L'analisi tecnica: due forme geometriche del cholismo applicabili a un 4-3-1-2 della Fiorentina

Teoria plausibile su come applicare al 4-3-1-2, durante la fase difensiva, le due principali forme geometriche del cholismo

31 dicembre 2018 10:32
L'analisi tecnica: due forme geometriche del cholismo applicabili a un 4-3-1-2 della Fiorentina

È opinabile, ma obbiettabile che il contropiede sia una perdita di tempo, perché, se usato in modo giusto, può essere l’arma letale utile alla squadra che lo applica. Ad affermarne la veridicità è il cholismo dei colchoneros che attaccano difendendo.

Le tre parole chiave della mentalità improntata da Diego Pablo Simeone sono: aggressività appena l’avversario oltrepassa la metà campo, spazio occupato mentre viene svolta la fase non-possesso e accerchiamento sul portatore di palla. Due invece le forme geometriche principali applicate: triangolo e cerchio. Il primo per scambi rapidi, terzo uomo che si inserisce in zona cieca alle spalle dei difensori avversari e rivestire il terreno di gioco con equilibrio.

Infatti avere i centrocampisti stretti e gli attaccanti bassi compatta meglio la squadra. Oltretutto concede alla propria linea arretrata di allargarsi, dando copertura pure sulle fasce. Il secondo per un gegenpressing asfissiante non a tutto campo, ma limitato sempre alla propria metà, e alterare la percezione spaziale del giocatore opponente che gestisce il pallone.

Quindi cosa avviene? Avviene che il contropiede non appare più espressione passiva del “non perdere”, dove è importante comprimere le possibilità del subire gol, ma espressione attiva della volontà o ricerca di vittoria, di predominio sull’avversario. Ovviamente con l’ausilio d’una difesa aggressiva, cinica e agonista. Insomma una squadra “operaia”.

Eccoci arrivati al breve tema centrale dell’articolo: le applicazioni di due visibili forme geometriche “choliste” alla fase difensiva del 4-3-1-2.

Continuando a coltivare la filosofia del “Cholo” Simeone, potremmo dire che, per divenire effettivo, questo stile di gioco dovrebbe essere sottoposto ad un gruppo di giocatori atletici ed esplosivi. Inoltre, se si aggiungesse anche la “squadra blocco”, pratica oggi globale grazie a Pep Guardiola, lo spazio e le linee che sono i tre pilastri su cui si fonda il calcio odierno, dovremmo ottenere le basi dalle quali sviluppare tale meccanismo. Perciò compattezza, rendimento costante, reparti allineati e intensità.

Adesso veniamo al non possesso, perciò lo stile stesso del sistema. Nella vignetta 2 è visibile una disposizione spaziale triangolare e rette che uniscono ogni unità (i calciatori) fra loro a formare altri triangoli nel triangolo. Cosa significa? Simeone basa gli allenamenti dividendo il campo in piccoli rettangoli e incitando i propri uomini a ripetere degli esercizi che creino movimenti fatti all’unisono: destra, sinistra, avanti, dietro. Quei medesimi movimenti che poi i reparti dovranno ripetere durante i match e che, oltre a formare un identità di gruppo o insegnare a memoria, saranno il riassunto dei reali principi. Ottengono: spazio, linee e blocco.

Le rette in vignetta 2 e i rettangoli in vignetta 3 rappresentano la solita cosa, ma con modalità che differiscono. Perché arrivare alla seconda delle due deduzioni rappresenta un principio pensato, logico e tipico di chi lo fa divenire vero mestiere. Ogni essere umano ha un pensiero prettamente lineare che qui è approfondito. Diciamo che nel vecchio gioco italiano esistono solo linee; nel cholismo vengono aggiunte forme geometriche. Il triangolo rappresenta l’involucro pratico esterno.

Quindi l’idea evolutiva del contesto difensivo di Simeone ha sì, una sua parte italiana, ma inserita dentro un calcio contemporaneo, dove non esiste marcatura a uomo e dove ormai il singolo lascia posto al molteplice.

Infine, nella vignetta 4 è visibile come aggredire, utilizzando sempre la mentalità colchoneros, il portatore del pallone. I movimenti ripetuti e l’abnegazione totale per la difesa hanno palcoscenico nell’interpretazione delle situazioni. Qui i giocatori non rincorrono l’avversario, ma, anzi, sanno già, attraverso le esperienze maturate durante gli allenamenti, che tipo di momento sia e compiono l’automatismo che vi corrisponde. Tale meccanicità mescola l’attenzione che va all’uomo come alla palla, perché la vecchia italianità non si perde, ma diventa un contorno integrato e ben voluto.

Infatti, chi non si trova in zona sfera, senza compiere le diagonali tipiche del gioco a linee italiano, occupa la posizione migliore con cui ricoprire lo spazio altrimenti libero e tratta il campo simile ad una scacchiera. Perciò diventa difficile agli avversari costruire manovre pulite. Poi se si aggiunge l’aggressività lucida e concreta, l’uomo che ha il pallone perde completamente la sensazione spaziale, in quanto vede gli opponenti chiudersi attorno a lui e fare scudo sulle plausibili soluzioni di passaggio.

L’allenamento applicato dal “Cholo” è ripreso da quello del football americano, o influenzato, nel quale i giocatori sono costretti a compiere movimenti ripetuti di gruppo per anticipare il pericolo. Eppure il limite dell’ideologia combacia con quello del modulo, per questo qua ne viene preso ad esempio generico un altro che potrebbe rappresentare l’evoluzione ancora ulteriore.

Oggi il giocatore fra i reparti è arrivato ad un’importanza estrema, perché avere chi spezza la partita te la decide. Quindi il limite dell’Atletico Madrid sta proprio lì, sulla trequarti.

Usare un classico 4-4-2 impone una perdita importante, perché non recuperando la palla, a differenza della vignetta 4, lasceresti scoperto il centrocampo proprio davanti alla difesa. Invece col 4-3-1-2 avresti almeno 2 uomini a contrasto: mediano+centrale sinistro.

La Fiorentina che ha dimostrato di saper creare tanto quando Mirallas o Chiesa giocavano trequartisti possiede i giocatori per poter attuare un modulo del genere: fisici, esplosivi e di sacrificio. Inoltre ha soprattutto una difesa solida e un centrocampo con “cerebro” e polmoni.

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