Opificio delle Pietre Dure di Firenze: il restauro della Pala di San Zeno del Mantegna

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
11 giugno 2008 01:08
Opificio delle Pietre Dure di Firenze: il restauro della Pala di San Zeno del Mantegna

E' in corso all'Opificio delle Pietre Dure di Firenze il restauro di uno dei grandi capolavori del rinascimento italiano, la Pala di San Zeno del Mantegna la cui restituzione è prevista tra un anno. La ricollocazione dell'opera nella Basilica di San Zeno Maggiore a Verona è infatti programmata per il 21 maggio 2009 in occasione della Festa del santo, a 550 anni dalla sua realizzazione.
Ad un anno dall'inizio del restauro, si è tenuta oggi presso l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, alla presenza dell’assessore alla cultura del Comune di Verona, Emilia Perbellini, la presentazione dell’avanzamento dei lavori che stanno procedendo secondo quanto programmato.

Si tratta, come afferma Marco Ciatti, direttore del settore di restauro dei dipinti mobili dell'Opificio di “un intervento molto graduale, ispirato alla minima invasività possibile" ma indispensabile, perchè la Pala presentava numerosi problemi conservativi che, non risolti, avrebbero causato danni maggiori.
Nella foto: Andrea Mantenga, Pala di San Zeno, 1457-1459/1460 - Tavola centrale della Pala con Sacra conversazione: Madonna col Bambino in trono fra gli angeli musici e cantori - tempera su tavola, cm 125 x 212
Nel 2006, la Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico e Etnoantropologico per le Province di Verona, Vicenza e Rovigo e il Museo di Castelvecchio chiesero all'Opificio delle Pietre Dure di Firenze di effettuare una verifica dello stato di conservazione della Pala per valutare la possibilità di esporre l'opera alla mostra Mantegna e Le Arti a Verona 1450 - 1500, prevista a Verona in occasione delle Celebrazioni per V centenario della morte del grande artista (1506- 2006).

Venne allora elaborato un progetto di restauro ed eseguito un primo intervento che rese possibile l'esposizione dell'opera, rimandando ad una fase successiva la soluzione definitiva delle problematiche. Al termine dell'esposizione, il Comune di Verona ha destinato una parte significativa dei rientri economici della mostra al restauro dell'opera e alla relativa pubblicazione, così che a febbraio 2007, dopo aver verificato l'impossibilità di aprire un cantiere dentro la basilica, la Pala di San Zeno è stata trasportata nei Laboratori dell'Opificio a Firenze.
Qui il restauro ha interessato sia la superficie pittorica che il supporto ligneo e la cornice decorata, queste ultime mai trattate prima d’ora.

Per meglio eseguire le indagini diagnostiche ed il restauro, la Pala è stata suddivisa in 14 parti: tre tavole dipinte, tre scene della predella inframmezzate da paraste intagliate, la struttura lignea della predella, un architrave, il frontone diviso in due, le quattro semi-colonne.
Dall'inizio del restauro ad oggi, per quanto riguarda la struttura lignea delle tre tavole dipinte, pesantemente alterate dall'intervento di Mauro Pelliccioli nel 1934, si è provveduto al suo completo risanamento.

Resta da realizzare un’importante operazione, definita di "conservazione preventiva" e cioè una doppia scatolatura posteriore in grado di limitare notevolmente lo scambio d’umidità tra il supporto e l'ambiente, stabilizzando così il movimento delle tavole. Questo tipo d’intervento è già stato utilizzato con successo dall'Opificio, a partire dal 1990, su alcune opere tra cui, per prima, l'Incoronazione della Vergine del Botticelli agli Uffizi. Sul retro di ognuna delle tre tavole dipinte della Pala di San Zeno sarà costruita una struttura a scatola con pannelli di legno, contenente dell'aria segregata, grazie all'immissione di un materiale, l'art-sorb, in grado di controllare l'umidità.

Successivamente saranno rimontate le tre tavole nella grande cornice e a quel punto l'intera parte posteriore sarà oggetto di una seconda scatolatura con le stesse caratteristiche della prima. La superficie pittorica che presentava alcune sofferenze - scarsa adesione del colore in alcune parti, alterazione dei vecchi ritocchi pittorici e delle vernici degli ultimi restauri - è stata per più della metà ripulita. Secondo il principio del "minimo intervento" adottato per questo restauro, si è trattato di una "pulitura leggera" che però ha permesso un notevole recupero della trasparenza e della nettezza del colore.

Già da oggi è evidente una maggiore leggibilità dell'opera che appare basata su una minuziosa resa dei dettagli ed un complesso gioco cromatico.
Il restauro ha inoltre messo in evidenza che è proprio l'eccellente qualità tecnica con cui il Mantegna realizzò la Pala ad averle permesso di passare quasi indenne cinque secoli di complesse vicende storiche e i precedenti restauri, alcuni dei quali molto invasivi.
Infine per quanto riguarda la grande cornice lignea decorata, terminati i lavori di risanamento strutturale e di completamento di alcune piccole parti mancanti, si è proceduto alla pulitura, rimuovendo vasti rifacimenti effettuati con materiali non idonei rispetto alla qualità dell'insieme.

E' attualmente in corso la delicata fase di stuccatura delle lacune che sarà seguita dalla reintegrazione.
La presentazione odierna sarà anche l'occasione per illustrare il volume appena pubblicato, promosso dagli Assessorati alla Cultura di Verona e Milano: La Pala di San Zeno. La Pala Trivulzio. Conoscenza, conservazione e monitoraggio a cura di Flavia Pesci e Lucia Toniolo, frutto di una densa giornata di studi tenutasi nel palazzo della Gran Guardia a Verona il 5 dicembre 2006, in contemporanea con la mostra “Andrea Mantegna e le Arti a Verona 1450-1500".
Il volume, seguendo l'esigenza di diffondere la ricerca scientifica al di fuori della stretta comunità degli addetti ai lavori, si propone di raggiungere un pubblico più vasto, sensibile alle necessità di conservazione e tutela del ricchissimo patrimonio artistico e culturale del nostro Paese.

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