Le Camere di Commercio di Firenze e Prato sciolgono Tinnova

E' l'allarme che lancia la Rsu di Tinnova, già Firenze Tecnologia, l'azienda che dal 2001 supporta gli enti e le imprese locali nei processi di innovazione e trasferimento tecnologico.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
08 novembre 2010 15:47
Le Camere di Commercio di Firenze e Prato sciolgono Tinnova

Oltre 1000 clienti serviti all’anno per servizi di certificazione e taratura, 1500 aziende contattate per trasferire loro innovazione e ricerca, oltre 200 accordi di collaborazione impresa-ricerca e impresa-impresa per migliorare le prestazioni, attività che oggi, proprio quando ce ne sarebbe più necessità per il rilancio economico, subiscono un brusco arresto. E' l'allarme che lancia la Rsu di Tinnova, già Firenze Tecnologia, l'azienda che dal 2001 supporta gli enti e le imprese locali nei processi di innovazione e trasferimento tecnologico. “Le Camere di Commercio di Firenze e Prato hanno deciso di effettuare tagli a cominciare dall’innovazione e dal trasferimento tecnologico Con pretestuose motivazioni di scostamento dalla mission, la Giunta della Camera di Commercio di Firenze ha deciso all’unanimità di procedere allo scioglimento dell’azienda speciale Tinnova” si legge in un comunicato diffuso dalla Cgil Firenze. “L'impegno di tutti dovrebbe essere rivolto ad aggredire la crisi e non ad aggravarla eliminando strutture strategiche che a Firenze operano gratuitamente per le imprese mentre in altre parti d'Europa sono servizi a pagamento.

Una decisione che allarma e disorienta il personale già in stato di agitazione per la carenza di relazioni sindacali, anche alla luce delle delibere precedenti che hanno sempre parlato di fusione fra le tre aziende della Camera di Commercio: Tinnova, Promofirenze e Laboratorio Chimico” si legge ancora nella nota. La Rsu aziendale, assieme a Filcams/Cgil e Fisascat/Cisl provinciali, hanno inviato quattro richieste di incontro ai presidenti delle Camere di Commercio per aprire un tavolo di confronto che ad oggi, spiegano i sindacati, è “totalmente negato.

Nulla si sa del destino dei dipendenti di queste aziende”.

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