Tav, passo indietro della Germania, e Moretti? Il punto con Ornella De Zordo

Il commento di Ornella De Zordo alla decisione delle ferrovie tedesche

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
20 aprile 2012 15:14
Tav, passo indietro della Germania, e Moretti? Il punto con Ornella De Zordo

"C'è un paese in Europa che rinuncia al programma dei Treni ad Alta velocità perché costa troppo. Non si tratta della Grecia ma della ben più solida Germania. Lo ha annunciato Rudiger Grube, presidente delle ferrovie tedesche, che ha sottolineato come, oltre al risparmio immediato, andare più piano comporta una serie di vantaggi: rinuncia alla realizzazione di costosissime linee dedicate, minor costo di produzione e di manutenzione dei treni e anche minor costo di manutenzione delle linee" da qui nasce la riflessione della consigliera comunale di Firenze, Ornella De Zordo, candidata a sindaco del capoluogo toscano. "Al contrario di Mauro Moretti, capo indiscusso delle ferrovie italiane, non a caso contestato oggi a Firenze al convegno "Treni in città" organizzato dalla Regione Toscana e da Legambiente -, Grube ha inoltre ben presente il rispetto dovuto ai tanti pendolari che utilizzano il treno tutti i giorni.

La minore velocità riduce infatti i ritardi dovuti alle perturbazioni del traffico, e rende più facile il rispetto delle coincidenze. Meno velocità in cambio di maggiore affidabilità. Questa la ricetta tedesca per soddisfare i bisogni dei cittadini tedeschi nel rispetto del bilancio pubblico che obbliga ogni buon amministratore a non sprecare preziose risorse pubbliche. Mentre la Germania compie scelte adeguate alla modernità, per superare il difficile momento di crisi economica e ambientale, perchè in Italia si continua a perseguire un modello che ormai appare folle a tutte le persone di buon senso? In Val di Susa come a Firenze gli amministratori pubblici, provenienti da quegli stessi partiti che hanno depauperato la ricchezza del Paese, si ostinano a perseguire progetti assurdi, costosi, inutili e dannosi all'ecosistema e alle città. La domanda che ci poniamo è quanto tempo ancora ci vorrà affinché questa classe dirigente squalificata - nel migliore dei casi - venga mandata a casa, per mettere finalmente il bene comune al centro degli obiettivi e delle azioni, nel pieno rispetto dei diritti delle persone, dei loro bisogni reali, di un ecosistema troppo fragile per essere aggredito da insulse Grandi opere che servono ad ingrassare il bilancio di pochi imprenditori".

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