A Firenze giornata dedicata alla sicurezza
Amato: “Antidoping a scuola e in discoteca"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
13 marzo 2007 00:42
A Firenze giornata dedicata alla sicurezza<BR>Amato: “Antidoping a scuola e in discoteca

Ieri mattina il Ministro degli interni Giuliano Amato ha partecipato a un incontro in Palazzo Vecchio, coordinato dal Direttore de “Il Tirreno” Bruno Manfellotto, per riflettere con i sindaci su sicurezza, qualità della vita, convivenza fra percezione e realtà, a partire dai dati dell’approfondimento regionale della ricerca “Citta’ da vivere” commissionato da Anci Toscana a Publica ReS SWG.
“Come Anci Toscana abbiamo pensato di promuovere – ha detto in apertura Paolo Fontanelli, Presidente di Anci Toscana - un incontro tra i sindaci e il ministro per affrontare un tema che in una regione come la nostra è un po’ secondario rispetto alle grandi metropoli italiane e internazionali, ma che dai risultati della ricerca commissionata a Publica Res appare in crescita: l’insicurezza delle città e dei centri urbani in genere.
Una percezione che non trova riscontro nei dati reali dove non si registra un aumento dei reati denunciati (anzi in alcuni casi una diminuzione) ma che è legata a diversi fattori: microcriminalità, degrado urbano e sociale, caduta del senso civico, diminuzione del controllo sociale.

L’intreccio di questi problemi fa crescere l’insicurezza producendo un malessere reale. Pur restando forte infatti il valore della solidarietà e della tolleranza nella nostra regione, su questo malessere pesa, ad esempio, la diffidenza verso l’immigrazione. I sindaci vorrebbero trovare una risposta comune a questo disagio, per recuperare il senso civico dei cittadini e promuovere una nuova idea di convivenza nelle città.”
Sergio Cofferati, Sindaco di Bologna, ha portato il suo contributo sul piano di sicurezza pensato per la propria città, un progetto che vede la convivenza fra sicurezza e solidarietà, riformismo e sinistra alternativa.
“Oggi la qualità della vita non si misura più soltanto sulla quantità o qualità dei servizi.

Non è un caso che il tema della sicurezza sia considerato dalle persone e dagli osservatori esterni come una componente importante della qualità della vita almeno quanto lo sono i servizi. Vent’anni fa non era così, le ragioni probabilmente sono tante, società mobile e cambiamenti dei grandi agglomerati urbani porta con sé problemi nuovi o ti ripresenta problemi antichi in forma nuova. E ti propone anche il tema irrisolvibile della differenza fra lo stato delle cose e la percezione, che per noi vale anche di più perché pesa di più sulle persone.

Servono quindi azioni efficaci che riescano soprattutto a cambiare la percezione delle situazioni.”
Leonardo Domenici, Sindaco di Firenze e Presidente dell’ANCI Nazionale, è intervenuto sottolineando la necessità di una leale collaborazione tra i diversi livelli istituzionali: “Talvolta anche scelte giuste e obiettivi condivisibili del Governo potrebbero essere frutto di maggiore concertazione per essere più efficaci: la logica della collaborazione è sempre più essenziale, ce lo chiedono i cittadini.”
Per questo lancia la proposta di “Una sessione della Conferenza Stato-Città su questi temi per prendere delle decisioni in concreto”.

Dalle scelte sul personale - aumento delle forze dell’ordine nelle città e evoluzione della figura del poliziotto di quartiere – alla pianificazione e recupero urbano, con progetti per le piazze – da risanare o ri-qualificare.
Dopo gli interventi di Francesco Bosi, Sindaco di Rio Marina, Ettore Severi, Sindaco di Montecatini Terme, Renzo Berti, Sindaco di Pistoia, Alessandro Cosimi, Sindaco di Livorno, è intervenuto infine il Ministro Giuliano Amato.
“Le tematiche che si legano intorno alla sicurezza vanno ben al di là di quelle che il Ministro dell’Interno è in condizione di governare da solo.

Siamo in presenza di responsabilità che sono sempre più condivise e sono sempre maggiori, il che significa che anche la parte della quale io sono responsabile non è alleggerita dal fatto di dover convergere con parti fatte da altri, ma è casomai comunque accentuata nell’impegno e nelle risorse di cui ha bisogno. E’ importante che vediamo il puzzle di cui ciascuno di noi è tessera, ma è allo stesso tempo importante che nessuno di noi veda diminuito il proprio ruolo dal fatto che non è un ruolo esclusivo ma da giocare insieme agli altri.”
E in particolare riguardo all’emergenza immigrazione ha commentato: “Pasolini già trent’anni fa diceva che sarebbero arrivati e avrebbero cambiato la nostra vita.

Aveva ragione e il cambiamento è stato tale che è avvenuto anche all’interno della nostra stessa “etnia”. Tutto questo ha significato il ritorno visibile nelle nostre città di livelli di povertà e di degrado sociale che non conoscevamo dal ‘700, dai tempi in cui una povertà estrema conviveva nei nostri agglomerati urbani: negli ultimi due secoli abbiamo cercato di superare quella situazione, di gestire situazioni di più limitata distanza di ricchezza fra ricchi e poveri, di inventare stati sociali e istituzioni di sicurezza sociale che a questa differenza attribuisse diritti.
E ora ci è arrivata addosso la povertà del mondo, e quello che avevamo costruito per noi stessi non ce la sta facendo a fronteggiare queste situazioni.

E’ un cambiamento gigantesco, che in qualche modo doveva succedere perché noi avevamo costruito un’isola felice, e abbiamo pensato per alcuni decenni che in quest’isola felice potessimo vivere protetti dal resto, destinando aiuti che altrove, a distanza dai nostri occhi, potessero produrre sviluppo. E invece le cose non sono andate così, e quel mondo che era lontano da noi è entrato dentro di noi, cercando di sopravvivere.”
La combinazione di questo modello ricco e “cieco” con la disperazione di queste persone sviluppa in una logica “perversa” situazioni di illegalità e marginalità estreme e difficili da risolvere.

“La cultura della legalità nel nostro paese sta cedendo in più punti - ha detto il Ministro dell’Interno - Dovremmo essere in grado di guardarci allo specchio e capire che non potremo mai insegnare la legalità a nessuno se lo ospitiamo illegalmente dandogli un metro quadro per una branda, con altri venticinque come lui nei restanti quattro metri quadri. E nemmeno pretendere la legalità quando per trovare lavoro si è piegati ad un trattamento paraschiavistico, completamente sprovvisto di tutele, in balia del mercato del lavoro nero.

Se chi vive così si ricorda ancora che le leggi esistono, vuol dire che ha una buona memoria: la cultura della solidarietà passa in primo luogo attraverso l’assunzione della responsabilità.”

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