Alberi in Aree Urbane: 'qualche cipresso' dell'Assessore Riccardo Conti

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
06 giugno 2009 20:46
Alberi in Aree Urbane: 'qualche cipresso' dell'Assessore Riccardo Conti

Firenze, 6 giugno 2009- "Egr. Assessore Riccardo Conti -è la risposta di Cittadini per gli Alberi, sostenitori del Manifesto per la Salvezza degli Alberi in Aree Urbane, al riferimento pubblico dell'Assessore Riccardo Conti a 'qualche cipresso'- siamo un comitato nato con l’intento di salvaguardare il poco verde urbano e con esso, la salute e il benessere generale di tutti i cittadini di Firenze. Non ci è piaciuto affatto la Sua lamentela apparsa su diversi quotidiani che chi cercherebbe di salvare qualche ‘cipresso’ rinuncerebbe per questo a preoccuparsi dei posti di lavoro.

Siamo anche lavoratori oltre che cittadini, e nessuno più di noi che lavoriamo realmente giorno dopo giorno senza le garanzie e tutti gli optional offerti ai politici, sa cosa significa vivere una vita dura, per alcuni di noi stabilmente precaria da tutta la vita, disoccupati, madri casalinghe, invalidi, ma anche artigiani che chiudono bottega, commercianti con pochi clienti, insomma, tutta una nutrita rappresentanza a-politica di persone ‘normali’, di destra, sinistra, centro e altro, uniti da una semplice certezza: che il ‘verde’ pubblico non dovrebbe avere un ‘colore’ politico, essendo gli alberi una delle poche cose di cui si possa affermare che appartengono a tutti, non solo trasversalmente nello spazio, ma anche nel tempo, perché non c’è niente di più prezioso e ‘vivo’ che si possa regalare alle generazioni future in termini di bellezza e salute.

Ci dispiace che il Suo messaggio faccia trapelare invece quasi la volontà di far credere che chi si occupa di salvaguardia del verde urbano, perdendo tempo dietro a ‘qualche’ cipresso, sia causa diretta o indiretta della perdita di tanti posti di lavoro, e che la vera causa non sia piuttosto da ricercarsi, come riteniamo noi, in politiche profondamente sbagliate basate sul profitto e sugli interessi privati, nell’assenza di una regolamentazione urbanistica lungimirante, nel fare progetti basati, come lei ci ricorda benissimo con il Suo riferimento ai milioni del sottoattraversamento TAV, sul fatto che apportano ingenti somme di denaro e non sulla reale bontà di un piano urbanistico.

Noi siamo più concreti e forse più ottimisti di lei: crediamo possibile coniugare il diritto al lavoro con il diritto alla salute, la modernità dei trasporti con un’urbanistica basata sul buon senso e portatrice di un reale servizio alla comunità, che si possa spendere meno ma produrre di più e meglio semplicemente cambiando le priorità. Se decidiamo di non distruggere una città poi mancherà il lavoro?? Noi pensiamo proprio il contrario! Casomai mancherà il lavoro inutile agli enti inutili, mancherà la burocrazia dei ‘veri’ fannulloni (non diciamo chi, solo loro lo sanno), cioè coloro che si vogliono arricchire presto e a danno di altri: questi sì che perderanno il lavoro, ma non ne saremo affatto dispiaciuti.

Del resto, per paradosso, se passasse l’idea che va bene qualunque progetto, anche devastante, purché apporti enormi quantità di denaro = posti di lavoro, non si vedrebbe la differenza con il concetto più grave e radicale dell’importanza delle guerre in senso economico. Sappiamo bene tutti che dopo un bombardamento c’è sempre una specie di New Deal che fa risorgere l’economia, ma dovremmo forse avallare la guerra perché crea tanti posti di lavoro al momento della ricostruzione? Sia sereno, Assessore, e non si faccia illusioni.

I cittadini sanno cos’è il lavoro ed è proprio perché contrariamente a tanti politici che hanno la possibilità di ‘evadere’ in posti esotici, loro vivono e lavorano stabilmente nelle loro città, che vogliono mantenere i loro preziosi alberi, grazie ai quali, oltretutto, riescono perfino a notare meno le brutture che di anno in anno gli sono state costruite intorno senza alcuna armonia. Gli alberi difendono tutti i lavoratori, se lo ricordi, donando loro ossigeno e salute, e perfino quei politici che non si fanno scrupoli di abbatterli pur avendo valide alternative.

Noi crediamo che chi difende un cipresso, difende non solo un posto di lavoro, ma molto di più, il lavoratore stesso. Lei è naturalmente libero, come lo siamo noi, di dire la Sua opinione, ma fra un anno, quando ci chiederà il voto, si ricordi di quanto da Lei affermato e della nostra immediata risposta, non vorremmo sentirLa ergersi proprio in quel momento a paladino dei ‘cipressi’: ma La conosciamo per una persona coerente, e non succederà".

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