Economia fiorentina: il rapporto Irpet parla di probabile recessione

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
04 dicembre 2008 18:41
Economia fiorentina: il rapporto Irpet parla di probabile recessione

Firenze, 4 dicembre 2008- La Bce taglia i tassi dello 0,75%. Lo rende noto lo stesso Istituto di Francoforte. Gli interessi vengono portati così al 2,5%. Il presidente della Bce: "Crescita a rischio. Recessione nel 2009".
Il 2007 come anno di transizione da una situazione di espansione ad una di bassa crescita o stagnazione - come certamente sarà il 2008 - caratterizzato dalla bassa dinamica della domanda interna, soprattutto di beni d’investimento e della spesa delle famiglie, causata non solo dalla minore spinta della spesa turistica, ma anche dai modesti incrementi del reddito disponibile.

Questo in sintesi il quadro dell’economia fiorentina delineato nel Rapporto “L’economia della provincia di Firenze nel 2007”, presentato questa mattina in Palazzo Medici Riccardi, tra gli altri dal dirigente Irpet Stefano Casini Benvenuti e dal Vice Presidente della Provincia di Firenze Andrea Barducci. Nel contesto internazionale e nazionale, che dava già i primi segnali di crisi nonostante nel 2007 si fosse comunque verificata una crescita dell’economia mondiale del 4,9%, l’economia fiorentina ha presentato risultati migliori di quelli del resto della regione, consolidando una tendenza di alcuni anni.

Il PIL provinciale nel 2007 è cresciuto dell’1,7%, in rallentamento rispetto al +2,1% del 2006, ma comunque migliore della media regionale (+1,4%). “Questa crescita è largamente attribuibile agli scambi con l’esterno dell’area, con contributi eterogenei”, spiega Casini Benvenuti: resta positivo l’apporto fornito dall’interscambio con l’estero, che da solo avrebbe fatto aumentare il PIL del 2.2%, e con il resto delle regioni italiane (+0,5%). Peggiora invece il saldo col resto della regione contribuendo negativamente all’incremento del PIL per un -1,2%.

“Occorre andare decisamente oltre i confini municipali ma anche provinciali – osserva Barducci - è sempre più fondamentale la dimensione di area vasta metropolitana. Diventa sempre più necessario fare sistema a questo livello tra enti locali e tra pubbliche amministrazioni in generale. Valuteremo anche come dal prossimo anno elaborare un rapporto sulla situazione socio-economico non solo provinciale ma di area vasta (insieme alle province di Prato e Pistoia)”. Due, inoltre, sono i pilastri delle politiche pubbliche sulle quali concentrarsi, sia per affrontare l’attuale crisi economico-finanziaria sia perché comunque restano i problemi strutturali della nostra economia, a livello locale come regionale e nazionale.

Circa la infrastrutture e la mobilità le priorità sono già presenti nelle varie programmazioni istituzionali e negoziate, ma occorre accelerare e investire ulteriormente per sostenere l’economia, le imprese e per la qualità della vita dei cittadini. Circa poi le politiche del Welfare, per la coesione e l’inclusione sociale (immigrazione come risorsa) e per il sostegno alle famiglie (servizi all’infanzia e alla famiglia per aumentare le opportunità di coniugare lavoro e natalità; formazione durante tutto l’arco della vita anche a sostenere la riqualificazione di chi perde lavoro).

Infine, la Provincia deve diventare sempre di più un punto di riferimento non solo per gli Enti Locali del territorio, ma anche per la rappresentanza sociale, per rafforzare ulteriormente i processi di concertazione, che siano però ben finalizzati non solo alla individuazione condivisa delle priorità ma anche a favorire la rapidità e l’attuazione delle decisioni.
I settori dell’economia provinciale
Osserva Barducci che “l’andamento positivo, superiore alla media regionale, registrato dalla provincia di Firenze nel 2007 è dovuto per il 90% al mix produttivo dell’area”: la più alta specializzazione, all’interno del terziario, nei trasporti e nel credito e, all’interno dell’industria, nella chimica, farmaceutica e nelle produzioni della meccanica.

Nel dettaglio nel 2007 le produzioni agricole hanno registrato un incremento pressoché nullo, mentre il comparto manifatturiero ha trainato la crescita del PIL provinciale aumentando del 2,3%, grazie alla forte espansione del comparto della meccanica. Le produzioni legate al comparto moda hanno continuato la contrazione del valore aggiunto (-1,8%) in atto da alcuni anni, mentre la pelletteria ha fatto registrare un dato positivo pari a +1,3%. Il macrosettore meccanico ha confermato le buone performances (+6,4%), superando oramai il comparto della moda in termini di quota di valore aggiunto prodotto.

Riguardo agli altri settori si è registrata una crescita modesta della trasformazione alimentare, mentre il settore dei minerali non metalliferi ha fatto registrare un incremento di valore aggiunto pari al 2%. Il settore delle costruzioni prosegue la sua crescita in termini di valore aggiunto prodotto (+2%), il terziario registra un +1,7%, la branca dei servizi alberghieri e della ristorazione un +1,3% e il commercio un +1,2%, avvertendo difficoltà soprattutto nella componente delle vendite al dettaglio.

I servizi che hanno registrato i migliori risultati sono stati quelli legati ai trasporti e quelli dell’intermediazione finanziaria (nella componente non bancaria). Crescono poco, invece, i servizi alle imprese e quelli della pubblica amministrazione.
I territori interni alla provincia
Dal punto di vista territoriale, emergono le differenze fra le due aree urbane della provincia ossia Empoli e Firenze e le differenti dinamiche degli altri distretti con i good performers (Chianti fiorentino, Mugello e Val di Sieve) ed i low performers (Valdarno Nord e Bassa Val d’Elsa).


La domanda di lavoro e gli occupati
Nel corso del 2007 le unità di lavoro della provincia sono cresciute dell’1,3%, mentre il numero di occupati è rimasto pressoché costante. Il tasso di disoccupazione è in diminuzione, passando dal 4,4% nel 2006 al 3,8% del 2007. In pratica però l’aumento della domanda di lavoro osservata nel 2007 non ha avuto un corrispettivo nella crescita degli occupati residenti, soprattutto per la diminuzione dell’occupazione femminile e del relativo abbandono della forza lavoro che ha consentito in parte di abbassare il tasso di disoccupazione complessivo.
2006-2007: si rafforza la posizione dell’economia fiorentina
Il biennio trascorso ha mostrato il buon dinamismo dell’area fiorentina che è cresciuta più della media regionale, risultando, con Livorno, la provincia più dinamica della Toscana.

A differenza di Livorno, che recupera un ritardo accumulato negli anni passati, per l’economia fiorentina si tratta dell’ulteriore rafforzamento di un’area che appariva già non solo la più produttiva della regione, ma anche tra le più produttive del paese, grazie alla struttura produttiva dell’area che si presenta fortemente multisettoriale, raccogliendo sullo stesso territorio attività molteplici dell’industria e del terziario.
La crisi finanziaria e l’economia fiorentina: previsioni
È difficile quantificare in che misura il rallentamento subìto dall’intera economia mondiale peserà su di una economia di piccole dimensioni qual è quella fiorentina, salvo il fatto che certamente anche qui vi sarà una significativa decurtazione dei livelli di vita delle famiglie, quindi dei consumi e quindi della crescita attraverso una spirale perversa che secondo le prime sommarie previsioni potrebbe portare ad una riduzione del PIL sia nel 2008 che nel 2009 su percentuali che variano tra il –0.3% e –0.2%.

Questo potrebbe ricondurre la dinamica dell’economia fiorentina –non diversamente da quanto accadrà per il resto della regione e del paese- sui livelli di stagnazione, se non addirittura di recessione, vissuti nel periodo 2002-2005. In conclusione la crisi finanziaria avrà effetti preoccupanti anche per l’economia fiorentina in linea con quanto accadrà nel resto del paese. La preoccupazione nasce non solo per gli effetti in sé, ma soprattutto per il fatto che interviene all’interno di un periodo –quello che va dalla metà degli anni novanta ad oggi- che per quanto fosse per l’economia fiorentina migliore di quello di altre parti della regione è stato comunque di bassa crescita complessiva evidenziando problemi di competitività per l’intera economia regionale e nazionale.

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