Rossi: ''La Regione Toscana si farà ascoltare''

L'assessore regionale: "Voglio rivendicare il ruolo delle Regioni circa la messa a punto del provvedimento annunciato dal governo. Contratteremo ogni articolo di legge e ogni parola di ogni articolo, ci faremo ascoltare".

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
15 gennaio 2010 21:24
Rossi: ''La Regione Toscana si farà ascoltare''

"Voglio rivendicare il ruolo delle Regioni circa la messa a punto del provvedimento annunciato dal governo. Contratteremo ogni articolo di legge e ogni parola di ogni articolo, ci faremo ascoltare". E' la promessa assunta dall'assessore regionale per il diritto alla salute Enrico Rossi in merito al progetto del governo sulla situazione delle carceri italiane, nel suo intervento al convegno di oggi sul tema della salute in carcere. "Lavoreremo su tutti i punti che verranno proposti.

Si parla di arresti domiciliari per l'ultimo anno di pena residua: non credo si tratti di un indulto camuffato. Ne vorrei discutere, per riuscire a costruire una misura oculata e corretta. Si parla di lavori di pubblica utilità per le pene al di sotto dei tre anni: anche in questo caso discutiamo, confrontiamoci. Possiamo aprire con il governo un tavolo sulle leggi che hanno riempito le carceri? Anche per quanto riguarda le strutture carcerarie bisogna discutere con le Regioni, studiare soluzioni dignitose.

Vorrei che tutti avessimo la possibilità e il coraggio di approfondire i problemi, di lavorare per modificare concretamente la situazione, di ottenere il massimo risultato possibile e di dare ai detenuti un vero segnale di cambiamento". "Quanto alla illegalità – ha proseguito l'assessore Rossi – sembra che quello che conti oggi sia la spettacolarizzazione, che non fa altro che incattivire i rapporti e alimentare la violenza. Su questo punto noi dobbiamo dare battaglia sul piano culturale e politico.

Non possiamo fermarci agli aspetti repressivi e di controllo, pur necessari, ma riaprire la discussione sulle cause che producono l'illegalità, cercare di rimuoverle e far crescere delle vere alternative. Altrimenti non basteranno migliaia di posti-carcere in più: questa sorta di 'delirio' sulla sicurezza non risolve i problemi, crea soltanto nuove sofferenze e provoca un corto circuito di cui fanno le spese le parti più deboli della popolazione". di Susanna Cressati

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