''Jean-Michel Basquiat. The radiant child''

Un film su Basquiat inaugura lo Schermo dell'arte, festival internazionale di film dedicati alle arti contemporanee.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
23 novembre 2010 14:47
''Jean-Michel Basquiat. The radiant child''

E' stato presentato in anteprima a Odeon Firenze “Jean -Michel Basquiat. The radiant child”, un film dedicato al “James Dean” dell'arte contemporanea. A quel Jean-Michel Basquiat che nella sua breve carriera si affermò come uno dei più importanti artisti dell'ultimo ventennio del Novecento. Fu il critico Renè Ricard nel 1981, nel suo saggio, intitolato, “The Radiant Child”, che riuscì a cogliere la personalità inquieta del giovanissimo artista e a intuire, prima di altri, il tragico destino a cui era inesorabilmente predestinato (morì per overdose a soli 27 anni).

Nato a New York di padre haitiano e di madre portoricana, Basquiat ebbe una precoce vocazione che lo indusse, prima ad esprimersi con i graffiti e ad imporsi giovanissimo con opere, ricche di riferimenti a libri, a fumetti e a serie televisive, che si discostavano dalla produzione seriale e, forse, ormai manieristica della Pop Art per inserirsi in un ambito neo- espressionista . Già nel 1981, quando la gallerista Annina Nosei gli offrì la sua galleria come studio, iniziò ad arrivare il successo.

I suoi lavori vennero presentati insieme a opere di Keith Haring e Robert Mapplethorpe nella mostra “New York/New Wave” e pochi mesi dopo espose in una collettiva presso la sua gallerista accanto a Jenny Holzer e Barbara Kruger. Nel 1982 il ventunenne Basquiat era il più giovane artista rappresentato nella mostra “Documenta” e già pieno di droghe di ogni tipo si trasformò in breve tempo nel protagonista indiscusso della vita notturna di New York, diventando un vero e proprio caso, sia per la velocità con cui produceva le sue opere sia per le ingenti somme di denaro che riusciva a guadagnare.

Nei diversi periodi della sua produzione artistica, che viene suddivisa dalla critica in cinque fasi, Basquiat diede vita a opere in cui il graffito e il segno grafico si alternarono a lavori più figurativi a volte ispirati ad artisti dell'Action Painting, e a figure significative della storia “black” nordamericana e haitiana. Adesso questo docu-film, opera della regista Tamra Davis, che ha inaugurato in maniera significativa la rassegna “Lo schermo dell'arte”, ci fa conoscere più da vicino questo straordinario artista e la New York degli anni Ottanta che lo vide protagonista.

Tamra Davis incontrò Basquiat a Los Angeles nel 1983 in occasione della sua prima mostra alla Larry Gagosian Gallery. Basquiat era ancora un pittore emergente e lei iniziò a filmare le sue opere mentre lavorava. Nel 1985 girarono una lunga intervista. Poco più di due anni dopo l’artista morì e il video finì in un cassetto. Nel 2006 Tamra Davis presentò un montato di 20 minuti tratto da quel prezioso materiale al Sundance Film Festival. Il lavoro riscosse molto interesse e le chiesero di trasformarlo in un vero film.

L’autrice da allora ha intrapreso un lungo viaggio per intervistare gli amici di un tempo, i galleristi, i curatori e ha cercato filmati d'archivio sui fantastici anni Ottanta di New York. E’ nato così “Jean-Michel Basquiat. The radiant child” un film che è una narrazione commovente di un'epoca e di un grande artista. Basquiat è sicuramente uno degli artisti che meglio riflette la cultura contemporanea come dimostra ampiamente, il lavoro di Tamra Davis che di Basquiat ci restituisce un immagine a tutto tondo al di là del mito.

E, come evidenzia anche, in questi giorni, una mostra in corso al Musée d’art Moderne della città di Parigi che è, forse, la prima panoramica europea di Basquiat, con oltre cento opere di animate proprio da quell’intensità e quell’energia che caratterizzarono anche la breve esistenza dell'artista. Opere piene di silhouette scheletriche, e pittogrammi che sono sempre estremamente attuali e esplosive in un'esposizione a carattere retrospettivo che mira, come il film della Davis, alla riscoperta di una delle personalità più poliedriche della storia dell’arte del Novecento.

di Alessandro Lazzeri

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