E' crisi alla Edison Giocattoli di Barberino di Mugello?

Domanda d'attualità per il prossimo Consiglio provinciale presentata dal gruppo di Rifondazione comunista. L'azienda avrebbe messo in mobilità e in cassa integrazione straordinaria 18 lavoratori su 48.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
07 aprile 2010 15:48
E' crisi alla Edison Giocattoli di Barberino di Mugello?

Domanda d'attualità per il prossimo Consiglio provinciale presentata dal gruppo di Rifondazione comunista. La Edison Giocattoli di Barberino di Mugello avrebbe messo in mobilità e in cassa integrazione straordinaria 18 lavoratori su 48. Il motivo dichiarato dall’azienda su questi esuberi sarebbe da ricondurre ad una crisi di mercato e alla concorrenza asiatica la quale avrebbe portato a una perdita di fatturato di oltre il 30% dovuta a problematiche non momentanee, ma strutturali.

A partire da questo quadro i consiglieri provinciale di Rifondazione comunista Andrea Calò e Lorenzo Verdi chiedono al Presidente del Consiglio della Provincia, con una domanda d'attualità, di riferire sugli esiti di questa crisi aziendale e sui riflessi in campo occupazionale, sugli strumenti utilizzati per contrastare la perdita di lavoro, salari e diritti contrattuali e normativi, come anche se l’azienda ha presentato un piano di ristrutturazione e più in generale un piano industriale; dunque, i motivi per i quali l’azienda ha proceduto ad esternalizzare le attività legate agli esuberi e se viene ritenuta legittima questa impostazione datoriale “licenziare e appaltare”.

Rifondazione chiede anche "se l’Amministrazione Provinciale ha attivato una cabina di regia con il Comune di Barberino del Mugello e la comunità montana al fine di non lasciare soli i lavoratori e le loro famiglie in questa delicata vertenza". Nel novembre scorso presso il Tavolo procedurale della provincia di Firenze venne sottoscritto un “verbale di accordo” che “prevedeva la cassa integrazione guadagni straordinaria”. "Questa scelta aziendale non troppo trasparente - secondo i consiglieri Calò e Verdi - scaricava i costi della crisi sui lavoratori senza tra l’altro fornire un adeguato piano di ristrutturazione aziendale".

I sindacati si sono chiesti peraltro "se era possibile aprire la procedura di cassa integrazione senza aprire quella di mobilità". Successivamente, stando alla ricostruzione di Rifondazione, venne aperta il 4 dicembre 2009 una procedura di mobilità apportando "le solite motivazioni (concorrenza, crisi di mercato, perdite di profitti)". Contestualmente agli esuberi "scomparve la disponibilità aziendale ad interloquire" mentre iniziava "un processo di esternalizzazione proprio di attività su cui l’impresa aveva prodotto i licenziamenti".

Il 22 marzo scorso Cgil, Cisl e Uil hanno concordato con la Provincia di Firenze "un piano per la messa in mobilità per 18 unità entro novembre 2010 e l'incentivo all'esodo di 20.000 euro lordi da suddividersi fra i licenziati". Una procedura che consentirebbe all’azienda "di risparmiare perché non viene effettuato nessun versamento Inps per le nove mensilità per ogni lavoratore". I consiglieri esprimono "la loro forte preoccupazione per questa nuova crisi aziendale e per il comportamento assunto dall'impresa nei confronti dei lavoratori, ritenuti degli esuberi".

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