Un bambolotto fatto a pezzi: lo spot choc a Grosseto

Il manifesto pubblicitario è stato commissionato da alcune associazioni vegane. Lo slogan "Chi mangi oggi?" Pronta una segnalazione alla Procura di Grosseto

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
01 marzo 2013 19:58
Un bambolotto fatto a pezzi: lo spot choc a Grosseto

Firenze – “Al di là dello sconcerto che l’immagine di un bambino/bambolotto confezionato come prodotto alimentare possa provocare nella sensibilità delle persone, qui siamo in presenza di una palese violazione di principi fondamentali e pur in assenza di una legge che limiti e punisca campagne di questo tipo, non possiamo accettare che atti così gravi rimangano totalmente impuniti”. Questo il commento del Garante per l’infanzia e l’adolescenza, Grazia Sestini, al manifesto choc promosso da alcune associazioni vegane apparso a Grosseto. Il Garante interviene oggi, venerdì 1 marzo, dopo aver predisposto una lunga e accurata ricerca sulle azioni possibili per porre un freno a simili rappresentazioni.

“Nel nostro Paese – scrive in una nota il Garante – non esiste una legislazione che vieti queste rappresentazioni. L’unico appiglio pare essere l’articolo 528 del codice penale che punisce chi fa commercio, distribuisce o espone, acquista, detiene, scritti disegni immagini o altri oggetti osceni”. “Ciò nonostante – sottolinea Sestini – chiediamo se non si possa dare una interpretazione estensiva per colmare in qualche modo una lacuna evidente e che può interessare anche altri temi e settori (tra questi la programmazione di trailer particolarmente violenti su cui il Garante è già intervenuto nel dicembre scorso)”. Da qui la segnalazione che sarà inoltrata alla Procura di Grosseto perché valuti se “esistono gli estremi per un’azione sulla base dell’art.

528 del codice penale e dell’art. 15 della legge sulla stampa. Ma l’ufficio del Garante si sta muovendo anche in altre direzioni. “In assenza di una legge – continua Sestini – siamo costretti a ricorrere ai codici di autodisciplina. Documenti la cui sottoscrizione è volontaria ma che dovrebbero diventare vincolanti”. Anche per questo il Garante auspica che le amministrazioni comunali, nei bandi di concessione degli spazi pubblicitari, inseriscano il vincolo dell’adesione a queste forme di disciplina “evidentemente urgenti”.

Il manifesto non è solo una “offesa al comune senso del pudore. Esiste una dignità della persona e di tutela del pudore in una società profondamente cambiata e non più aderente al codice così com’è stato scritto”. “Il manifesto commissionato dalle associazioni vegane viola palesemente i diritti umani”, scrive Sestini. In particolare l’articolo 2 della Costituzione (la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale ndr), “perché pur rappresentando una bambola, e quindi una cosa fittizia, l’immagine è talmente somigliante al reale che può indurre confusione.

A maggior ragione è deprecabile il fatto che sia un bambino, da proteggere sopra ogni cosa”. Tra l’altro questa campagna è, se possibile, ancora più scioccante di altre condotte con corpi di donne in stato particolare. Intanto l’Ufficio del Garante ha già interessato l’Istituto di autodisciplina pubblicitaria (Iap). “Il cartellone – informa Sestini - è in palese violazione dell’art. 9 del codice di autodisciplina pubblicitaria che impegna a non riprodurre immagini oscene e che è rivolto non tanto a chi commissiona la campagna, quanto alla concessionaria che ha evidentemente accettato di utilizzare un’immagine di questo tipo”.

“Ministero delle Pari Opportunità e Iap – ricorda infine Sestini – hanno siglato, appena il gennaio scorso, un protocollo di impegno per la tutela delle donne. Sarebbe auspicabile estenderlo alla salvaguardia dei minori”. A fianco del Garante per l'infanzia della Toscana e contro il cartellone comparso a Grosseto che incita alla scelta vegana anche l' Istituto degli Innocenti «Crediamo non siamo più tollerabili strumentalizzazioni del corpo e dell'immagine dei bambini come quella comparsa nella campagna realizzata da alcune associazioni vegane e comparsa a Grosseto» Alessandra Maggi, presidente dell'Istituto degli Innocenti, esprime la propria contrarietà alla recente campagna choc che dovrebbe promuovere la dieta vegana.

Si tratta di un'affissione che sfrutta la foto di un bambolotto, con sembianze di un neonato, fatto a pezzi e incartato come cibo da banco. Lo slogan accanto recita: "Chi mangi oggi?" La storica istituzione fiorentina, da secoli attiva a fianco dei bambini, appoggia completamente la posizione del Garante per l'infanzia della Regione Toscana, Grazia Sestini, che in un comunicato ha oggi pesantemente criticato una tale uso del corpo infantile a scopi pubblicitari. «Anche se la foto ritrae una bambola, l'obiettivo del messaggio è chiaro: sfruttare le sensazioni comunemente trasmesse dall'immagine di un neonato: tenerezza, innocenza, fragilità.

Si tratta di una pesante violazione di diritti fondamentali del bambino, e come tale non può passare sotto silenzio – prosegue Maggi. Da tempo ormai assistiamo al proliferare di messaggi che adottano questa tecnica. Il bambino adultizzato e commercializzato, reso consumatore o oggetto passivo. Il bambino è un "facile persuasore" nelle campagne dirette agli adulti, magari ai genitori. Ma i più piccoli non hanno modo di replicare e per questo sono uno strumento perfetto, muti e aggredibili da parte di una comunicazione disattenta e urlata.

Come istituzione da secoli impegnata nel dar voce all'infanzia e ai suoi diritti – conclude la presidente degli Innocenti - appoggiamo pienamente ogni azione che il Garante per l'Infanzia della Regione Toscana vorrà intraprendere per incentivare le sanzioni verso questo genere di sfruttamento e garantire i diritti dei cittadini minorenni, compreso quello a una corretta rappresentazione.»

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