Cosa aspetta l'amministrazione comunale ad intervenire sui cinema?

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
15 dicembre 2008 14:13
Cosa aspetta l'amministrazione comunale ad intervenire sui cinema?

di Enrico Bosi, consigliere di Forza Italia-PdL
Le vicende giudiziarie del nuovo multiplex di Novoli, bloccato a lavori quasi ultimati, ripropone ancora una volta il problema della sopravvivenza dei cinema a Firenze. Dal 1990 ad oggi a Firenze hanno chiuso 16 sale, di cui 12 dentro le mura e 4 periferiche (la diciassettesima sala "Spazio Uno" starebbe per chiudere lasciando aperti in centro solo il Fulgor, che è una multisala e l'Odeon)) e nessuno, a cominciare dall'Amministrazione Comunale, ha mosso un dito per risolvere questo delicato problema.

Addirittura si impedisce l'intervento sugli immobili che in passato hanno ospitato sale cinematografiche abbandonandoli ad un triste destino di degrado. La legge comunale ponendo un vincolo tassativo di destinazione cinematografica di fatto ostacola, fatta eccezione per gli ex cinema a luci rosse, qualunque tipo di riconversione. Bene ha fatto la Commissione Consiliare Cultura ad approvare una mozione che chiede l'alleggerimento del vincolo consentendo così il ritorno del cinema nel centro cittadino, ma anche la possibilità di apertura di esercizi commerciali, come già è stato fatto o proposto a Bologna, Milano, Desenzano e Pisa, ecc.

La guerra ai multiplex è una battaglia di retroguardia in quanto il modo di andare al cinema è cambiato radicalmente. Lo confermano i dati forniti da Audimovie, società nata nel 2007 per rilevare e diffondere i dati sugli spettatori nei cinema e pubblicati dal Sole24ore del 25 novembre u.s. Il Presidente di Audimovie Enrico Cagnato, nell'annunciare la presentazione dei contenuti di una ricerca "quali-quantitativa" sugli spettatori, ha fornito una serie di dati impressionanti. Il cinema, secondo la ricerca, camminerebbe a due velocità: una ridotta delle monosale, ormai in declino, che registrano presenze per 20 milioni con un calo del 35%; una accelerata dei multiplex che nei soli primi 10 mesi dell'anno registrano un incremento dei biglietti venduti del 14,3% pari a 54,3 milioni di utenti e con l'obiettivo di raggiungere per fine anno la cifra record di 103 milioni di presenze complessive.

Il modo di andare al cinema è dunque radicalmente cambiato e non si può dare certo la colpa al multiplex se le abitudini dei cinefili sono mutate. La colpa è anche dei dvd, della televisione, della scarsa accessibilità dei centri storici alle prese con le ztl e con l'insipienza delle amministrazioni comunali che hanno capito troppo tardi o dimenticato la funzione sociale svolta dai cinema. In Italia, alla fine degli anni '50, c'erano 9mila schermi a fronte di cento film prodotti. Oggi gli schermi sono 3300 ma proiettano 400 film.

Dall'indagine emerge anche il dato che sono i giovani a decretare il successo dei multisala, rappresentanti il 60% degli spettatori e di cultura media (il 44% ha un diploma superiore, mentre il 18% è laureato). Si va più al cinema nel Nord e gli impianti che hanno registrato la maggiore performance nei primi sei mesi dell'anno, sono il Parco de' Medici a Roma, il Bicocca di Milano e il MaxiCinema di Napoli. Ma soprattutto quello che emerge dai dati di Audimovie è che il cinema in Italia è fenomeno ancora vitale perché favorisce l'aggregazione e stimola le capacità ricettive del pubblico che non è più solo interessato a guardare una pellicola ma anche a recepire le offerte pubblicitarie e distributive concesse da una multisala.

Dispiace affermare che sono tramontati i "d'essai", che dopo avere fatto meritoriamente la storia del cinema, oggi non sono più economicamente sostenibili anche perché nella multisala possono benissimo trovare ospitalità circuiti cinematografici destinati ad un pubblico più selezionato e culturalmente di maggiore livello.

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