Arriva in libreria la biografia di Michele Santoro

Lunedì 28 giugno 2010 alle ore 18, presso la libreria Edison Martelli di via Martelli a Firenze, si svolgerà la presentazione di "Michele Santoro. Comunque la pensiate".

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
25 giugno 2010 19:17
Arriva in libreria la biografia di Michele Santoro

Lunedì 28 giugno 2010 alle ore 18, presso la libreria Edison Martelli di via Martelli a Firenze, si svolgerà la presentazione della biografia di Santoro "Michele Santoro. Comunque la pensiate", edito da Aliberti. Al fianco di Giandomenico Crapis, autore del libro, interverrà l'ex Presidente Rai Roberto Zaccaria. Michele Santoro irrompe nella tv dell’ultimo ventennio come un terremoto. Di parte, populista, arruffapopolo, antipatico, grande conduttore, lo si è definito in questo e mille altri modi.

Ma l’anchorman più amato-odiato rimane un esemplare unico di “animale” televisivo, di professionista irriducibile a qualsiasi potere. Qualcuno l’ha chiamato l’arruffapopolo. Arruffare come disordinare. Mettere in disordine la realtà. In fondo il giornalista questo deve fare. Michele Santoro ha sempre rivendicato fino in fondo questo ruolo: di chi scompagina le carte, l’ordine tradizionale del discorso. E per questo ha pagato prezzi pesanti. Santoro l’irriducibile. Santoro l’arruffapopolo.

Il rompiscatole. Santoro chi? Già. Chi è davvero Michele Santoro? Comunque la pensiate, come direbbe lui, è il protagonista assoluto del giornalismo televisivo italiano degli ultimi vent’anni; colui che più di ogni altro ha innovato la comunicazione giornalistica e politica del nostro Paese. Questa prima biografia completa prende le mosse dagli anni Settanta, quando Santoro si divideva fra la politica militante e il giornalismo. Gli inizi da leader studentesco, il carisma del trascinatore, l’indole polemica e insofferente che già si manifesta contro qualunque estabilishment, anche quello della propria parte. L’esperienza da giornalista, che lo vede redattore e direttore della Voce della Campania e collaboratore del Mattino, dell’Unità e di Rinascita. Poi il trasferimento a Roma: Santoro entra in Rai, dove scrive sceneggiati radiofonici di successo e s’impegna nel sindacato alle dipendenze del Tg3, da una cui costola nel 1987 nasce Samarcanda. La progressiva straordinaria affermazione della trasmissione, con ascolti vertiginosi nei primi anni Novanta, lo fa diventare una star televisiva di prima grandezza. Ma infinite e continue sono le questioni che nascono dalle sue performance.

A lui si devono l’invenzione della “piazza” e la scoperta della “gente”, e la caratteristica conduzione in piedi. All’ordine del giorno, dopo ogni puntata, scoppiano violentissime le reazioni dei politici e seguono le bacchettate della critica, anche di quella di sinistra. L’impegno in prima linea contro la mafia lo colloca nel mirino della criminalità organizzata. Nascono il sodalizio con Costanzo e le “staffette televisive”: di nuovo furiose polemiche, soprattutto da parte di esponenti della classe politica siciliana. Quindi la nascita di nuovi format come Il Rosso e il nero e Tempo Reale; l’uscita dalla Rai e il tempestoso passaggio a Mediaset, i tre anni alla Fininvest con Moby Dick non baciati dagli ascolti di prima; il ritorno nell’azienda pubblica con Circus, Il raggio verde, Sciuscià, prima dell’“editto di Sofia”, il noto pronunciamento di Silvio Berlusconi che lo mette alla porta insieme a Enzo Biagi e Daniele Luttazzi. Qui comincia forse il periodo più difficile della biografia professionale santoriana, con l’astinenza dal video e l’impegno per la libera informazione nel proprio Paese, poi al Parlamento europeo.

Fino al ritorno in tv. La volontà di ripartire da zero. Anzi, da Annozero. Di nuovo audience da capogiro come ai tempi di Samarcanda. È storia di oggi. E c’è da giurare che il “tribuno Santoro”, rafforzato dai silenzi dell’opposizione, dai conformismi dell’informazione, dell’arroganza del potere, non ha certo finito di far discutere, stupire, infuriare, pensare. L'autore del volume Giandomenico Crapis (Lamezia Terme, 1955), medico, si occupa di storia della tv e della cultura di massa.

Ha pubblicato nel 1999 "La parola imprevista" sulla nascita della tv in Italia con prefazione di Alberto Abruzzese (Edizioni Lavoro), nel 2002 "Il frigorifero del cervello: il Pci e la tv da “Lascia o raddoppi” alla battaglia contro gli spot" (Editori Riuniti), nel 2006 "Politica e televisione negli anni ’90" (Meltemi). Ha collaborato con Gulliver e con i quotidiani Il Manifesto e L’Unità.

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