FIRENZE, 27 OTT.– Nei giorni scorsi la Sindaca di Firenze ha anticipato la decisione dell’amministrazione di far tornare l’acqua pubblica. In altre parole il Comune dovrà ricomprarsi le azioni che erano a suo tempo state vendute ad Acea che possiede il 27%. Soggetto privato ma controllato al 51% da Roma Capitale. Mentre Publiacqua è al 60% del capitale è pubblico. Tutto questo avviene perché il Pd ha fatto si è accordato per il campo largo sia a livello nazionale che regionale con gli altri partiti della sinistra che perorano la cosiddetta acqua pubblica. O per meglio dire che non desiderano società di diritto privato gestite da enti pubblici.
Infatti il Movimento 5 Stelle Toscana accoglie con favore l’ipotesi di una proroga tecnica per Publiacqua, misura utile a consentire ai soci pubblici di disporre del tempo necessario per ridisegnare il futuro del servizio idrico in un’ottica di pieno controllo pubblico: «È ciò che come Movimento 5 Stelle Toscana andiamo ripetendo da anni – si legge in una nota del gruppo regionale – e che abbiamo assunto come impegno politico nei confronti dei cittadini con la sottoscrizione dei 23 punti programmatici: fuori la finanza dalla gestione dell’acqua».
«“Fuori il profitto dall’acqua” non poteva restare uno slogan da campagna elettorale occorre essere conseguenti circa l’impegno preso con gli elettori e procedere alla creazione di un’azienda totalmente pubblica, con gestione in house, per il servizio idrico integrato in Toscana». Così il Gruppo consiliare del Movimento 5 Stelle in Regione Toscana in un post pubblicato sulla pagina Facebook ufficiale.
Approfondimenti
"Come anche noi forze di minoranza abbiamo chiesto, finalmente la sindaca Funaro ha preso una posizione ufficiale sul destino dell'acqua a Firenze, e non solo. È il frutto anche del lavoro condotto in questi mesi dalla Commissione Controllo, che permesso di mettere in luce opportunità e problemi, sempre con l'obiettivo di migliorare la gestione dei servizi pubblici, in particolar modo di quello più prezioso. Domani, martedì 28 ottobre, anche grazie all'audizione di Mazzei, avremo un quadro ancor più nitido: ci dirà cosa si può fare e cosa no a questo punto della gara.
Chiederemo conto anche del contenzioso. Se, tuttavia, c'è una reale volontà di tornare alla gestione internamente pubblica troveremo la formula migliore attraverso un percorso ben delineato fin da subito. Bisogna, però, fin d'ora indicare, una volta scelto di percorrere la strada pubblica, senza ricorso alla borsa, quali saranno le fonti di finanziamento" Così Paolo Bambagioni, consigliere comunale della Lista civica Eike Schmidt e presidente della Commissione Controllo del Comune di Firenze.
"Pensiamo che sarebbe stato utile per tutta la Città poter discutere la nostra domanda di attualità odierna, rimasta esclusa per questioni di tempo dalla mezz'ora dedicata -dichiara Dmitrij Palagi di Sinistra Progetto Comune- Le dichiarazioni della Sindaca rischiano di essere fuorvianti. Il contenzioso con ACEA ci risulta riguardare la scelta della multiutility laziale di non uscire da Publiacqua. È una vicenda a sé e diversa dalla gara di affidamento del servizio idrico per i prossimi anni, che ci risultava dovesse uscire entro la fine dell'anno (e non abbiamo capito come sia possibile sospendere tecnicamente una scadenza che ci era stata confermata solo pochi giorni fa).
Ci teniamo inoltre a chiarire che Publiacqua dentro Plures comprometterebbe qualsiasi reale governo pubblico: la multiutility toscana è un progetto politicamente sbagliato, Serve a poco avere al suo interno un sottogruppo senza coinvolgimento dei privati, se poi le logiche di governo e sul mercato sono quelle comunque del profitto.
Comunque avremo modo di tornare sull'argomento, evidenziando che confermiamo il nostro giudizio sulla Commissione Controllo della settimana scorsa: aver scelto di rimandare l'espressione di parere sugli atti di Movimento 5 Stelle e AVS-Ecolò è servito a dare per l'ennesima volta un ruolo alla Sindaca che passa sopra al Consiglio comunale".
"A noi utenti del servizio tutto questo dovrebbe interessare fino ad un certo punto perché -dichiara Vincenzo Donvito Maxia, presidente dell'Associazione Diritti Utenti e Consumatori- basta che l’acqua sia buona e non costi in modo eccessivo. In prospettiva potrebbe essere un disastro: se qualcosa non funziona in una società privata, il mercato fa il suo gioco e, in teoria, vince chi offre meglio qualità ed economicità… ma se è il re Comune a dover affrontare il non-funzionamento, chi paga sono gli utenti specifici, financo tutti i cittadini che pagano imposte comunali".