Asilo aperto fino a tardi: Firenze ringrazia e grida allo scandalo

I fiorentini si dividono ancora una volta tra le polemiche

Antonio
Antonio Lenoci
04 giugno 2015 19:22
Asilo aperto fino a tardi: Firenze ringrazia e grida allo scandalo

La vicesindaco di Firenze Cristina Giachi pensando di poter rispondere ad un bisogno collettivo lancia la proposta di prolungare l'orario dell'Asilo Nido sino alle 20. "Serve per giustificare l'appalto pomeridiano alle cooperative" ha subito borbottato qualcuno, mentre altri hanno risposto favorevolmente all'ennesimo Modello Firenze che da alcuni anni oramai contraddistingue il capoluogo.Sia chiaro, come sottolineano i nostri lettori che viaggiano in Europa, non è niente di nuovo; ma ogni cosa che il vento porta a Firenze, se Firenze l'afferra, diventa nuova ed originale.

I genitori diventano così gestori di un Bed and Breakfast mentre i figli crescono altrove, se qualcuno preferisce mangiare a casa c'è l'opportunità della mezza pensione, qualche optional e la Sala Tv completano l'offerta.Ma perché l'Asilo "Aperto anche a cena" fa discutere? Secondo alcuni genitori ed anche secondo il consigliere Tommaso Grassi che ha sollevato il caso in Palazzo Vecchio si tratterebbe di un messaggio diseducativo: come un parcheggio ad ore.

Altri si dicono entusiasti, in Europa è così da anni."Un duro attacco a quanto pedagogia e studi sulla crescita hanno sempre sostenuto e dimostrato. I figli hanno bisogno di passare diverse ore al giorno con i propri genitori o almeno con i familiari, sia che essi siano nonni o fratelli e sorelle maggiori”  ha commentato Grassi aggiungendo che “Il lavoro precario e lo sfruttamento dei contratti di lavoro, il ricatto giornaliero per un avanzamento di carriera, portano padri e madri lontani da casa per la maggior parte dell'arco della giornata.

Si tratta di un problema culturale e sociale che la politica non può in alcun modo favorire e incentivare”.Lo schiaffo però fa rumore a distanza. Se i primi commenti nei Social si sono limitati all'idea dell'orario, gli altri guardano oltre l'apparenza e qualcuno dopo ore si domanda "Aspettate un attimo.. I precari non hanno tempo per guardare i figli?". Ed effettivamente qualcosa sembrerebbe non tornare. Ecco che il dramma sociale si presenta ben superiore, i figli di oggi avrebbero genitori schiavi costretti a stare lontani da casa nonostante siano privi di stipendio fisso.Tempo 24 ore ed il problema non sono più i bambini ma lo stile di vita che ancora una volta, come nel caso dell'aiuto economico sostenuto esclusivamente dalle pensioni degli anziani, unici italiani con garanzie degne di un prestito, guarda ai nonni come salvatori della patria.

Per capire meglio di cosa parliamo abbiamo chiesto aiuto alla dottoressa Cristina Piccardi, giovane psicologa fiorentina: "La proposta del Comune di Firenze negli Stati Uniti è già una realtà, con asili nido aperti 24 ore al giorno per tutta la settimana, ed anche in Italia abbiamo qualche precedente che ha creato non poche polemiche.Da una parte vi è la convinzione che il nido non debba assolutamente essere considerato un “parcheggio”, ma esperienza formativa e relazionale come tante altre vissute dal bambino, organizzato e strutturato a sua misura. Dall'altra vi è l’affermazione che la socialità degli asili nido sia artificiale, costretta, indotta attraverso tutta una serie di regole che portano solo a surrogare i contesti familiari naturali, mettendo i bambini della stessa età in gruppi omogenei controllati".

Ma quanto incide sulla crescita e la condizione psicologica del bambino un così prolungato affidamento a terze persone? "In generale non esiste una risposta specifica - sottolinea la dottoressa Piccardi - il contesto culturale può influire molto sullo sviluppo dell’attaccamento tra madre e figlio (Sagi e Lewkowicks, 1987). Tra le caratteristiche dei genitori che influenzano la qualità dell’attaccamento vi sono: una generale sensibilità ai bisogni del bambino, una capacità di rispondere ai suoi specifici segnali, una propensione a parlargli e giocare con lui secondo modalità che attivamente ne incoraggino la crescita e lo sviluppo".Come dire che se non vi sono questi presupposti, stare a casa o restare fuori è uguale. "L’attaccamento può essere influenzato da un più ampio contesto entro cui vivono bambino e madre, può risentire della qualità e quantità del coinvolgimento del padre e significativi cambiamenti nelle circostanze familiari.

L’importanza del contesto specifico nella valutazione dell’attaccamento è stata posta in evidenza da una controversia lanciata da Jay Belsky sull’opportunità di affidare i bambini a persone estranee alla famiglia. Alcuni studi mostravano come bambini che avevano fatto una precoce e prolungata esperienza di nidi d’infanzia o di baby-sitter con più di venti ore di assistenza esterna a settimana nel primo anno di vita mettessero a repentaglio l’attaccamento sicuro (Belsky, 1986); altri, invece, avevano rilevato che la maggioranza dei bambini con una precoce esperienza di nidi d’infanzia evidenziavano in realtà un attaccamento sicuro (Thomson, 1991).Ricerche a parte in generale si concorda sull’importanza di due fattori: l’età di iscrizione al nido, che non deve preferibilmente avvenire prima dei sei mesi di età, perché come sostiene Maria Rita Parsi, psicologa, psicoterapeuta e docente di psicologia, i bambini soffrirebbero troppo il distacco dalla mamma, interrompendo un contatto fisico indispensabile e l’efficienza della struttura che deve essere valida, accogliente ed educativa, uno stimolo per lo sviluppo di una socialità variegata, capace di stimolare la curiosità - conclude la psicologa - e le "esplorazioni" dei piccoli ed in grado, in ultima analisi, di favorirne l'intelligenza".

Ultimo aspetto che certo non guasterebbe, potrebbe anzi aiutarci ad osservare con maggiore speranza il futuro.

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