Il Piano Strutturale all'ordine del giorno del consiglio comunale
Intervista di Nove da Firenze a Gianni Biagi

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
23 luglio 2007 00:23
Il Piano Strutturale all'ordine del giorno del consiglio comunale<BR>Intervista di <I>Nove da Firenze</I> a Gianni Biagi

L'adozione del Piano Strutturale è all'ordine del giorno della seduta di oggi. "Sia rispettato il ruolo del consiglio comunale -chiedono i gruppi consiliari di Forza Italia, Alleanza Nazionale e Udc- Vista l'importanza dell'atto sono necessari tempi più ampi per discutere in modo più approfondito. In considerazione del fatto che, ad eccezione della terza, non sono state coinvolte le commissioni consiliari, riteniamo di chiedere il rinvio della delibera alla ripresa dei lavori dopo la pausa estiva".
Dell'importanza epocale del provvedimento Nove da Firenze ha parlato con l'Assessore comunale all'Urbanistica, Gianni Biagi.
Nato a Firenze nel 1952, sposato (due figli) è laureato in Architettura.

Ha diretto gli uffici urbanistica dei comuni di Signa (1980-1986), Campi Bisenzio (1986-1988), Sesto Fiorentino (1988-1994). Dal ‘94 al ‘99 ha svolto funzioni di dirigente del servizio "Infrastrutture" del dipartimento Politiche territoriali ed ambientali della Regione Toscana ed è stato membro dell’Osservatorio Nazionale per il controllo dei lavori di costruzione della linea ferroviaria veloce Firenze-Bologna.
Nei giorni scorsi, nonostante l'impegnativa vigilia consiliare, ha concesso al nostro giornale on line qualche minuto di conversazione sul Piano Strutturale.

Avrebbe mai immaginato di trovarsi a gestire un cambiamento urbanistico così impegnativo?
"Questo processo nasce da lontano.

Forse sin negli anni ’91/’95, durante i quali ero consigliere comunale. Poi cominciò a prendere forma con la Giunta Primicerio. Ma già nella legislatura precedente -spiega l'assessore, in un attimo di emozione che attraversa il suo sguardo solitamente distaccato- un gruppo di consiglieri poco più che trentenni, tra i quali io, Billi, Giani, la Lastri, Pistelli, Siliani, Van Straten, aveva cominciato a riflette su alcune idee di città, che successivamente avrebbero preso forma, nel piano regolatore, con gli accordi sull'alta velocità ferroviaria e la terza corsia autostradale.

Guardando al passato, i grandi momenti urbanistici della città sono stati sintetizzati da alcuni semplici assiomi, penso all'abbattimento della cinta muraria per lasciar posto ai viali "parigini" del progetto che l'architetto Poggi concepì per Firenze capitale, o allo sviluppo a Nord-Ovest del Piano Detti cento anni dopo.

Come si potrebbero sintetizzare in poche parole i progetti attuali? Sarà loro attribuito il nome di qualcuno?
Non ho alcuna ambizione personale.
Comunque oggi è diverso. In primo luogo perché non è possibile avere una sola visione della città. Se devo, sintetizzo in "più opportunità e più accoglienza", "non solo monumenti, ma anche cultura". Penso cioè non semplicemente a una città icona, perché la realtà fiorentina è più complessa: il PIL cittadino non è fatto solo di turismo, in una galassia di interessi che non trovano una facile sintesi politica.

La frammentazione delle esigenze produce alta conflittualità, così che il processo di cambiamento appare poco lineare e meno percepibile in termini unitari. Avendo difficoltà a individuare le strategie generali si rischia spesso di soffermarsi solo su elementi marginali. Perciò ripeto le linee guida: sviluppo della formazione culturale e della classe dirigente in una città più accogliente verso le nuove generazioni.
L'altra differenza è che, mentre in passato la città era in condizione di espandersi, oggi possiamo soltanto ripensare la sua organizzazione dall'interno.

E' importante sottolineare che sposteremo le funzioni della città senza aumentarne la dimensione e salvaguardando la qualità abitativa. Progettiamo la realizzazione di 16.000 nuovi alloggi, di cui il 75% sorgeranno riutilizzando aree precedentemente adibite a funzioni diverse da quella abitativa. Non occuperemo nuovo suolo, salvaguardando gli intervalli agricoli tra un abitato e l'altro, non solo i comuni limitrofi, ma anche le nostre frazioni (Galluzzo, Mantignano, Settignano, ecc.) di cui è necessario proteggere l'identità.

Chi guadagna e chi perde in questo processo epocale? La prego di non rispondermi che il cambiamento sarà neutrale, altrimenti le chiederei perché sarà messo in atto...
Come dirò lunedì, Firenze non è una città del grande porto, o della grande industria monopolista.

Vive di turismo, ma anche di formazione culturale, servizi pubblici, terziario. Però ci sono ancora gruppi deboli: penso a quel 19% di cittadini che non possiedono un'abitazione, penso ai pendolari per studio, o per lavoro. Rivolto alla fascia media e alle giovani coppie in particolare, il Piano ha introdotto una norma che suscita interesse in tutta Italia. Obblighiamo i progetti immobiliari che superano i 2.000 mq. a offrire sul mercato almeno il 20% delle unità a canone convenzionato. Con quest'idea andiamo certo contro quella storica rendita su cui molti hanno vissuto in città: certa speculazione, commercio, o proprietà.

Ma il paradosso è che l'equilibrio urbano produce ricchezza per tutti, solo se crescere la qualità sociale degli interventi e tutti devono contribuire.

Allora perché la città ha reagito sin'ora, nel migliore dei casi con indifferenza, se non con contrarietà?
In tutte le città i grandi progetti riscuotono consenso in fase progettuale, ne perdono durante la realizzazione, per recuperarlo in esercizio. E' naturale. Mi dicono che anche in una metropoli dinamica come Barcellona qualcuno sta contestando i cantieri della nuova metropolitana.

Meno spiegabile è l'atteggiamento dell'opposizione politica fiorentina.

A questo punto del processo, c'è qualcosa su cui recrimina, qualcosa che non rifarebbe, o che teme non riuscirà più a realizzare?
Il cambiamento è lungo, ci vorranno forse altri dieci anni, ma è certamente irreversibile. Treni, tramvia, terza corsia autostradale avranno effetti decisivi. Ma pensi anche al nuovo palazzo di Giustizia.

Sin'ora gli edifici dell'amministrazione giudiziaria sono sparsi in tutta Firenze. Presto avranno un'unica sede. La semplificazione della città aumenta l'efficienza procedurale, il caos urbanistico provoca confusione sociale. Avremo una città funzionale e più vicina, quasi baricentrica all'80% dell'economia italiana.
Forse il mio unico timore è sulla capacità di cambiare davvero il nostro ruolo culturale. Mutare l'immagine culturale di Firenze, quella consolidata nel mondo, è la nostra sfida più grande.

Nicola Novelli

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