Polizia in scuole e università: alzata di scudi dalla Toscana democratica

Redazione Nove da Firenze
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22 ottobre 2008 19:41
Polizia in scuole e università: alzata di scudi dalla Toscana democratica

Firenze 22.10.2008- E' linea dura lanciata da Palazzo Chigi nei confronti delle iniziative che, in questi giorni, si stanno svolgendo in tutta Italia contro la riforma della scuola del Ministro dell’Istruzione, Maria Stella Gelmini. E' vibrate sono le proteste toscane in risposta alle dichiarazioni rilasciate dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.
"Vengano pure Berlusconi, Maroni, le forze dell'ordine nelle nostre Facoltà -ribatte Alberto Di Cintio membro del CdA dell'Università degli Studi di Firenze- non ci troveranno! Saremo insieme ai nostri cari studenti a far lezione in piazza, nelle strade, nelle stazioni, nei mercati, dovunque, insieme alla gente per il bene del nostro paese".
“Gravi ed inaccettabili le intimidazioni del presidente del consiglio Berlusconi e del suo ministro Gelmini agli studenti italiani -dichiarano per Cgil e Flc Cgil Toscana, i segretari Gramolati e Fracassi- Ancor più gravi, ove possibile, quando riferite alla mobilitazione toscana che ieri ha portato i piazza a Firenze 60.000 persone.

Una grande manifestazione frutto di un movimento che oltre agli studenti, ai lavoratori dell’università e della ricerca, docenti, ricercatori, precari, coinvolge anche una larga fetta di società in difesa dell’università e della scuola che si vorrebbero sempre migliori. Un grande movimento pacifico che chiede un confronto vero e reale. A questa richiesta oggi si è risposto minacciando azioni di polizia. Difficile capire gli obbiettivi di queste esternazioni, sappia comunque il governo che non siamo disponibili a seguirlo lungo questa spirale”.
“Siamo vicini – afferma il deputato del PD senese, Franco Ceccuzzi– agli studenti e ribadiamo il loro diritto a manifestare anche perché condividiamo le ragioni della loro protesta, che non sono conservative e cercano di rafforzare il sistema d’istruzione pubblico.

Berlusconi con le sue dichiarazioni conferma di ignorare le più elementari regole democratiche. Il dissenso, per il premier, deve essere stroncato con la repressione, poco importa se a protestare sono le centinaia di migliaia di studenti, insegnanti e genitori che, in questi giorni, riempiono pacificamente e legittimamente le piazze per dire ‘no’ alla riforma della scuola e dell’università. Il Presidente del consiglio, inoltre, con le sue parole irresponsabili rischia di trasformare un confronto che, per quanto duro, rientra nelle logiche democratiche, in uno scontro ben più pericoloso di cui non possiamo conoscere le conseguenze sul fronte dell’ordine pubblico”.
“La minacciosa presa di posizione di Berlusconi rispetto alla grande mobilitazione democratica del mondo della scuola e dell’Università contro la pseudo riforma Gelmini e la legge 133, che colpiscono pesantemente ed in modo indifferenziato il sistema dell’istruzione pubblica nel nostro paese, è a dire poco allarmante.

Di fronte ad un dissenso generalizzato e cresciuto spontaneamente tra gli studenti, le famiglie, i docenti e il personale tecnico delle scuole e dell’Università si preferisce, anziché cercare soluzioni e dare risposte concrete nel merito dei problemi sollevati che producono seria preoccupazione in tutte le componenti del mondo della scuola dell’università e della ricerca, ricorrere a ipotesi patetiche di strumentalizzazione, addirittura a minacce esplicite di repressione”. Così Fabiana Angiolini (Pd), consigliere regionale, che ha promosso come prima firmataria insieme a Gino Nunes e altri colleghi del Pd e della maggioranza una mozione, approvata nell’ultima seduta del Consiglio Regionale, contro la riforma Gelmini e la legge 133, ha commentato le dichiarazioni del premier Silvio Berlusconi in merito alla possibilità di invio delle forze dell’ordine nelle scuole e nelle università per evitare le occupazioni degli istituti.

“Nel ventilare il ricorso allo stato di polizia – conclude Angiolini - c’è tutta l’incapacità di questo Governo di confrontarsi correttamente e democraticamente con i problemi reali della nostra società. Si tratta di una reazione assolutamente inaccettabile che non può che indurre tutti coloro che hanno a cuore le sorti non solo dell’istruzione e il futuro del nostro paese, ma la qualità della sua democrazia, a manifestare il proprio legittimo e civile dissenso in ogni occasione, a partire dalla manifestazione pubblica indetta a Pisa per domani dagli studenti e dai precari dell’Università, cui ha aderito, tra i primi il Partito Democratico”.
“La minaccia di Berlusconi di affrontare il tema straordinario del futuro della scuola pubblica e dell’università come se fosse un problema di ordine pubblico è semplicemente aberrante”.

È quanto ha affermato il sindaco di Sesto Fiorentino Gianni Gianassi commentando la linea dura contro le occupazioni annunciata oggi dal Presidente del Consiglio. “La politica ha il dovere di ascoltare i cittadini e in questo caso i giovani – ha detto Gianassi - chi non lo fa si assume una grave responsabilità. Un numero straordinario, che non si vedeva da anni, di giovani combattivi e responsabili sta protestando civilmente contro lo scempio della scuola pubblica voluto dal governo. Non ascoltarli, minacciarli o, peggio, provocarli è un delitto politico grave”.

Per questo motivo, il sindaco Gianassi – che nei giorni scorsi ha partecipato alle proteste delle scuole di Sesto Fiorentino – ha ribadito la propria solidarietà “a chi cerca di sottrarsi con civili atti di protesta allo strapotere della maggioranza, chiedendo alla politica semplicemente di essere ascoltato. Continuo a stare dalla parte degli studenti, degli insegnanti e delle famiglie per il futuro del paese”.
Domani, per la seconda volta in pochi giorni, un grande corteo di studenti sfilerà per le vie di Empoli, manifestando il loro legittimo dissenso contro un governo che, invocando la scuola del merito e delle eccellenze, produce tagli da otto miliardi di euro nella scuola, e un miliardo e mezzo di euro nell’università, impedendo di fatto alla scuola pubblica di diventare davvero “di qualità”.


I genitori sono preoccupati e molto, anzi hanno proprio paura. "Prima in assoluto è la paura del maestro unico -spiegano dall'Associazione Genitori A.Ge. Toscana- Perché è universalmente riconosciuto che quando tuo figlio ogni mattina ha mal di stomaco e piange perché ha paura di 'quella' maestra ti senti lacerare dentro. Sempre più spesso classi intere di genitori ci convocano allarmati per affrontare insieme il clima pesante di 'quella' classe, e se la situazione in qualche modo viene affrontata e gestita, molto del merito va ai dirigenti scolastici e soprattutto agli altri docenti della classe, che pagano il peggiore scotto della situazione creatasi.

Che succede, si chiedono universalmente i genitori, se il maestro diventa uno solo? Poi viene la paura che il tempo pieno chiuda e di non avere più dove lasciare i figli. Vuoi mettere la scuola con il suo progetto educativo studiato appositamente per tuo figlio, rispetto a un doposcuola qualsiasi, per quanto buono possa essere? e se poi fosse a pagamento? Ci si preoccupa anche per i contenuti dell'apprendimento: i nostri figli impareranno abbastanza se il tempo-scuola diminuisce? e l'inglese, affidato ai maestri di classe: come faranno i nostri ragazzi a superare l'ostacolo della lingua straniera e a giocarsi a pieno titolo il loro ruolo di cittadini europei?" I più avvertiti si fanno carico delle future tensioni sociali.

"I nostri figli vivono quotidianamente l'integrazione a scuola. Che succederà, si chiedono, quando l'extracomunitario diverrà un estraneo e perciò un potenziale nemico? A che servono le pubblicità progresso se poi non si opera nella concretezza del quotidiano?".

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