Società della Salute, risorse ed obbiettivi di un carrozzone inutile?

Mugnai (Pdl): «E’ una relazione con la sindrome dello struzzo Quattro pagine di dati obsoleti e 5 righi di criticità per carrozzoni da abolire». Intanto dai territori altolà alla giunta: risolvere l’illegittimità giuridica o si chiude

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
03 aprile 2012 15:36
Società della Salute, risorse ed obbiettivi di un carrozzone inutile?

«Sulle Società della Salute ancora una volta la giunta dimostra di soffrire della sindrome dello struzzo, e nasconde il capo sotto la sabbia di dati obsoleti per non guardare in faccia una realtà che, anche da sinistra, chiede di chiudere questi inutili poltronifici». Lo afferma il Vicepresidente della Commissione sanità del Consiglio regionale Stefano Mugnai (Pdl), che così commenta la decisione assunta dalla giunta regionale nella seduta del 27 marzo scorso e intitolata Relazione in merito al processo di costituzione delle Società della Salute.

Si tratta di una relazione che in quattro paginette articola dati relativi agli anni 2009-2010 sulle Sds costituite e in via di costituzione, nonché sulle risorse erogate area per area e sugli obiettivi di attuazione raggiunti. In fondo, compresse in sei-righe-sei, le criticità in ordine ai «casi – scrive la giunta – di mancata o parziale costituzione». Il tutto dimenticando che sul tavolo, da qualche settimana, c’è una criticità tutta nuova: quella delle Sds già costituite che hanno deliberato la propria cessazione in assenza di un intervento serio da parte della Regione.

In effetti è da un anno e mezzo che la regione Toscana si trova nella necessità di riconfigurare giuridicamente le Sds. Nate come consorzi di servizi, esse sono state rese illegittime dalla sentenza della Corte costituzionale n. 326 del novembre 2010. Con tanto di promessa di un tavolo di lavoro per dirimere la questione. «E’ incredibile», osserva Mugnai. «Qui non solo sono vecchi i dati, ma persino le promesse visto che il tavolo di lavoro di cui parla l’assessore dovrebbe essere attivo da oltre un anno.

Era infatti il 7 dicembre 2010, quando l’assessore Scaramuccia, rispondendo a un’interrogazione del sottoscritto sulla decisione della Corte costituzionale riguardante le Società della Salute, affermò: “La Regione sta lavorando a ritmi serrati insieme ad Anci e Uncem all’individuazione di una soluzione tecnico-normativa che consenta alle SdS di funzionare al massimo delle potenzialità”. Dopo 16 mesi crediamo sia legittimo domandarsi cosa abbia voluto intendere l’assessore con l’espressione “ritmi serrati”, dato che ancora oggi si annunciano tavoli di lavoro per risolvere il medesimo problema.

Molto più probabilmente siamo di fronte alla solita politica degli annunci che nulla fa per affrontare la realtà di un esperimento di creatività amministrativa, le SdS appunto, che appare più che mai giunto al capolinea». Lo dice il Pdl? Beh sì, anche e da un pezzo, se è per quello. Ma soprattutto, oggi come oggi, lo gridano a gran voce i sindaci anche del Pd che, dal Casentino all’Alta Val di Cecina, sono sull’Aventino e minacciano di chiuder bottega se sulle Sds la Regione non darà qualche lume per lo meno sulle funzioni: «Questa relazione – attacca Mugnai – dimostra come in giunta, su questo tema, non si voglia guardare in faccia la realtà.

Come del resto chiedono di fare anche quegli amministratori locali che si erano imbarcati con entusiasmo nell’avventura delle Sds e che oggi pongono alla Regione termini temporali precisi entro i quali individuare soluzioni, definire mission e risorse disponibili, restituire legittimità giuridica. Pena lo stop a ogni attività. E la giunta come risponde? Con il solito ‘va tutto ben, Madama la Marchesa’». Il Pdl insiste: «Si tratta di un atteggiamento che non tiene conto del dibattito in corso e delle reali problematiche.

Ci aspettavamo risposte puntuali. I sindaci del Pd le avevano invocate e se le aspettavano. Invece nulla. Forse perché la sola risposta possibile è troppo coraggiosa, per questa giunta: superare questa fallimentare esperienza e tornare alla gestione associata dei servizi tra enti».

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