Il Liceo Artistico di Porta Romana prigioniero nel suo parco.

La Preside insieme ai docenti, genitori e studenti denunciano i disagi di una scuola pubblica dove non c’è un accesso indipendente senza un campanello e un citofono.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
06 giugno 2012 03:40
Il Liceo Artistico di Porta Romana prigioniero nel suo parco.

Quasi mille studenti e circa 150 fra docenti e personale vivono quotidianamente in una realtà fuori dal tempo, un paradosso in un’epoca digitale dove tutto il mondo è connesso costantemente e le barriere sembrano appartenere ad un passato lontano. Al Liceo Artistico di Porta Romana si convive con una situazione di continuo disagio dove le primarie norme di sicurezza non sono rispettate. “Manca un campanello e un citofono” dice la Preside, la prof.ssa Addabbo, del Liceo Artistico.

L’accesso dal cancello principale, al numero civico 9 di Porta Romana, indicato nella cessione dell’edificio allo stesso istituto, nel 1924, è stato chiuso ai veicoli dalla Soprintendenza da anni ormai e la sbarra di accesso sul retro, da via Madonna della Pace è regolamentato sempre dalla Soprintendenza con un badge manuale, senza telecomando, lontano dall’ingresso dell’istituto. A limitare l’attuazione di una via di accesso indipendente e la predisposizione di servizi di comunicazione, come il campanello, sono tre istituzioni, la Soprindenza, il Demanio e la Provincia, non riescono ad accordarsi per riconoscere alla scuola, quelle condizioni fondamentali per la normale attività e per la sicurezza che sono richieste da anni. Recentemente un grave episodio ha evidenziato quanto pesanti sono le ripercussioni di questo stato di cose per la scuola.

Un’ambulanza chiamata a soccorrere una studentessa che, in compagnia di un parente attendeva di essere trasportata con urgenza al pronto soccorso, è dovuta attendere diversi minuti davanti alla sbarra di accesso sul retro, senza poter entrare liberamente o avvertire il personale scolastico in barba a tutte le norme esistenti sulla sicurezza. Non è comprensibile come delle istituzioni pubbliche, come la Soprindenza, il Demanio e la Provincia, che per primi dovrebbero tutelare e salvaguardare i diritti di una scuola pubblica continuino a mantenere un atteggiamento latitante e ambiguo nella risoluzione di questi problemi. Cecilia Chiavistelli

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