Sbornia elettorale e caccia alle streghe e agli stranieri

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
16 maggio 2008 15:07
Sbornia elettorale e caccia alle streghe e agli stranieri

Firenze, 16 maggio 2008. Siamo di fronte, nel nostro paese e anche in Toscana, ad un clima di intolleranza che sta producendo una grave esclalation di violenza, come a Figline Valdarno, dove è stato gravemente ferito un migrante regolare. Il clima che si sta consolidando verso gli immigrati, clandestini e non, e' in grandissima parte artificiale ed ha una motivazione politica ben precisa: generale paura nella gente che, a sua volta, non potra' non premiare quei 'duri' che faranno finta di risolverne le cause con la forza bruta.

E che nella gran parte dei casi si tratti di fobia piu' che di una giustificata reazione, lo confermano le statistiche sul crimine, e persino il capo della polizia, Antonio Manganelli, che oggi ha ammesso come in Italia ci sia "una percezione di insicurezza diffusa al di la' della ragione". A questa deriva rispondono le linee guida dei provvedimenti annunciati dal nuovo ministro dell'interno Maroni: introduce il reato di "immigrazione clandestina", col quale - un aberrazione giuridica non presente in nessun paese europeo - si andrà in galera semplicemente essendo clandestino.

Viene inoltre nominato un commissario "all'emergenza Rom", provvedimento che - con l'evocata presunta emergenza - ha l'intento di spianare i tanti campi nomadi presenti in Italia e l'inquietante primato di reintrodurre nel paese (per la prima volta dalle leggi razziali del '38) il concetto di razza per la definizione di un atto governativo (cioè la creazione appunto la creazione di un commissariato all'emergenza rom);scelta questa che lede numerosi principi del diritto internazionale a cominciare dalla Dichiarazione Universale dei diritti della persona.

Sui CPT l'annunciato pacchetto Maroni propone la trasformazione del loro status in quello di veri e propri centri detentivi, cioè campi di concentramento, nonché l'allungamento dei tempi massimi di possibile permanenza all'interno dei medesimi. Provvedimenti che hanno visto esprimere preoccupazione da numerose associazioni di varia estrazione, fra qui le ACLI e che provocheranno tra l'altro l'aumento e non certo la diminuzione della condizione di clandestinità.
"Su un tema come questo -affermano in un documento i Gruppi Consiliari regionali PRC - SD - PdCI - Verdi- quindi, la questione fondamentale del potenziamento delle strutture di accoglienza dei tanti che giungono da noi, molti dei quali necessitarii di cure, non può però eludere l'elemento di fondo - alla base di una necessaria riforma opposta alle scelte che invece il pacchetto Maroni inasprisce ed incrementa - cioè l'espressione di un no netto a luoghi restrittivi della libertà personale dei migranti, un no espresso anche dalla mozione approvata dal consiglio regionale l'11 ottobre 2005 con la quale il Consiglio condivide il "superamento dei CPT, la rapida chiusura di tali centri, l'individuazione di soluzioni alternative che non riproducano le logiche del diritto speciale dei migranti per il quale i cittadini stranieri immigrati oggi sono detenuti in base al solo elemento di clandestinità, che per la nostra Costituzione e per il nostro ordinamento legislativo non è un reato penale".

Queste le nostre posizioni, esposte nella mozione da noi presentata, e che ci hanno portato ad esprimere un voto contrario alle mozioni dell'UDC e del PDL, e ad esprimere l'astensione a quella presentata dal Partito Democratico: quest'ultima mozione aveva l'elemento positivo di dire di no a strutture detentive in Toscana e di voler seguire i risultati finali della commissione nazionale De Mistura, ma nel contempo una posizione del tutto insoddisfacente rispetto alla contrarietà alle politiche annunciate e portate avanti dalla destra, proprio in una fase che ci chiede chiarezza e netta opposizione al Governo Berlusconi, alle sue politiche e alla sua idea di società e - su questo come su altri temi - quindi senza atteggiamenti ambigui e possibilisti".
"La realta' e' che la normativa attuale ostacola il percorso verso la legalita' a centinaia di migliaia di lavoratori clandestini -spiega Pietro Yates Moretti, vicepresidente Aduc- ianamente assistono i nostri anziani, lavorano nei nostri cantieri e nei nostri campi.

E visto che sono privi di qualsiasi diritto e protezione, possono in ogni istante ritrovarsi per strada. E' del tutto naturale che tutto questo possa alla lunga innescare un ciclo interminabile di clandestinita' e illegalita'. Se invece di una legge criminogena ne avessimo una che permettesse un percorso di legalita' a chi ha un lavoro e non delinque (e non sono solo le badanti!), allora potremmo anche discutere di misure severe contro i clandestini. Ma oggi, perseguire penalmente tutti i clandestini e chi li assume al nero, significa centuplicare la popolazione carceraria, oltre che mettere in ginocchio un Paese che sul lavoro clandestino sostiene ormai interi settori economici.

Ed il problema della sicurezza non potra' che aggravarsi".

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