Salute del territorio toscano: costruire meno e tutelare l'agricoltura

Dall'analisi dei piani strutturali dei comuni toscani emerge che i nuovi impegni di suolo sono maggiori rispetto al riuso.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
20 novembre 2012 20:08
Salute del territorio toscano: costruire meno e tutelare l'agricoltura

Sono 197.000 gli ettari di superficie urbanizzata del territorio toscano al 2010, pari all’8,53 del territorio regionale che si estende su una superficie di 2.298.869 ettari. Questo in base al monitoraggio sull’uso del suolo effettuato dagli uffici regionali sulla base di una rilevazione condotta secondo le metologie europee del Corine Land Cover, ma con un dettaglio ed una precisione confrontabili con quelli della cartografia regionale in scala 1:10.000. Dal 2007, con l’obiettivo di reiterare il monitoraggio ogni tre anni, tutto il territorio regionale viene analizzato e classificato per verificarne le variazioni: questo consente di ottenere affidabili statistiche per valutare i trend di modifica del suolo.

Sappiamo quindi che al 2010 la superficie agricola è pari a 882. 740 ettari (38,40%), quella boscata è pari a 1.198.257 (52,12%), e quella urbanizzata è di 196.198 ettari (8,53%). Al 2007 la superficie agricola corrispondeva a 885.801 ettari (38,53%), quella boscata era pari a 1.198.630 (52,14%), e quella urbanizzata a 192.926 ettari (8,39%), testimoniando quindi un incremento tra il 2007 e il 2010 di 3.272 ettari di superficie urbanizzata a spese della superficie agricola che infatti è calata di 3.061 ettari.

Quella boscata è calata nel triennio di 373 ettari. Questi sono alcuni dei dati relativi al territorio toscano presentati all’inizio della tavola rotonda “Uso vs.consumo del territorio rurale” che si è svolta oggi nella sede della Presidenza della Regione Toscana. I dati sono ora consultabili anche sul sito della Regione Toscana, alla voce “Territorio”. Presentati anche i dati sull’abbandono del territorio rurale: sono quasi 236 mila gli ettari di superficie agricola utile abbandonati dal 1982 al 2010 in Toscana secondo l’Istat, mentre in base ai dati Artea, più accurati, tra il 2006 e il 2010 si calcola l’abbandono di 95.863 ettari con una media annua più elevata.

Si conferma quindi un evidente processo di abbandono dei territori agricoli. Sono stati anche analizzati i piani strutturali di 143 comuni (pari alla metà circa di quelli toscani e al 37% del territorio regionale) da cui è emerso che le previsioni di consumo di suolo solo in questi comuni sono pari a 48,9 milioni di metri quadri di Sul (superficie utile lorda) cui vanno aggiunte tutte le superfici per le urbanizzazioni e gli standard urbanistici. In queste previsioni solo il 6,5% riguarda il riuso dell’esistente, mentre il 23,3% è destinato a scopo residenziale, il 29,3% a edifici industriali/artigianali e il 3,8% a fini commerciali.

Negli strumenti urbanistici comunali il rapporto tra nuovi impegni di suolo e riuso è quindi pesantemente a favore del primo. Alla tavola rotonda organizzata dalla Regione Toscana ha partecipato anche il Miinistro all’agricoltura Mario Catania. Parlare di una diversa politica urbanistica è un argomento mai come adesso attuale, visti i danni che l'ondata di maltempo ha provocato sul territorio toscano. Tra i relatori anche l’assessore al governo del territorio Anna Marson .

Tra i punti principali posti dall’assessore all’attenzione della affollata platea in Sala Pegaso, c’è il fatto che il governo prevede di distribuire ulteriori quote edificatorie, anziché fissare degli obiettivi quantitativi di riduzione del consumo di suolo. “Nelle Regioni più avanzate – ha detto Marson – con una solida tradizione pianificatoria come la Toscana, vengono fatti molti sforzi per ridimensionare le previsioni eccessive degli strumenti urbanistici più datati. Non è sempre facile rivedere le previsioni urbanistiche già in essere, ma c’è una differenza sostanziale tra rispettare le previsioni operative conformative della proprietà privata e far salve invece tutte le espansioni pensate sul lungo periodo come quelle dei piani strutturali”. “La Regione Toscana in questa legislatura – ha chiarito Marson – ha messo a punto nuove politiche di contrasto al consumo di suolo nel governo del territorio, i cui risultati saranno pienamente apprezzabili soltanto in futuro.

Per quanto riguarda invece la qualità del territorio e del paesaggio, nella nuova redazione del Piano paesaggistico regionale stiamo lavorando a una interpretazione strutturale basata su idrogeomorfologia, ecosistemi, sistemi insediativi policentrici, e territorio rurale. Per ora abbiamo ottenuto, primi in Italia, la validazione da parte del Mibac del lavoro di vestizione dei vincoli per decreto”. Sugli aspetti quantitativi del consumo di suolo sono stati affinati i sistemi di monitoraggio sul consumo di suolo, e introdotti nuovi indicatori di valutazione degli effetti indotti dalle nuove urbanizzazioni sul territorio e sul paesaggio, come quello della frammentazione. E’ stata rafforzata l’attività di verifica della coerenza tra Piano di indirizzo territoriale regionale e la pianificazione urbanistica locale, attraverso le osservazioni e, quando necessario, il ricorso alla conferenza paritetica interistituzionale.

Le diverse integrazioni alla legge regionale sul governo del territorio, necessarie per recepire provvedimenti nazionali, sono state usate al fine di iniziare a diversificare le procedure per il riuso delle aree già urbanizzate rispetto al nuovo consumo di suolo agricolo. Ciò sia nel 2011 con la legge 40, che ha introdotto una nuova norma per la rigenerazione urbana, che con la legge 52/2012 che disciplina le procedure per le grandi superfici di vendita, differenziandole a seconda che interessino edifici già esistenti o nuove aree agricole, e prescrivendo in questo ultimo caso la pianificazione sovracomunale e la distribuzione degli oneri di urbanizzazione tra tutti i comuni. “Più in generale – ha proseguito Marson – con la revisione organica della legge 1 che presenteremo a breve, il principio che nuovi impegni di suolo sono consentiti esclusivamente qualora non sussistano alternative di riutilizzazione e riorganizzazione degli insediamenti e delle infrastrutture esistenti, sarà sostenuto da dispositivi operativi efficaci a garantirlo”. “Ma una volta fermato il consumo di suolo – si chiede Marson – come si garantisce la qualità del territorio non consumato? Nel caso del Parco agricolo della Piana, ad esempio, abbiamo approvato la salvaguardia su circa 7.000 ettari di aree in gran parte agricole, sottoposte a straordinarie pressioni edificatorie in quanto comprese all’interno dell’area urbanizzata più estesa della Toscana.

La sfida ora è di riuscire a promuovere per tali aree politiche integrate capaci di valorizzarne l’uso agricolo e la multifunzionalità ambientale e paesaggistica”. “In generale – ha concluso Marson – la posta in gioco per l’intera regione è quella di un efficace integrazione delle politiche settoriali nella cura del territorio, con la sfida di una nuova visione capace di conciliare lo sviluppo produttivo e sociale con la valorizzazione del capitale territoriale toscano e con l’esigenza di adattamento ai cambiamenti climatici.

E qui torniamo al paesaggio nella sua interpretazione non solo estetico-percettiva ma strutturale”. Al convegno è intervenuto anche l'Accademico dei lincei Salvatore Settis che è anche autore di 'Paesaggio Costituzione e cemento': “Per difendere il nostro paesaggio - ha detto - serve un atto simbolico e concreto insieme: diamo un taglio lineare al consumo del suolo, chiedendo ai Comuni di diminuire del 2% il suo utilizzo”. “Niente può tutelare meglio il nostro paesaggio – ha precisato Settis – di un'agricoltura di qualità e di fronte ad un numero di appartamenti costruiti negli ultimi anni che è 387 volte superiore al numero di nuovi abitanti, servirebbe una legge composta da un solo articolo, capace di incentivare i consumi a chilometri zero e anche il lavoro in agricoltura.

L'hanno fatta in Brasile e prevede che ogni mensa utilizzi per almeno il 30% i prodotti agricoli di aziende locali”. Lo studioso ha detto poi che ogni anno a novembre ci sbalordiamo del fatto che l'Italia frana, ma dobbiamo sapere che siamo il Paese più franoso d'Europa e che a questo occorre porre rimedio. A questo scopo ha illustrato infine alcune proposte migliorative del decreto sulla protezione del suolo agricolo, affermando che il Parlamento può trasformarlo in legge prima della fine della legislatura e augurandosi che il ministro abbia la forza per ottenerne la conversione.

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