Anteprima cinema : “Intrigo a Berlino” di Steven Soderbergh
L’accuratezza filologica di un finto film Anni Quaranta

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
28 febbraio 2007 02:14
Anteprima cinema : “Intrigo a Berlino” di Steven Soderbergh <BR>L’accuratezza  filologica  di un finto film  Anni Quaranta

(Firenze,27 febbraio) La voglia di sperimentare è una caratteristica del regista Steven Soderbergh , che già nel suo film d’esordio “Sesso bugie e videotape” aveva dimostrato quelle qualità tecniche che non sono mai mancate nella sua carriera. Adesso dopo la fase dei remake, peraltro abbastanza presuntuosi quali Solaris e Ocean's Eleven , con “Intrigo a Berlino” va oltre e confeziona il remake di come si facevano i film nel 1945. La trama del film si articola nel ritorno a Berlino nel luglio 1945 del corrispondente di Guerra, ora in divisa, Jake Geismer(George Clooney) per seguire la Conferenza di Potsdam che vedrà presenti Truman, Churchill e Stalin.

Qui il giornalista ritrova Lena Brandt, la donna che ha amato e che ora dipende totalmente da Tully, l´uomo che gli è stato assegnato come autista. Ben presto Tully, pronto a fare commercio di qualsiasi cosa, viene ritrovato ucciso e Geismer non solo vede rinascere la passione per Lena ma si trova anche al centro di un gioco di segreti e di trame che coinvolgono i russi e gli americani. La trama è abbastanza interessante ma non particolarmente originale. Il film scorre abbastanza gradevolmente verso un finale non imprevedibile e lascia una sensazione di un’occasione perduta dal regista americano.

Steven Soderbergh ha realizzato una sorta di finto film anni Quaranta, per intendersi un mix di Casablanca e il Terzo Uomo , che può piacere a certi cinefili nostalgici che affermano :” che non ci sono più i bei film di una volta”e che forse apprezzeranno il citazionismo di Intrigo a Berlino . Un’opera filologicamente perfetta, con una bellissima fotografia in bianco e nero, con immagini straordinari della Berlino distrutta, con un uso delle luci e delle ombre che sottolineano l’ambiguità e il mistero della vicenda, nello stile classico dei film degli anni Quaranta e Cinquanta .Da segnalare l’uso delle stesse macchine da presa e delle stesse condizioni di registrazione del suono .

Tecnicamente riuscito ma come frenato nella narrazione. Un’impostazione che rende algidi e privi di spessore gli attori che sembrano voler recitare alla maniera ,forse, di un Bogart,o di Alida Valli, di Joseph Cotten o di Orson Welles, con risultati non degni di attori come George Clooney ,Cate Blanchett e Tobey Maguire . Interessante il tema dibattuto: in guerra diviene ´lecito´ quello che, una volta che questa si è conclusa, viene letto come una colpa. Non abbastanza, comunque, per definirlo un film riuscito.


Alessandro Lazzeri

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