Giovanni Boccaccio

Redazione Nove da Firenze
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10 gennaio 2008 12:14
Giovanni Boccaccio

Il padre di Boccaccio, ricco mercante bancario di Certaldo e uomo di rilievo nella città di Firenze, era entrato in affari a Parigi. L'uomo abbandonò presto la madre di Boccaccio e ritornò a Firenze, dove mandò il figlio a scuola fino all'età di dieci anni per poi farlo entrare nel mondo degli affari. Nel 1327 Giovanni fu mandato a Napoli a studiare legge ma egli si dedicò quasi interamente alla letteratura e fece la conoscenza di alcuni tra gli uomini e le donne più di rilievo della corte degli Angiò.

Nel 1340 ritornò a Firenze e alla morte di suo padre nel 1348 divenne il tutore di un suo fratello minore. Boccacio ricoprì uffici pubblici a Firenze e gli furono affidate missioni diplomatiche a Padova, in Romagna, ad Avignone e da altre parti. Dopo il 1350 iniziò la sua amicizia con Petrarca che durò fino alla morte di quest'ultimo nel 1374. Malgrado la sua età avanzata e i dissensi politici a Firenze che lo afflissero pesantemente, nel 1373 cominciò il suo corso di lettura sulle poesie di Dante.

Morì due anni dopo nella casa natale a Certaldo. Le opere di Boccaccio includono il "Filocolo" che è la sua prima opera scritta nel 1340 circa, l' "Amleto", "Amorosa Visione", la "Teseide". Probabilmente del 1341 é la prima opera artistica in ottava rima, il "Ninfale Fiesolano". La "Vita di Dante" (del 1364 circa) basata principalmente sulle informazioni fornite dai contemporanei di Dante rimane una delle migliori biografie del poeta. Il libro con cui il nome di Boccaccio é inseparabilmente legato è il "Decamerone" che fu terminato nel 1353, ma parte del quale era probabimente stato scritto prima della Morte Nera che raggiunse il suo culmine nel 1348. Il "Decamerone" si apre con una descrizione magistrale del terrore della peste, in seguito veniamo introdotti in una allegra compagnia composta da sette donne e tre giovani uomini che si sono ritrovati tutti assieme in una villa fuori città per passare un po' di tempo e scampare all'epidemia.

A turno ognuno presiede la compagnia per un giorno ed ogni giorno tutti raccontano una storia, cosicchè alla fine verranno raccontate cento storie.

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