Momenti di tensione, venerdì scorso a Firenze, su un bus dell'Ataf. Un disabile in carrozzina accompagnato dalla moglie deve scendere, ma l'autista non li aiuta e la scena viene denunciata immediatamente da un passeggero con un post su Facebook.
I sindacati di categoria fanno quadrato in difesa del collega. "A tal proposito, ci sentiamo in dovere di invitare tutti gli attori protagonisti ad usare un po' di più la testa, facendosi prendere meno da manie di protagonismo e/o vizietti vari da talk show" interviene il Segretario Vicario FAISA-CISAL Firenze Massimo Milli.
“I passeggeri sono l’essenza del lavoro degli autisti Ataf, senza nessuna discriminazione, senza nessun pregiudizio -conferma Gianluca Mannucci, Responsabile FIT-CISL TPL Firenze- Spesso nel caos del traffico e nella frenesia della città non è facile poterlo fare in piena efficienza di orario o di confort, ma per garantire la massima sicurezza abbiamo bisogno dell’attenzione costante per il 100% del nostro turno di lavoro (circa sette ore medie). Una distrazione può costare carissima.
Alla luce di ciò riteniamo davvero sbagliato accusare un autista, anche solo per ipotesi, di aiutare o meno un passeggero per la sua religione, stato sociale o condizioni di salute. Quotidianamente in mezzo alle difficoltà trasportiamo migliaia di passeggeri, dei quali alcuni con disabilità o difficoltà motorie, altri con religioni o colori della pelle differenti. Lo stesso ha fatto fino ad oggi il collega che si è trovato coinvolto nell’episodio di piazza d’Azeglio, senza mai avere problemi con nessuno, in diversi anni di lavoro.
Con accuse così pesanti si mette alla gogna un’intera categoria di lavoratori, i quali sanno bene come è difficile capire dalla postazione di guida la voce di una persona che parla da centro vettura o come è semplice incorrere in un malinteso mentre si cerca di avere il controllo a 360° intorno alla vettura.Secondo noi nel caso in questione, conoscendo la serietà e la professionalità del collega, siamo sicuri che sia andata proprio così".