciale) - che il sistema elettorale, "il famoso 'Toscanellum' padre del più famoso 'porcellum', si basa proprio sulle liste bloccate senza preferenze". I consiglieri regionali della Toscana sono stati eletti quindi "con un sistema elettorale palesemente incostituzionale.

Palesemente incostituzionale ed illegittimo al pari del parlamento nazionale". Appare perciò chiaro che il "parlamentino regionale debba essere immediatamente sciolto e si torni a votare con la legge elettorale precedente al 'Toscanellum', ricostituendo la legittimità dell'assemblea: la legge elettorale è un abominio ed ha generato un mostro, il 'Porcellum' che ora, con piena ragione, la Corte Costituzionale ha cancellato. E non ci si venga a dire che la sentenza riguarda solo Roma e non Firenze.

Si torni immediatamente al voto a maggio insieme alle amministrative ricostruendo la legalità dell'Assemblea”. "La sentenza della Corte Costituzionale che boccia la Legge elettorale nazionale, il cosiddetto Porcellum, costituisce un sollievo e uan ventata di freschezza ma anche l'ennesima brutta figura per la politica: i giudici hanno svolto il compito che non ha saputo assolvere la politica, ovvero cambiare una Legge che tutti dicihiarano da sempre indecente, ma che per sette anni è rimasta in piedi, e chissà quanto, senza la sentenza della Corte, avrebbe ancora resistito" - commenta Mauro Romanelli, Consigliere Regionale di Sinistra Ecologia e Libertà.

"A questo punto le forze politiche toscane non hanno più alibi: dobbiamo cambiare la nostra legge elettorale regionale, illegittima e incostituzionale a sua volta, in quanto ispiratrice, a detta dell'autore stesso Calderoli, del Porcellum appena bocciato". "A questo punto bisogna bandire le dichiarazioni solenni seguite dal nulla: procediamo alla formulazione di una nuova legge elettorale che tenga conto delle indicazioni contenute nella sentenza". " Via dunque ogni listino di partito, via le liste bloccate e introduzione invece della doppia preferenza di genere, ovvero la possibilità da parte dell'elettore di indicare un uomo e una donna, per restitutuire ai cittadini la possibilità di scegliere i propri candidati.

Questa mi pare una base seria per iniziare una discussione che non può più essere in alcun modo rinviata". "Da tempo in maggioranza siamo consapevoli della necessità di agire, da qualche giorno girano anche bozze interessanti, a questo punto bisogna stringere e concretizzare. I cittadini non ci perdonerebbero un altro fallimento" - conclude Romanelli. “Grande soddisfazione per l’accoglimento di alcune nostre proposte e mi riferisco in particolare al reinserimento delle preferenze all’ordine del giorno del gruppo di lavoro che sta elaborando la nuova legge elettorale della Toscana, anche alla luce della pronuncia della Corte Costituzionale sul ‘porcellum’.

Finalmente i toscani potranno tornare a scegliere da chi farsi rappresentare in Consiglio Regionale”. Lo dichiara in una nota il consigliere regionale Paolo Marcheschi, Presidente della Commissione controllo ed esponente del Gruppo di Fratelli d’Italia. “E’ un grande passo avanti perché pone fine alla stagione delle liste bloccate” chiosa Marcheschi “e la consideriamo un po’ una nostra vittoria perché il partito di maggioranza, nel formulare la sua proposta, non ha potuto che raccogliere l’esigenze manifestate da gran parte dei gruppi, noi per primi che ci siamo sempre dichiarati favorevoli alla restituzione ai cittadini del diritto di esprimersi direttamente sulla scelta dei propri rappresentanti”.

“Certo” prosegue Marcheschi “esistono ancora molti aspetti da approfondire e rivedere quali, ad esempio, l’ampiezza dei collegi su base provinciale, con la proposta dello spacchettamento di Firenze in tre, la soglia di sbarramento per le coalizioni, visto che oggettivamente non ci troviamo più in un sistema bipartitico, il premio di maggioranza, l’individuazione di un tetto per le spese elettorali che, però, abbia la certezza di essere rispettato seriamente. Ci sembra buona, intanto, l’idea innovativa di far trovare sulla scheda già prestampati i nominativi sui quali far ricadere la propria scelta”.

“La restituzione del potere effettivo di scelta dei propri politici” conclude Marcheschi “è una strada obbligata e laddove non ci potranno essere le preferenze ci saranno le primarie, ad esempio per la scelta del governatore e dei Sindaci delle città”. Questa invece l’opinione di Mario Razzanelli: “Il ritorno al Mattarellum ovvero al sistema misto significherebbe riprodurre in Parlamento una frammentazione tale che il Paese risulterebbe una volta di più ingovernabile.

Non solo, ma con quel 25% di proporzionale che la legge Mattarella prevede si restituirebbe la poltrona a quei candidati eccellenti scelti dai partiti, gli intoccabili della tanto odiata "Casta" e daremmo a Grillo tutte le argomentazioni possibili per sparare sui partiti. La legge elettorale tedesca – spiega Razzanelli - è un sistema semplice che prevede la soglia di sbarramento al 5%, senza possibilità di apparentamenti. Tranne due eccezioni quel sistema ha consentito un sistema bipolare dando con le preferenze la possibilità ai cittadini di scegliere i propri rappresentanti e di avere governi stabili.

In un solo colpo verrebbero meno i due più grandi difetti del Porcellum, oggi dichiarato incostituzionale: le liste bloccate e il premio di maggioranza che dà seggi anche a partiti minori purché in coalizione. Al posto del Senato la Camera delle Regioni con 50 rappresentanti, il che semplificherebbe e finalmente unificherebbe la legislazione regionale. Non ci sarebbero più cittadini di serie A e di serie B, classificati a seconda della regione nella quale si risiede. Infine - conclude Razzanelli - l' eliminazione del Senato compresi i senatori a vita sarebbe un risparmio non di poco conto per le casse dello Stato”.

Preferenze con voto “agevolato”, elezione diretta del presidente con eventuale doppio turno se non si supera il 40% dei voti e conseguente premio di maggioranza del 60% dei seggi alla coalizione che sostiene il candidato presidente vincente, abolizione dei listini bloccati, suddivisione del territorio regionale in circoscrizioni corrispondenti alle province. Questi in sintesi gli aspetti più importanti della proposta di riforma elettorale elaborata dal gruppo Pd e illustrata dal capogruppo Marco Ruggeri nell’ambito della riunione dell’apposito gruppo di lavoro del Consiglio regionale.

“Abbiamo presentato questa proposta dopo una lunga discussione, al termine della quale abbiamo ritenuto il modello delle preferenze quello più adatto e fattibile. – spiega Ruggeri - Un lavoro che quindi conferma, anticipandole, le istanze partite prima dai cittadini e poi ratificate dalla sentenza della Corte costituzionale, ovvero la necessità di un premio di maggioranza con una soglia determinata e l’abolizione dei listini bloccati. Secondo questa ipotesi, si potranno esprimere due preferenze purchè la seconda sia su un candidato di genere diverso rispetto alla prima, una novità rispetto alla legge vigente che prevedeva, appunto, liste bloccate e un espediente che consente di recuperare la vicinanza necessaria tra elettori e eletti.

Inoltre, per agevolare i cittadini i nomi dei candidati saranno già presenti nella scheda elettorale e potranno essere scelti semplicemente barrando la casella di riferimento. Il territorio regionale verrà suddiviso in circoscrizioni che corrisponderanno ai territori provinciali, salvo il caso di Firenze che verrà ripartito in più zone. Un’altra novità è quella dell’eventuale doppio turno nell’elezione del presidente della Giunta regionale: sarà infatti proclamato eletto il candidato presidente che avrà ottenuto almeno il 40% del relativo totale dei voti.

Il premio di maggioranza verrà ovviamente assegnato alla coalizione vincente corrisponderà al 60% dei seggi e equivarrà a 24 consiglieri – ricordo che con la riforma il numero totale dei componenti dell’assemblea regionale passa da 55 a 40. È un modello su cui ovviamente bisogna lavorare e auspico la più ampia convergenza possibile tra maggioranza e opposizione per accogliere tutti i suggerimenti, avendo chiaro però che, soprattutto dopo la sentenza di ieri, questo impianto è l’unico possibile per rispondere alle esigenze emerse.

Visto inoltre che secondo alcuni studiosi di sistemi elettorali molte Regioni ora dovranno rimettere mano a sistemi elettorali mi auguro che la Toscana possa far scuola in positivo, proponendo un modello esportabile e ben strutturato”. "La Consulta ha sepolto il Porcellum e il Paese è stanco di giochi di prestigio sulle larghe intese. Basta colpi di mano e alleanze improbabili con vecchie e nuove opposizioni, come Forza Italia e Lega, sulla legge elettorale, l'agenda delle riforme deve essere decisa dal nuovo segretario del Pd insieme con il presidente Letta". E' quanto hanno dichiarato le senatrici del Pd Rosa Maria Di Giorgi e Laura Cantini, all'indomani della sentenza della Consulta.

"In Commissione Affari Costituzionali abbiamo assistito a un teatrino degno dell'"ancien régime" - spiegano le senatrici Di Giorgi e Cantini -, pur di conservare lo status quo. Non è quello che ci chiede il Paese. La sentenza della Consulta ha spianato la strada a un lavoro serio per una legge elettorale che garantisca la governabilità e la trasparenza, sempre che tutti lavorino perché l'Italia cambi finalmente verso".

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