Vasari, gli Uffizi e il Duca

Vasari e Cosimo I, l'ideologia del ducato mediceo e la costruzione degli Uffizi

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
14 giugno 2011 18:02
Vasari, gli Uffizi e il Duca

Firenze - Gli Uffizi sono forse l'emblema dell'autocelebrazione del ducato mediceo. Un edificio che è un sistema architettonico a scala urbana, risultato di una stretta collaborazione tra il Duca, Cosimo I de' Medici, e Vasari, il suo artista prediletto. E dedicata a Vasari e agli Uffizi, si è inaugurata la mostra “Vasari, gli Uffizi il Duca” che ha per oggetto la fondazione di questo complesso edilizio che sorge nel cuore della città ed uno dei luoghi più famosi e conosciuti di Firenze.

Gli Uffizi rispecchiano la politica assolutistica di Cosimo I De' Medici. L'edificio era sorto per accorpare le istituzioni amministrative di governo ,le cosiddette Magistrature,sottomettendole, logisticamente e simbolicamente, al dominio diretto del giovane Duca. A ricordo dell'originaria destinazione dell'edificio che sarebbe divenuto uno dei più importanti musei del mondo resta la denominazione Uffizi (uffici). La versatilità e l'ingegno di Giorgio Vasari, pittore, architetto storico dell'arte e anche artista dell'effimero(l'artista fu anche il regista di eventi spettacolari , come in occasione dei festeggiamenti per il matrimonio fra Francesco I de' Medici e Giovanna d'Austria)si manifestarono nella capacità di conferire forma spaziale e persuasività architettonica al programma politico e alla volontà di autorappresentazione del suo committente.

In qualche modo il Vasari fu un importante creatore di quell'ideologia del principato che avrebbe alimentato in ambito europeo un'immagine del Granducato di Toscana, di gran lunga più rilevante del modesto peso politico dello stato mediceo. L'edificio è un vero e proprio frammento di città nuova, che salda in un unico organismo le due residenze ducali di palazzo Vecchio (sede del governo) e di palazzo Pitti, al di là dell'Arno, imprimendo sulla città la presenza fisica del Potere, sotto forma di architettura.

La lunga piazza porticata degli Uffizi si attesta poi come una vera e propria anticamera a cielo aperto che introduce sia a piazza della Signoria, sia a palazzo Vecchio, le cui sale, rinnovate da Vasari, celebrano l'apoteosi di Cosimo e della sua dinastia. La struttura architettonica degli Uffizi, che non ha paragoni nel mondo cinquecentesco e che è destinata a divenire un modello, è coronata all'ultimo piano da una lunga loggia che, all'indomani della costruzione, accoglie pregevoli statue antiche della collezione medicea.

Da questo uso sussidiario e quasi incidentale, si sviluppa, nei secoli, la funzione collezionistica ed espositiva che oggi è caratteristica esclusiva degli Uffizi. La mostra, che prende le mosse dalla personalità dei protagonisti-artefici: il Duca e il suo artista, mette in primo luogo in scena l'assetto urbano tra palazzo Vecchio e l'Arno prima della costruzione degli Uffizi; poi illustra le tappe dell'ideazione e della costruzione del complesso, il cui cantiere si attesta come il più grande e impegnativo del Cinquecento a Firenze.

Del monumento sono mostrate le specificità spaziali e figurative, le ascendenze formali e tipologiche, che pescano nell'architettura romana antica, ben nota a Vasari e agli eruditi umanisti della sua cerchia, come Paolo Giovio e Vincenzo Borghini, ma anche nella coeva architettura di Venezia e di Roma, città dove l'artista aveva ripetutamente soggiornato. L'organizzatissimo cantiere, saldamente retto dall'architetto militare Bernardo Puccini, è evocato da antichi strumenti di lavoro, cui si affiancano reperti che, annegati da secoli nel riempimento delle volte, sono stati da poco riscoperti.

Ma gli Uffizi furono anche frutto maturo di un ambiente artistico esuberante, polarizzato dalla corte e su cui incombe la terribile grandezza del genio di Michelangelo. Intorno ad esso ruotano protagonisti e comprimari: da Pierfrancesco Riccio, Maggiordomo del Duca, a Luca Martini, a Cosimo Bartoli, a Benedetto Varchi, le cui presenze sono evocate in mostra. Un ambiente competitivo, da cui Vasari, provinciale di Arezzo, fu tenuto a distanza e combattuto, fino al suo trionfale ingresso (1554) al servizio del Duca.

I due momenti, del rifiuto e dell'affermazione, sono illustrati in mostra attraverso le opere degli artisti che contrastarono l'ingresso di Vasari e di quelli che lo propiziarono. L'affermazione artistica di Vasari, che andò di pari passo con la sua legittimazione politica, fu sospinta, oltre che dalla sua attività artistica, dalla sua produzione storiografica, potenziata dalla fondazione dell'Accademia del Disegno. Le due edizioni delle Vite degli artisti (1550 e 1568), che conferiscono all'intraprendente provinciale una fama che travalica i confini del Ducato, sono in mostra a fianco dei suoi sonetti, delle lettere e dei disegni, oltre che degli statuti dell'Accademia, di cui fu tenace ispiratore.

Completa la mostra una sezione cinematografica, che raccoglie le più famose sequenze della cinematografia nazionale e internazionale che hanno per oggetto o per sfondo la fabbrica vasariana. La mostra , in corso agli Uffizi sino al trenta ottobre, è corredata da uno straordinario catalogo, edito da Giunti. Alessandro Lazzeri

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