Artigianato Toscano, dati preoccupanti per una previsione di ripresa

CNA Toscana presenta un consuntivo dell’anno 2011 e le prospettive per il 2012

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
01 giugno 2012 14:45
Artigianato Toscano, dati preoccupanti per una previsione di ripresa

L’artigianato conferma il suo ruolo centrale all’interno dell’economia regionale con oltre 6800 milioni di ricavi nel 2011 e oltre 934milioni di euro come monte-salari. Tuttavia, il profilo della recessione è assai persistente e pervasivo (-3,9% il fatturato) e conferma la preoccupante erosione di valore che dall’inizio degli anni 2000 affligge questo significativo comparto dell’economia regionale. Questi i risultati di Trend, l’analisi congiunturale semestrale effettuata da CNA Toscana sui dati della contabilità di migliaia di imprese artigiane della regione, presentata in conferenza stampa venerdì 1° luglio a Firenze. Il Presidente CNA Toscana ha illustrato le linee generali del rapporto consuntivo 2011 e le previsioni per il 2012 sottolineando che il problema principale è l’accesso al credito.

“CNA Toscana – ha dichiarato inoltre il Presidente Tamburini – è convinta che, di fronte al quadro di grave crisi e ai profondi mutamenti della società e dell’economia, la Regione Toscana debba impegnarsi a riposizionare una parte del sistema delle piccole imprese, accompagnandole in un percorso di crescita, orientando le risorse per lo sviluppo ad aumentare la capacità competitiva delle piccole imprese, vero cuore pulsante dell’economia regionale”. “Il dato preoccupante che emerge dall’analisi Trend – ha aggiunto il Direttore CNA Toscana Saverio Paolieri – è la caduta degli investimenti.

Migliaia di imprese e famiglie stanno affrontando una crisi che non possono superare da sole: hanno necessità di credito e sostegni. Le previsioni degli imprenditori artigiani sono caratterizzate da estrema preoccupazione dal momento che ai problemi delle recessione in atto si aggiunge la difficile gestione della liquidità aziendale, penalizzata sia dalle scarse capacità autofinanziamento che dall’accresciuta selettività dell’offerta creditizia”. La sintesi di Trend, rapporto congiunturale sull’artigianato toscano quadro generale: se il biennio post-crisi 2009-2010 aveva già palesato tutte le difficoltà dell’artigianato, il consuntivo per l’anno 2011 conferma le gravi difficoltà del settore e spegne sul nascere le speranze di recuperi anche solo per alcuni comparti di specializzazione.

In questa fase a preoccupare è soprattutto la durata del profilo recessivo più che la sua intensità. In effetti la tendenza è ormai negativa da diversi semestri e l’ulteriore assottigliamento della seconda parte del 2011 conferma la portata complessiva della recessione in un’ottica di medio periodo, dove si continuano a sommare continue perdite di fatturato. A fine 2011, per l’universo artigiano toscano, il gap accumulato durante la crisi è pari a circa il -20% in termini di ricavi. Osservando l’andamento dell’economia artigiana nel medio-periodo alla forte caduta del fatturato dell’edilizia si sommano anche le difficoltà che hanno colpito sia il sistema manifatturiero che i servizi.

Esiste quindi un problema di natura strettamente congiunturale, cui l’artigianato toscano non si sottrae, che si sovrappone ad uno di natura più strutturale. I consuntivi annuali per il 2011 confermano così il profilo double-dip della crisi anche a livello di artigianato regionale e al momento non si scorgono segnali di miglioramento all’orizzonte. Infatti, le prospettive di tenuta del manifatturiero si scontrano, da una parte, con la brusca inversione della congiuntura (soprattutto in Europa) a partire dalla scorsa estate e, dall’altra, con tutte le difficoltà che riguardano il mercato interno.

Così a soffrire sono state sia le imprese maggiormente inserite in canali e filiere produttive export-oriented sia quelle che operano prevalentemente sul mercato locale e/o interno. D’altra parte la dinamica negativa della domanda interna ha penalizzato tanto il comparto delle costruzioni quanto quello dei servizi, alle prese con una situazione di elevata fragilità sia dal lato dei consumi privati che dal lato spesa della pubblica amministrazione. Prima di entrare nel merito delle tendenze a livello territoriale e settoriale, occorre ricordare che proprio l’analisi congiunturale Trend consente di avere anche una stima della portata economica dell’artigianato toscano sulla base dell’analisi dei dati della contabilità di migliaia di imprese artigiane della regione: malgrado tutte le difficoltà, il comparto realizza, nel corso del 2011, un fatturato di oltre 6.800milioni di euro ai quali corrispondono oltre 982 milioni di euro di investimenti, mostrando come l’artigianato sia certamente ancora una delle colonne portanti dell’economia toscana.

La crisi dell’artigianato ha quindi una tale rilevanza da chiamare in causa, oltre agli ‘addetti ai lavori’, tutti colori che hanno interesse a salvaguardare le basi stesse del sistema economico della nostra regione. E’ difficile, infatti, pensare a una Toscana senza artigianato oppure a un’economia artigiana relegata a un ruolo residuale e/o di economia informale. Per quanto riguarda il 2011, l’analisi Trend evidenzia una diminuzione del fatturato, in termini di tasso tendenziale, pari al -3,9% (-280,6milioni di euro in termini assoluti), con segni negativi su quasi tutto il territorio regionale e contrazioni anche dal lato dei costi, segnale di una dinamica produttiva in rallentamento.

Inoltre, continuano a soffrire gli investimenti che calano di oltre il 50% rispetto al 2010, fatto comunque spiegabile con il quadro complessivo che si caratterizza sia per la perdita di fiducia degli operatori sia per la carenza di liquidità. Su questo punto occorre inoltre sottolineare come la situazione sia ulteriormente peggiorata dopo l’estate 2011, periodo che ha visto l’Italia al centro di numerose e preoccupanti tensioni di natura finanziaria che hanno certamente influito anche sulla dinamica dell’offerta di credito alle imprese. dinamiche settoriali: dalla crisi si salva solo il comparto pelle-calzature (+15,7%), ma il segno negativo contraddistingue la dinamica di tutti i macrocomparti artigiani che presentano infatti a una contrazione (costruzioni -2,3%, manifatturiero –4,9% e servizi –5,3%) Il sistema artigiano toscano continua a soffrire delle difficoltà del settore delle costruzioni (-2,3%, la variazione rispetto al 2010), affette come noto da una serie di fattori negativi (dallo stallo del mercato immobiliare alle crisi di alcune aziende capofila del settore ai problemi sul versante della liquidità soprattutto con riferimento alle commesse pubbliche).

Tuttavia, l’edilizia presenta un dato migliore rispetto agli altri comparti in virtù soprattutto dei rimbalzi registrati in alcune province. In ogni caso la trasversalità delle perdite accomuna un po’ tutti i settori: alla perdita di poco meno di 80milioni di euro dei servizi si somma infatti la contrazione del -4,9% del sistema manifatturiero, che lascia sul terreno oltre 136milioni di euro nel corso del 2011. Malgrado la buona performance della pelle e calzature, il manifatturiero artigiano ha in questi mesi nettamente peggiorato la propria posizione dopo il recupero della seconda parte del 2010: negativa è la situazione dell’alimentare (-6,1%), della metalmeccanica (-9,4%) e soprattutto del legno-mobilio e del tessile-abbigliamento che perdono oltre il 10%.

In particolare, il settore tessile, che nel 2010 aveva mostrato segni di ripresa, registra nel 2011 una contrazione del fatturato pari a circa 63,5milioni a livello toscano. Sulla scia di una dinamica asfittica dei consumi delle famiglie, di una razionalizzazione dei costi da parte delle imprese, e più in generale di una pesante contrazione della domanda interna, anche i servizi artigiani soffrono e continuano a mostrare un profilo negativo nel 2011: -5,3% nel complesso e con un panorama settoriale tutto orientato alla flessione (-6,8% le riparazioni, -6,6% i servizi alle imprese, -5,2% i trasporti e -1,8% i servizi alle famiglie). dinamiche territoriali: solo apparentemente qualche luce a livello territoriale, dove Lucca, Firenze, Pisa e Grosseto archiviano nel 2011 un fatturato artigiano di segno positivo rispetto al 2010, ma a parte Firenze (la cui positività è peraltro solo simbolica, +0,1%), l’artigianato di queste province risente soprattutto dei rimbalzi delle costruzioni sulla cui sostenibilità e durata futura possiamo sollevare più di un dubbio.

Del resto, 6 province su 10 chiudono pesantemente in terreno negativo: Siena e Pistoia in primis, che perdono rispettivamente il 26% e il 19,5%, ma preoccupano anche le situazioni di Livorno (-8,9%), Arezzo (-13,1%), Massa Carrara (-10,6%) e Prato (-6,5%), quest’ultima tornata in flessione per la cessazione della spinta del tessile-abbigliamento. Nel dettaglio, a sostenere i recuperi di Lucca (+9,4%), Pisa (+5,2%) e Grosseto (+12,7%) sono soprattutto i diffusi rimbalzi nel comparto delle costruzioni.

I consuntivi dei bilanci annuali dell’edilizia, tuttavia, anche in queste province devono essere letti alla luce delle precedenti contrazioni. A Firenze, il sostanziale “pareggio” del 2011 trova la sua ragion d’essere nella performance della filiera pelle-calzature che risulta in crescita del +22,6% nel corso del 2011. Invece, le perdite di fatturato che si sono registrate nel resto delle province toscane sono dovute a cali che abbracciano un po’ tutti i settori, anche se le difficoltà più rilevanti riguardano in particolare costruzioni e manifatturiero.

Mentre a Prato il tessile-abbigliamento perde il 5,7% (-20,2milioni di euro), nel pistoiese il sistema-moda nel suo complesso (pelletteria-calzaturiero e tessile-abbigliamento) lascia sul terreno quasi 29milioni di euro di fatturato. Inoltre, la metalmeccanica presenta perdite diffuse che risultano assai rilevanti per Siena (-33,3%), Livorno (-27,5%) e soprattutto Pistoia (-57,1%), che perde circa 36,8milioni di euro di ricavi nel corso del 2011. I risultati negativi del sistema delle costruzioni, infine, penalizzano soprattutto Siena (-32,9%), che perde oltre 50milioni di euro di fatturato, ma anche Arezzo (-13%), Pistoia (-13,1%), Livorno (-10,4%) e Massa-Carrara (10,1%). prospettive: il mancato avvio di un nuovo ciclo degli investimenti che invece continuano a cedere (-53,5%), la difficoltà di un manifatturiero che fino all’anno scorso era stato reattivo di fronte agli stimoli della domanda estera, ritardi e solvibilità dei pagamenti associati ad una stretta creditizia senza precedenti, creano le condizioni di un contesto che non può portare una ripresa a breve termine.

La priorità è quindi preservare il tessuto imprenditoriale artigiano, con il proprio contributo di competenze, vitalità e valori economici, attuando strategie e policy che consentano ‘la lunga traversata’ di questo periodo di crisi. In generale i livelli di confidence degli operatori del settore sono stati fiaccati negli ultimi mesi dal materializzarsi della recessione a W, cioè il c.d. double-dip, in cui la dinamica congiunturale è divenuta di nuovo sfavorevole con criticità diffuse dal lato sia della domanda estera che della domanda interna.

Il sentiment che si respira all’interno dell’universo artigiano è quindi molto deteriorato dal momento che alle numerose criticità sul fronte della recente dinamica congiunturale si somma la problematica gestione della liquidità aziendale. Liquidità che, in effetti, risulta penalizzata sia dagli scarsi livelli di autofinanziamento operativo (compressione dei margini lordi) che dall’accresciuta selettività dell’offerta creditizia. Che le aspettative degli imprenditori artigiani siano caratterizzate da estrema prudenza e preoccupazione è testimoniato anche dal dettaglio della spesa per investimenti, che all’interno del sistema manifatturiero e del comparto delle costruzioni arrivano a contrarsi rispettivamente del -54,4% e del -60,3% rispetto al 2010, con picchi di oltre l’80% in meno per la filiera del tessile-abbigliamento.

A comporre un puzzle di difficile soluzione -almeno nell’immediato- anche i dati relativi al costo del fattore-lavoro che registrano una flessione complessiva pari al -4,2% per l’artigianato toscano. Spesa per retribuzioni che riflette un calo generalizzato dei livelli produttivi e che lascia trasparire una tendenziale perdita di addetti, in particolare all’interno dell’edilizia. D’altro canto, al fine di raggiungere un accettabile equilibrio economico-finanziario nel breve-termine, in questa delicata fase del ciclo le aziende possono anche operare scelte di tipo “difensivo” (per esempio un maggior utilizzo di forme contrattuali di tipo flessibile).

Inoltre, su un piano più di tipo strutturale, l’attuale contrazione dei livelli di attività economica ha avuto conseguenze anche sul versante della demografia imprenditoriale: nel 2011, e per il terzo anno consecutivo, il saldo nati-mortalità delle imprese artigiane è risultato negativo (-0,4%, rispetto al 2010). previsioni a breve non lasciano spazi a un cambio repentino nell’intonazione del ciclo economico, soprattutto guardando alla congiuntura economica nazionale nel suo complesso.

Alle difficoltà sul versante del mercato interno, caratterizzato da bassi consumi e vincoli di spesa pubblica, si somma infatti il progressivo deterioramento della dinamica della domanda estera. Tutto ciò fa propendere per l’apertura di una nuova e complicata fase recessiva dell’economia italiana. Ancora oggi “rallentamento” e “recessione” sono le parole-chiave nella lettura della congiuntura economica nazionale e internazionale, che quindi trovano una loro logica conferma nella negativa dinamica dell’economia artigiana regionale.

In effetti, a livello nazionale, la produzione industriale ha accusato una flessione nella seconda parte dell’anno e anche il sistema manifatturiero regionale è andato in sofferenza. Ciò suona come un ulteriore campanello d’allarme per l’artigianato toscano che sconta una nuova caduta sui consuntivi annuali del 2011 e si trova a dover fronteggiare fattori -spesso esogeni- di notevole difficoltà. Manovre di aggiustamento dei conti pubblici e redditi in sofferenza deprimono i consumi interni, mentre le tensioni sui debiti sovrani dell’EuroZona e le diffuse incertezze sui mercati internazionali deprimono la domanda estera.

Tuttavia, l’export delle PMI nazionali potrebbe giovarsi di un indebolimento dell’euro sul dollaro. Ciò potrebbe creare i presupposti per una salvaguardia (almeno in parte) delle quote di mercato e fungere da stabilizzatore del ciclo, in un momento in cui il complessivo quadro congiunturale è denso di difficoltà e le strategie perseguibili da parte delle imprese sono alquanto ridotte e caratterizzate da un profilo sostanzialmente difensivo.

Notizie correlate
In evidenza