Crisi aziende: su AnsaldoBreda il Governo risponderà in Parlamento

Su AnsaldoBreda interpellanza urgente al governo con primo firmatario Epifani

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
12 giugno 2013 15:23
Crisi aziende: su AnsaldoBreda il Governo risponderà in Parlamento

"Abbiamo predisposto nei giorni scorsi un'interpellanza urgente sulla questione AnsaldoBreda. L'interpellanza urgente obbliga il governo a rispondere in aula in tempi rapidi. Per tali ragioni ogni deputato non ne può sottoscrivere più di una al mese e, per dimostrare l'urgenza, la stessa interpellanza deve essere sottoscritta da almeno 30 deputati. Abbiamo raccolto 35 firme per lo più di deputati toscani e campani, ma anche di altre regioni. La vera notizia però è che l'interpellanza avrà come primo firmatario il Segretario del Pd e Presidente della Commissione Attività Produttive alla Camera dei Deputati, Guglielmo Epifani.

Abbiamo chiesto al segretario di sottoscrivere questo atto per dare maggior peso politico e consideriamo, quindi, il fatto che abbia accettato un elemento di grande rilievo, per una questione che interessa così da vicino il nostro territorio." così i deputati Caterina Bini ed Edoardo Fanucci commentano l'interpellanza su AnsaldoBreda. L'interpellanza verrà discussa in aula probabilmente la settimana prossima, sarà visibile in diretta web e sui canali satellitari e vede come primi firmatari, dopo il Segretario nazionale, la deputata Bini, Impegno (deputato campano) e Fanucci. Nel testo dell'interpellanza si chiama in causa il governo sulla questione della recente commessa Belgio Olanda, su quella più generale della presenza del settore ferroviario nella strategia e nella politica industriale del paese, sul rapporto di Finmeccanica con il settore civile, sulle ipotesi di dismissione dell'azienda Negli anni scorsi più volte le istituzioni locali si sono interessate della Menarini (12.000 dipendenti nell’intero gruppo articolato in quattro aziende: Menarini, Malesci, Guidotti e Lusofarmaco) e in varie occasioni il Consiglio provinciale di Firenze si è occupato del Gruppo farmaceutico in ordine a diverse tematiche.

L'assessore Giovanni Di Fede ha fatto il punto della situazione in Consiglio provinciale rispondendo a una domanda d'attualità di Rifondazione comunista. In alcune occasioni, dunque, l’azienda fiorentina - leader nel proprio settore - ha lamentato decisioni a suo avviso negative poste in essere dal Governo nazionale. In altre, il tema all’ordine del giorno era legato alla contrattazione fra le parti. Stavolta il punto centrale è legato alle ricadute della decisione aziendale circa l’individuazione ad ottobre 2012 di circa mille esuberi a livello nazionale.

Il 31 maggio scorso presso il tavolo del Ministero dello Sviluppo Economico, l’azienda nel corso della presentazione del Piano industriale e di gestione degli esuberi, ha proposto di ridurre a 730 (quasi tutti informatori scientifici) gli stessi con la scelta del Contratto di Solidarietà (CdS) al posto della Mobilità quale ammortizzatore da utilizzare. Il Gruppo ha confermato di voler restare in Italia con un investimento maggiore a fronte della rimozione di alcuni ostacoli normativi che penalizzerebbero la produzione a favore dei farmaci generici.

Il riferimento è al decreto legge del Governo Monti relativo alla prescrizione ai medici di famiglia che devono indicare nelle loro ricette il principio attivo invece del nome commerciale del farmaco. La trattativa fra azienda e sindacati è in programma a Roma presso la sede di Confindustria a partire dal prossimo 19 giugno. Per le organizzazioni sindacali vi sono due punti da approfondire: il Piano industriale, in primo luogo per comprendere qual è il progetto aziendale e, relativamente al CdS, al momento non ancora richiesto ufficialmente dall’azienda, per individuare le corrette modalità di coinvolgimento degli informatori scientifici. "Le case farmaceutiche non usino i dipendenti come arma e come scudo - polemizza il capogruppo di Rifondazione comunista Andrea Calò - Tutte le aziende, a partire dalla Menarini, assumano un profilo di responsabilità sociale.

In questo conflitto non ci può essere spazio per sfruttare l'occupazione. Bene che il tema di fondo rimanga il piano industriale. L'unico elemento di novità è che si parla di 730 esuberi invece che più di mille, ma non va bene". Il 6 giugno scorso si è svolto presso la Direzione Lavoro della Provincia di Firenze un incontro fra la Società Seves, la Rsu aziendale e le organizzazioni sindacali per procedere all'esame congiunto sulla procedura aperta dall'azienda per il ricorso alla Cassa Integrazione per crisi. Della situazione ha fatto il punto in Consiglio provinciale l'assessore Giovanni Di Fede, rispondendo a una domanda d'attualità di Rifondazione comunista.

Nel corso dell'incontro, dunque, il rappresentante dell'azienda ha illustrato la grave situazione economica in cui si troverebbe la società a motivo di gravi perdite di bilancio al 31 Dicembre 2012 e trend fortemente involutivo anche per l'esercizio 2013, e per la procedura di ristrutturazione del debito avviata alla fine del 2012 con omologa da parte del Tribunale di Firenze. La Società avrebbe già messo in campo azioni volte al risanamento, in particolare potenziando il settore commerciale marketing a sostegno del volume di vendite che ad oggi non è sufficiente, per quantità e qualità, a sostenere adeguatamente lo stabilimento di Firenze. Sono stati lanciati nuovi prodotti per tentare la strada della diversificazione quali oblò per lavatrici e piastrelle in vetro, ma anche nuovi mattoni per ampliare la gamma dei prodotti offerti. Sono stati inseriti in azienda nuovi elementi nella squadra commerciale per cercare di intercettare nuove opportunità di vendita in mercati diversi da quelli tradizionalmente serviti. In particolare è stato assunto un nuovo direttore generale del business "mattone in vetro" con esperienza particolarmente strutturata in ambito commerciale e con ulteriore esperienza nel settore delle ceramiche per arredo, data l'assoluta contiguità del business con quello attuale. La situazione attuale vede un fondo interessato all'acquisizione dell'intero Gruppo ma essendo ancora in corso trattative fra azionisti, banche e bidder non è allo stato attuale pronosticabile in maniera certa l'esito delle stesse.

Il contenuto tecnico dell'accordo firmato presso la Direzione Lavoro della Provincia di Firenze prevede: la cassa integrazione straordinaria per crisi a decorrere dal 10 giugno 2013 per 12 mesi per un numero massimo di 90 lavoratori sospesi a zero ore e/o con la riduzione di orario. L'azienda attuerà la rotazione e i criteri di scelta del personale interessato alla Cigs saranno determinati in base alle esigenze tecniche, produttive ed organizzative dell'azienda e alla fungibilità delle mansioni dei lavoratori.

La Cassa Integrazione sarà anticipata dall'azienda. Previsti anche incontri con cadenza trimestrale presso la Provincia di Firenze Direzione Lavoro per monitorare e verificare l'andamento della cassa integrazione straordinaria e per essere costantemente aggiornati in merito alle trattative per l'acquisizione dell'intero Gruppo da parte del fondo. "Quella della Seves è una delle vicende industriali più tormentate del nostro territorio - ha commentato per Rifondazione il capogruppo Andrea Calò - Siamo in presenza di un passaggio complesso e martoriato, in cui si è evidenziata, secondo noi, carenza di autorevolezza da parte della proprietà, mentre le istituzioni hanno offerto possibili elementi di soluzione.

Abbiamo necessità di concludere un processo, di giungere all'acquisto definitivo e rilanciare questo importante assetto industriale a Firenze".

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