BCC di Campi Bisenzio: il banchicidio di Denis Verdini

Banca d'Italia ormai orientata a far incorporare l'istituto da una consorella del mondo cooperativo

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
12 dicembre 2010 19:56
BCC di Campi Bisenzio: il banchicidio di Denis Verdini

FIRENZE- Sembra che ormai non ci siano molte speranze per la Banca di Credito Cooperativo Fiorentino di Campi Bisenzio. Dopo l'apertura dell'inchiesta giudiziaria sulle relazioni pericolose tra il patron Denis Verdini e la Baldassini-Tognozzi-Pontello e il commissariamento da parte di Banca d'Italia, il destino dell'istituto fiorentino pare segnato. L'istituto di vigilanza, come abituale, ritirerà i propri ispettori entro qualche mese e sta lavorando intensamente per trovare una soluzione istituzionale, l'incorporazione in altra banca, che lasci in piedi sportelli e conti correnti.

Ormai l'orientamento è di dominio pubblico e in questi giorni se ne è occupata anche la stampa locale e nazionale. Lo scenario preferito da Banchitalia è quello del mantenimento della banca campigiana in seno al mondo cooperativo. Ma c'è da individuare un istituto incorporante dotato dei mezzi sufficienti ad ammortizzare le perdite accumulate dalla gestione Verdini. E con i tempi che corrono non è facile. Tra i principali candidati le BCC limitrofe. A partire da quella di Signa, protagonista nei mesi scorsi della fusione con la Banca del Cuoio di Castelfranco di Sotto, un altro istituto che versava in cattive acque.

Ma proprio per questo l'istituto guidato dal Presidente Domizio Moretti e dal Direttore generale Renzo Paoletti pare essere stato preso in contropiede dal dipanarsi degli eventi. A piazza Michelacci non si nasconde il disappunto per la quasi concomitanza tra le due operazioni, a Castelfranco e a Campi Bisenzio. La piana fiorentina sarebbe il naturale spazio di espansione per la banca di Signa, ma i tempi non sono idonei, proprio in termini di sforzo finanziario da mettere in campo. Ragionamento simile può essere fatto anche per la BCC di Pontassieve.

Istituto sano e con legittime ambizio di sviluppo nell'area fiorentina, ma forse senza sufficienti risorse di capitale e di liquidità per digerire il boccone indigesto delle perdite campigiane. Terza candidatura quella della Banca del Chianti Fiorentino. Più distante delle altre dalla piana fiorentina, ma presente con propri sportelli a Firenze. Anche quest'istituto è reduce da una fusione, quella con la BCC di Monteriggioni, ma la dotazione in termini di risorse finanziarie é cospicua.

La prevista incorporazione è una scommessa che può risultare vincente: se gli uomini di San Casciano sapranno confermare le proprie capacità gestionali, ripianare i debiti di Verdini consentirà loro di acquisire un interessante portafoglio di agenzie bancarie in città e nella piana, arrivando a spaziare dai confini delle province di Prato/Pistoia, otrepassando quelli della provincia di Siena. Di fatto il più dinamico ed esteso istituto del Credito Cooperativo in Toscana. A questo punto dei giochi la BCC del Chianti Fiorentino pare in pole position nelle grazie di Banca d'Italia.

Forse già nei primi anni del 2011 le ultime riserve potrebbero essere sciolte, per dare il via in primavera ai procedimenti di incorporazione. N. Nov.

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