Cinema: Io sono leggenda con Will Smith ultimo uomo sulla terra

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
13 gennaio 2008 01:50
Cinema: <I>Io sono leggenda</I> con Will Smith ultimo uomo sulla terra


Una misteriosa epidemia trasforma tutti gli abitanti della Terra in terribili vampiri assetati di sangue. Solo un uomo si salva dal contagio, Robert Neville, unico superstite in un mondo di mostri. Durante la notte rimane nascosto nella propria casa , mentre di giorno, esce per uccidere i vampiri. Paradossalmente l'uomo diventa l'eccezione, il "mostro", i vampiri, razza ora predominante, diventano la norma in questa nuova, spaventosa, realtà.

Questa la trama del libro “cult” di Matheson, da cui è tratto il film diretto da Francis Lawrence e interpretato da un ottimo Will Smith. Mentre il romanzo, pubblicato nel 1954 documentava le ansie e le paure degli anni della Guerra Fredda, il film pur di buona fattura, dimostra ,forse,l’impatto dell’undici settembre sulla cultura contemporanea. Non manca di un’attenzione all’angosciosa solitudine del protagonista. ma se la storia raccontata da Matheson era caratterizzata da un punto di vista politico e sociale, marcatamente progressista, il film nega ogni riflessione dubitativa e quel senso di relativismo che caratterizzava il protagonista del libro, per ricondurre ogni dubbio in una sorta di assolutismo etno centrico di stampo conservatore.

In qualche modo la riduzione di un libro che era stato importante per un regista come Romero che si era ispirato all’opera di Matheson per “la notte dei morti viventi e che aveva fatto dire a Stephen King: “Dopo aver letto Io sono leggenda, ho capito che l’horror può apparire nelle periferie, nelle strade, e anche dietro la porta accanto”, diviene un film forse troppo spettacolare, dove la descrizione di un mondo del giorno dopo evidenzia oltre alla paure dei contagi e delle epidemie, una sorta di reazione troppo muscolare del protagonista che non lascia emergere le complesse introspezioni psicologiche del Robert Neville del romanzo.

Alessandro Lazzeri

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