Arno 1966 - 2013, le commemorazioni a Firenze

Stamani il lancio in Arno della corona d’alloro in ricordo delle vittime. Il presidente Giani: “Un dramma ancora vivo che ci deve servire per impedire catastrofi simili nel futuro”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
04 novembre 2013 16:24
Arno 1966 - 2013, le commemorazioni a Firenze

“Non dimentichiamo il 4 novembre del 1966 e le 36 vittime che l’esondazione dell’Arno provocò”. Così il presidente del Consiglio comunale stamani durante la cerimonia del lancio della corona d’alloro dal Ponte alle Grazie alla quale hanno partecipato alcuni consiglieri comunale, il sottosegretario alle infrastrutture Erasmo D’Angelis e il presidente dell’associazione Firenze Promuove Franco Mariani. “ Un ricordo – ha aggiunto Giani-, ma anche un monito, perché gli interventi a cui le amministrazioni pubbliche sono chiamate impediscano per il futuro una catastrofe come fu l’alluvione del 1966 ma anche le precedenti 18 occasioni di allagamento di cui dal XIII secolo in poi abbiamo memoria.

Una cerimonia a cui, mi auguro, parteciperà anche la cittadinanza”. Giani ha sottolineato l’importanza simbolica del Ponte alle Grazie “oggi così sobrio – ha spiegato il presidente del Consigliuo comunale- ma un tempo custode di una delle celle che serviva da protezione per le inondazioni”. Stamani il Comune ha anche deposto un mazzo di fiori sulla tomba di Carlo Maggiorelli addetto alla sorveglianza degli impianti idrici, prima vittima della furia dell’acqua “Il 4 novembre fu per Firenze più che uno spartiacque, fu un momento identitario di una popolazione che visse quegli eventi con straordinaria forza d’animo.

Ma il 4 novembre non c’è stato in questi anni solo a Firenze e credo che l’Italia si debba prendere la briga di considerare il territorio come un asset da cui ripartire, oppure noi butteremo via denari ma anche speranza che ci sia un futuro per i nostri figli. Meglio investire che piangere”. Lo ha detto il sindaco Matteo Renzi, nel consiglio comunale solenne organizzato nel giorno dell’anniversario dell’alluvione dell’Arno del 1966. Erano presenti anche l’ex sindaco Mario Priumicerio, il sottosegretario Erasmo D’Angelis e la presidente dell’Autorità di bacino dell’Arno Gaia Checcucci. Renzi, nel suo intervento, ha ricordato tra l’altro gli aiuti arrivati a Firenze dagli Angeli del fango e le vittime dell’alluvione, tra le quali Carlo Maggiorelli, dipendente del Comune, che non abbandonò il posto di lavoro all’Anconella e per questo perse la vita. “Da quel giorno del 1966 l’Arno è stato visto come un nemico - ha sottolineato il sindaco - ma dobbiamo recuperare un rapporto con il fiume.

E potremmo cominciare a farlo non solo nella prossima primavera, quando sarà ultimato il collettore di riva sinistra dell’Arno, ma soprattutto quando finalmente saranno realizzate le casse di espansione a Figline Valdarno: da presidente della Provincia ho contribuito al loro finanziamento, nel 2005, ed è inaccettabile che siamo ancora nella fase progettuale. Qui non c’è un problema economico ma di burocrazia”. Renzi ha poi fatto notare che “il 4 novembre non è solo a Firenze: c’è un 4 novembre anche a Genova, con quel che è accaduto due anni fa, ma c’è una data drammatica come questa anche in altre città.

Il dissesto idrogeologico interessa l’82% dei comuni italiani, 6633 comuni. Tra il 1960 e il 2012 tutte le regioni italiane hanno subito eventi di frane o inondazioni. Se includiamo anche il Vajont, le vittime sono state oltre 7000. Il costo dei danni, dal 1944 al 2012, secondo uno studio Cresme-Anci, è pari a 61 miliardi e mezzo di euro, di cui 7 miliardi e mezzo, due Imu, nel triennio 2010-12. E intanto il consumo di suolo dal 2001 al 2011 è cresciuto dell’8,8%, come se ogni anno venisse cementificata una superficie pari a Milano e Firenze insieme”. “O l’Italia - ha affermato Renzi - si prende la briga di considerare il territorio come un asset da cui ripartire, oppure noi buttiamo via denari ma anche speranza che ci sia un futuro per i nostri figli.

Per ogni euro che non spendiamo oggi ne spendiamo 10 dopo eventi calamitosi. Nella legge di stabilita' ci sono solo 30 milioni di euro in questo capitolo mentre la commissione Ambiente chiede di arrivare almeno a 500 milioni. Un piccolo sforzo, partendo con il tagliare gli enti inutili, i posti dei politici delle Province, le indennita' dei consiglieri Cnel. Unisco la mia voce a quella della commissione ambiente del Parlamento e a quella di tutti i sindaci: la tutela del suolo è fondamentale”. Questo l’intervento del capogruppo di Lista Galli Cittadini per Firenze Giovanni Galli: “Al di là del doveroso ricordo delle trentasei vittime dell’alluvione del ’66, sono molto amareggiato da quanto ho ascoltato dai nostri amministratori oggi in consiglio comunale. Sentire, a 47 anni da quella tragedia, che ‘ci auguriamo che non avvenga mai più’, o ascoltare chi di dovere dirci di aver fatto una ‘mappatura dei luoghi a rischio’ o, ancora, perdersi in citazioni letterarie di com’era l’Arno secondo Mark Twain, ci sembra francamente surreale e poco rispettoso per la città e per quelle vittime. Il nostro sindaco ha parlato dei fiorentini che il 4 di novembre vanno alle commemorazioni ‘a fare du’ lacrime’.

E cos’altro abbiamo fatto anche oggi? 47 anni dopo, i nostri amministratori usano, nel parlare degli interventi necessari a mettere in sicurezza l’Arno, il tempo futuro: ‘faREMO’, ‘realizzeREMO’, ‘interverREMO’… Lo stesso Renzi ha ricordato di aver stanziato nel 2005 i fondi per la realizzazione delle casse di espansione a Figline. Allora, era presidente della Provincia; lo è rimasto – a quanto ci risulta – per altri 4 anni, dopodiché è diventato sindaco di Firenze, e lo è da altri 4 anni.

Da otto anni, quindi, attraversa le sponde dell’Arno e non si era accorto fino ad oggi che nulla era ancora stato fatto? Non è anche sua responsabilità la mancata realizzazione di quell’opera fondamentale di messa in sicurezza del fiume? L’unico ‘risultato’ vantato da Renzi oggi è la previsione che, forse, se tutto va bene, il 4 novembre 2014 ‘inaugureREMO’ il collettore in riva sinistra d’Arno, intervento che servirà a depurare l’acqua, ma non a fermarla in caso di alluvione. E, a proposito delle cose da fare per risolvere il rischio di alluvioni, oltre alle casse di espansione a monte, è necessario intervenire a valle per eliminare la vera e propria giungla che sorge lungo gli argini e addirittura dentro l’alveo del fiume.

Non dimentichiamo che nel ’66 proprio i tronchi di albero che si fermarono sotto il Ponte Vecchio dettero il via alla fuoriuscita devastante dell’acqua. E allora, invece di ‘fare du’ lacrime’, formulare auspici e lanciarsi in improbabili previsioni per il futuro, oggi 4 novembre 2013, rimbocchiamoci le maniche e interveniamo”. Cordone (Capogruppo Lega Nord alla Provincia di Firenze ):"L'Alluvione del 1966 aveva toccato i fiorentini nel più profondo del loro animo". Come tutti gli anni, oggi lunedì 4 novembre 2013, una delegazione della Lega Nord – Toscana guidata dal Capogruppo alla Provincia di Firenze Marco Cordone, ha ricordato sul Ponte Vecchio a Firenze , il 47° anniversario dell'Alluvione di Firenze(4 novembre 1966); per non dimenticare! Quel tragico giorno Radio Londra diede la notizia: “Il mondo sta per perdere Firenze”.

Prima di gettare un mazzo di fiori in Arno, in memoria delle 36 vittime, Marco Cordone ha ricordato che che l'Alluvione del 1966 aveva toccato i fiorentini nel più profondo del loro animo e della loro umanità e le parole di Padre Ferdinando Batazzi: "Ogni uomo è tutto l'uomo: il dolore dell'uno è il dolore dell'altro", ben rappresentano lo spirito della gente di Firenze in quei tragici momenti. Badò (Forza Italia): “A Ponte alle Grazie per non dimenticare Garofani rosa e gigli in memoria delle vittime”.

Il consigliere di quartiere e una delegazione del movimento giovanile azzurro alla commemorazione organizzata da ‘Firenze promuove’. Questa mattina, in occasione del 47° anniversario dell'alluvione che ha colpito Firenze, il consigliere di Quartiere 1 Andrea Badò, assieme a una delegazione del movimento giovanile di Forza Italia, ha preso parte alla commemorazione ufficiale organizzata da “Firenze Promuove”. “Ricordare le trentacinque vittime, di cui quattro bambini - afferma Badò - è un dovere per ognuno di noi, anche e soprattutto per chi quei giorni li ha vissuti solo nei racconti dei padri o dei parenti.

Firenze ed i fiorentini - assieme al generoso contributo degli 'angeli del fango' dettero prova di straordinaria voglia di riscatto e di rinascita, non arrendendosi di fronte all'immane tragedia, ma anzi rimboccandosi le maniche per ritornare velocemente alla normalità. La nostra è stata una partecipazione silenziosa nel rispetto delle vittime e dei loro familiari. Abbiamo comunque deciso di portare il nostro contributo gettando in Arno garofani rosa simbolo di memoria perpetua e gigli simbolo della nostra città” "Rispetto al 1966 la portata sostenibile dell'Arno è consistentemente aumentata ma non ha raggiunto i 4100 cubi dell'alluvione del 1966". Così il capogruppo Valdo Spini oggi in Consiglio comunale. "Occorre completare quel reticolo di opere necessario per porre il fiume in sicurezza.

Dobbiamo chiedere a governo - ha aggiunto Spini- e parlamento di portare a termine sollecitamente quest'opera in modo che nel centocinquantesimo dell'alluvione si festeggi veramente la messa in sicurezza di Firenze" Questo l’intervento della capogruppo di Noi con Matteo Renzi Bianca Maria Giocoli: “Due anni fa in Santa Croce e l'anno scorso alla Biblioteca nazionale il mio intervento fu sentimentale e commemorativo, quest'anno esprimo invece preoccupazione. Ma non per quanto illustrato dal sottosegretario D’Angelis e dalla segretaria dell’Autorità di Bacino Checcucci: mi fido della loro competenza e serietà e dell’amore che entrambi hanno per Firenze.

Sposo e condivido, invece, la preoccupazione espressa dal capo della Protezione civile Gabrielli di recente, e che non riguarda solo Firenze ma tutta l'Italia. Per tutta una serie di meccanismi che sono andati a confliggere e a sovrapporsi, se dovesse ripetersi un evento climatico come quello dell'alluvione di Firenze del 1966 molti guai li pagheremmo ancora. Sul dissesto idrogeologico hanno competenza Autorità di bacino, Province, Comuni e Regione. Gabrielli parla di una Babele di incompetenze e io aggiungo: già sarebbe un problema una Babele di competenze, figuriamoci di incompetenze.

L'Italia sta cadendo a pezzi e bisogna intervenire subito in maniera strutturale oppure andremo a stilare un elenco di disgrazie e morti. Previsione e prevenzione sono a macchia di leopardo e non tutte le regioni sono all'altezza con centri e strutture decentrate. E se le previsioni dei fondi stanziati saranno quelli ricordati dal sottosegretario significa perdere come minimo un anno. Parole forti alle quali si accompagna un invito ad un nuovo patto sociale su questi temi. I sindaci hanno le loro responsabilità, ma c 'è anche una responsabilità dei cittadini.

Purtroppo però i temi della auto-protezione non si può dire che appartengano alla nostra cultura. È fondamentale risvegliare il senso civico, come ci ha ricordato il sindaco: è proprio questo il nostro compito di consiglieri comunali”. Questa mattina il Prefetto di Pisa Francesco Tagliente, il Sindaco Marco Filippeschi, il Presidente della Provincia Andrea Pieroni, insieme alle massime Autorità Civili e Militari e alle rappresentanze delle Associazioni d’Arma e Combattentistiche, ha partecipato alle celebrazioni connesse alla ricorrenza del 4 novembre, 95esimo anniversario della fine del primo conflitto mondiale, la festa delle Forze Armate italiane e la Giornata dell'Unità nazionale. A Marina di Pisa, presso il Monumento G222 "Lyra 34" insieme con il nuovo comandante della 46esima Brigata Aerea, Generale Roberto Boi, sono stati resi gli onori ai Caduti, con la deposizione di corone di alloro.

A seguire, a Tirrenia, insieme con il comandante provinciale dei Carabinieri col. Andrea Brancadoro, sono stati resi gli onori ai Militari deceduti a Nassyria, deponendo corone di alloro alla base del Monumento ai Caduti. Nell'ambito delle celebrazioni il Prefetto, il Sindaco e le altre Autorità civili e militari, hanno, poi, reso omaggio ai Dispersi in Guerra, con la deposizione delle Corone nella Cripta della Chiesa di S. Caterina, seguita dall'accensione della lampada della Pace. Subito dopo, prima di raggiungere la Sala Regia del Comune per la lettura dei messaggi del Presidente della Repubblica e del Ministro della Difesa, il Prefetto, alla presenza del Questore Gianfranco Bernabei e delle altre Autorità, ha passato in rassegna i Reparti e le Associazioni d’Arma e Combattentistiche schierati per la cerimonia dell'Alza Bandiera. Questo il testo dell’intervento in Palazzo Vecchio della capogruppo di perUnaltracittà Ornella De Zordo: “La data del 4 novembre, oltre a ricordare quel che di tragico è successo nel 1966, deve essere l'occasione per fare il punto su quale sia oggi la situazione della sicurezza idrogeologica del nostro territorio.

E qui, anziché la retorica, servono i dati aggiornati. Malgrado l'attenzione al fattore rischio idrogeologico che a parole molti comuni sembrano avere, nonostante il nuovo meccanismo di paratie fisse e gonfiabili approntato dalla Regione, che ricordiamo protegge solo il centro storico, a Firenze si rilevano alcune criticità che vanno oltre la messa in sicurezza dell’Arno ma che hanno a che fare con rischi idrogeologici concreti. 1. L’A.C. vuole procedere con progetti di Parcheggi sotterranei in zone a rischio idraulico: si pensa infatti di scavare un invaso profondo oltre dieci-dodici metri quali le piazze del Carmine e Brunelleschi.

Chi assicura l’«assenza di pericolo per le persone e i beni» e l’inesistenza di un «incremento dei rischi e della pericolosità idraulica al contorno», come richiesto dall’art. 2 della legge regionale 21/2012 redatta in risposta alle alluvioni disastrose in Lunigiana, legge che impedisce di fatto la nuova edificazione nelle aree a “rischio idraulico molto elevato”? ("Disposizioni urgenti in materia di difesa dal rischio idraulico e tutela dei corsi d'acqua"). La costruzione di un’opera edile ipogea in area a “rischio idraulico medio”, come piazza del Carmine, e contigua al letto del fiume, pone senza dubbio problemi di incolumità degli utenti, dei cittadini e dei beni.

Perché l'Amministrazione non se ne preoccupa? Il parcheggio in piazza Vittorio Veneto, si troverebbe poi in area di “rischio idraulico elevato” contigua al letto dell'Arno ("area a rischio idraulico molto elevato") e si configura come un intervento che senza alcun dubbio aumenta il grado di pericolosità idraulica dell'area. In realtà il parcheggio di Vittorio Veneto è illegittimo nella sostanza, relativamente ai vincoli dell'area contigua:cioè se nell'alveo dei fiumi, dell'Arno, sui suoi argini, nelle aree golenali etc.

non si può costruire praticamente nulla, come è possibile costruire nel sottosuolo dell'area contigua un silos a tre piani ? Voglio sottolineare anche il costo delle eventuali idrovore, degli "interventi di messa in sicurezza idraulica per tempo di ritorno duecentennale, senza aggravare le condizioni di pericolosità idraulica al contorno" (richiesti dall'art. 2), le assicurazioni su beni e immobili, eventuali scongiurabili perdite umane (nel 1966 le uniche vittime furono quelle del sottopasso della Stazione). 2.

Vogliamo parlare delle criticità della falda in relazione agli scavi dei lavori AV? Basta leggere alcuni estratti - qui sotto riportati - dal Rapporto di valutazione e monitoraggio redatto da ARPAT in merito al sistema delle acque sotterranee in corrispondenza dei lavori AV del nodo fiorentino. Salta subito agli occhi come l’effetto “diga”, cioè l’innalzamento della falda a monte e il suo abbassamento a valle dei diaframmi a Campo di Marte e alla nuova Stazione, si stia puntualmente verificando: era uno dei maggiori punti critici e di allarme da sempre evidenziato dalle voci critiche e dagli esperti indipendenti, tacciati di allarmismo e sistematicamente ignorati.

I rischi connessi a tale fenomeno, in area urbana, sono notevoli: cambia sostanzialmente la natura del terreno su cui sono edificati centinaia di edifici: da una parte il terreno si asciuga, con possibili cedimenti, dall’altra si alza il livello delle acque sotterranee fino a possibili allagamenti di scantinati, ma si riduce la portanza del terreno in corrispondenza delle fondamenta degli edifici. Siamo in presenza del tipico atteggiamento di “rimozione” dei problemi che sempre si presenta in occasione delle “grandi opere”: le decisioni si prendono per motivi economici, politici, per convenienza di qualcuno, per interesse, per clientelismo, e una volta prese non si tollera alcun ostacolo, fosse anche un giustificato allarme ambientale.

Si tacitano le voci critiche, si lanciano accuse di allarmismo quando non direttamente di terrorismo. Si ignorano studi e ricerche con solide basi, perché gli argomenti a favore semplicemente non ci sono o sono di estrema debolezza. Si limita autonomia e potere di intervento delle strutture tecniche preposte a svolgere attività di valutazione preventiva. Questo vale per Firenze, per la val di Susa, ma vale anche per tutte le grandi opere, per centinaia di km di autostrade utili solo a consumare cemento e territorio, per l’incenerimento dei rifiuti… E’ evidente che agendo così si indebolisce enormemente il territorio, si rende estremamente vulnerabile, salvo poi piangere quando succede qualche evento “naturale”: in troppi casi c’è dietro un sostanziale aiuto da parte delle azioni umane.

3. Vogliamo poi parlare dell'area vicina al Mugnone in zona Cure? Le Ferrovie hanno rifatto i ponti ferroviari sul Mugnone vicino alla piazza; uno di questi è più basso di prima perché, per far prima hanno messo le travi sotto i binari. Questo ha ridotto la luce del ponte in caso di piena. La Provincia ha incredibilmente dato in nulla osta. Adesso che si sono accorti dell'errore vogliono rimediare cementificando il fiume sotto i ponti per aumentare la velocità di deflusso e quindi la portata.

Aumentare la velocità delll'acqua in quel punto comporta che questo torna il letto normale, non cementificato, si forma un rigurgito che rallenta la corse dell'acqua. Siccome il Mugnone è largo circa 20 metri, ma ha una strettoia a 15 metri in corrispondenza del centro parrocchiale, vogliono allargare il fiume per evitare che si formi un muro d'acqua in caso di forte piena. Questo progetto è un rimedio per l'errore di aver autorizzato il ponte basso; lo vogliono rimediare, non rifacendo la trabeazione del ponte, ma demolendo argini e centro della parrocchia. 4.Infine, su un piano più generale e viste le varie criticità, sarebbe interessante sapere quale è il piano di emergenza previsto dal Comune per i residenti nei nuovi appartamenti al piano terra, i "bassi" che si sono sostituiti ai negozi e che mai avrebbero dovuto essere autorizzati”.

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