Richieste di credito stabili, ma forte peggioramento per la qualità

Edilizia, manifatturiero, autoriparazione e commercio i settori in maggior sofferenza. Gori (nella foto), presidente Confartigianato Piana Fiorentina: "Stop alla valutazione acritica dei bilanci aziendali"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
20 gennaio 2012 19:20
Richieste di credito stabili, ma forte peggioramento per la qualità

Dopo anni di costante aumento, nel 2011 le richieste di nuovo credito della Piana Fiorentina sono rimaste essenzialmente inalterate rispetto al 2010 (-0,2%), ma la motivazione non va rintracciata nell’esaurimento della necessità di finanziamenti, bensì nella crescente sfiducia nell’esito positivo della richiesta. Lo rende noto l’Osservatorio Permanente sul Credito che Confartigianato ha istituito per monitorare costantemente il rapporto tra mondo bancario e piccola e micro imprenditoria artigiana e commerciale della Piana Fiorentina. Peggiora rispetto al 2010 la qualità del credito richiesto: nel 76,6% dei casi, infatti, si tratta di domande che vogliono far fronte ad esigenze di liquidità ed affidamento a breve termine.

I finanziamenti per investimenti sono invece il 23,4% del totale. 38.400 euro l’importo medio delle richieste, con durata media di 58 mesi: cifre che confermano come le imprese stiano ridimensionando le richieste di credito, valutandone una durata inferiore. Preoccupante l’esito delle richieste: 1/3 delle domande viene ridimensionato (rifiuto, diminuzione dell’importo concesso, richiesta ulteriori garanzie), ma tale quota sale al 50% per le imprese con meno di 2 anni di vita. Stabile il tempo di risposta media: 45-60 giorni. “Dati che attestano un peggioramento del rapporto tra banca e impresa che, inopportunamente, si verifica in un momento in cui la crisi economica impatta sulle imprese del territorio come non mai – spiega Paolo Gori, presidente di Confartigianato Piana Fiorentina – Occorre che gli istituti di credito si svincolino dalla logica delle banche dati che ignora tanto le dinamiche di mercato, quanto l’andamento della crisi.

Ciò significa dire basta alle valutazioni acritiche dei bilanci aziendali, per tornare invece ad analizzare la capacità imprenditoriale. E’ prioritario, inoltre, che le banche riprendano ad investire sulle piccole e micro imprese, con particolare attenzione alle imprese giovanili. Indispensabile, infine, una diminuzione dei costi” . “Senza questi interventi – conclude Gori – le imprese saranno pericolosamente esposte al rischio di usura e a infiltrazioni della criminalità organizzata”.

“Ad aver maggiore fame di credito risultano essere comparti storicamente forti sul territorio – spiega Fabio Boretti, coordinatore di Confartigianato Piana Fiorentina – Ovvero, edilizia (25,10% delle richieste), manifatturierio (15,50%), autoriparazione (13,60) e commercio (12,70%). Seguono artigianato alimentare e pubblici esercizi (9,40%), imprese di pulizia (7,90%), artigianato artistico (7,60%), benessere (5,10%), terziario innovativo (3,10%)”. Le micro e piccole imprese continuano a rivolgersi alle banche del territorio per il 79,4 % del totale delle richieste.

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