Cinque bocciati, in prima elementare

I genitori stanno valutando la class action contro il provvedimento. Interrogazione del Pd da parte di Maria Coscia

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
11 giugno 2012 17:35
Cinque bocciati, in prima elementare

Ha destato sorpresa la bocciatura di cinque bambini di prima elementare della scuola di Pontremoli. Il fatto è avvenuto in classi di 30 e 27 alunni. "Questi bambini non sono riusciti a raggiungere gli strumenti base per frequentare la seconda classe. Non hanno appreso né a leggere né a scrivere", spiega il preside dell'istituto comprensivo Tifoni, Angelo Ferdani. I genitori si oppongono però alla bocciatura – sembra si stia valutando la possibilità di una class action contro questo provvedimento - credono che una delle ragioni del mancato apprendimento sia proprio dovuto alle «classi pollaio», troppo numerosi i bambini in quelle aule per essere seguiti con attenzione. “Ho presentato insieme alla collega De Pasquale un’interrogazione urgente sulla sconvolgente vicenda della scuola elementare di Pontremoli dove sono stati bocciati cinque bambini iscritti alla prima elementare”.

Lo rende noto la capogruppo del Pd in commissione Cultura della Camera, Maria Coscia, la quale aggiunge: “vorrei sapere se il Ministro Profumo non ritenga opportuno e doveroso avviare un’ispezione immediata per capire quali sono le ragioni che hanno spinto gli insegnanti, contro ogni principio pedagogico di ragionevolezza e buon senso, alla bocciatura di cinque bambini di sei anni che dovrebbero avere totalmente garantite opportunità di apprendimento e successo scolastico". Segue testo dell’interrogazione Al Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Per sapere – premesso che: da notizie apprese dalla stampa risulta che cinque bambini iscritti alla prima elementare dell’ Istituto comprensivo "Giulio Tifoni" di Pontremoli in provincia di Massa sono stati bocciati per “non aver raggiunto gli obiettivi minimi del programma ministeriale”; tra i cinque bambini ci sono anche un disabile e tre stranieri; la scuola Giulio Tifoni era stata oggetto di una sentenza del Tar di Firenze che aveva imposto lo sdoppiamento delle classi definite “pollaio”; il Comitato dei genitori delle scuole di Pontremoli assistito dall'avvocato Giuseppe Romeo del Codacons era ricorso al Tar per chiedere una classe in più rispetto alle due prime composte rispettivamente da 29 e 30 bambini; tuttavia, i bambini bocciati erano iscritti a classi che superavano il limite predisposto dalla legge vigente; se non ritenga opportuno affrontare il problema del sovraffollamento delle classi e avviare un’ispezione immediata per conoscere le ragioni che hanno spinto gli insegnanti, contro ogni principio pedagogico di ragionevolezza e buon senso, alla bocciatura di cinque bambini di sei anni iscritti alla prima elementare che si prevede debba, in primo luogo, garantire uguali opportunità di apprendimento e di successo scolastico a tutti i bambini di quell’età. “Quanto accaduto è un fatto grave, perché come diceva Don Milani ‘bocciare è come sparare su un cespuglio, forse era una lepre o forse era un ragazzo’.

Per questo presenterò un’interrogazione urgente in consiglio regionale per approfondire le circostanze di questa vergognosa vicenda analizzandola anche dal punto di vista dello stato di sovraffollamento delle classi nell’istituto”. Questa la reazione della consigliera regionale Daniela Lastri, responsabile Scuola del Pd della Toscana, sulla bocciatura di cinque bambini di una stessa classe all'istituto 'Giulio Tifoni' a Pontremoli, di cui tre stranieri e un disabile. “Nel percorso di vita di bambini così piccoli – continua Lastri – la bocciatura può essere danno significativo.

Di sicuro è una ammissione di sconfitta della scuola stessa che non ha saputo portare con sé cinque alunni che mostravano difficoltà di apprendimento. Cercheremo di capire se tutto questo è dovuto alla mancanza di attenzione sugli alunni per il sovraffolamento delle classi o per negligenze che riguardano la conduzione della scuola. Seguiremo la vicenda fino in fondo nell’interesse dei bambini cercando di capire quanto sia possibile la messa in discussione del provvedimento”.

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