Ogm: concluso il workshop internazionale di Firenze

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
08 novembre 2006 00:10
Ogm: concluso il workshop internazionale di Firenze

«Le regioni italiane devono far fronte comune sulla questione Ogm. Occorrono regole serie e condivise; e la creazione di una “rete” che rafforzi il sistema delle regioni e permetta loro di difendersi a livello europeo». Così Guido Tampieri, sottosegretario di Stato all’agricoltura durante il workshop nazionale dedicato al tema della “coesistenza” tra Ogm, colture biologiche, convenzionali e di qualità, che si è concluso ieri a Firenze, organizzato da Regione Toscana, Arsia e Conferenza delle regioni e delle province autonome.

«Il futuro della nostra agricoltura – ha proseguito Tampieri – sarà fra Ogm e produzioni biologiche, una spaccatura che non permetterà vie di mezzo. Fondamentale anche la questione costi: non è possibile che i costi di certificazione graveranno soltanto su chi non produce Ogm. Quindi costi immani di logistica separata della filiera: doppie macchine agricole, doppi trasporti, etc. La coesistenza dunque porterà a costi certamente insostenibili sia per la produzione che per il consumatore.

Ed oltre al danno economico è garantito il danno commerciale per le aziende, un danno d’immagine che non è quantificabile».

«Si confermano in pieno tutte le nostre perplessità sulla possibile coesistenza di colture Ogm e colture tradizionali – ha ribadito l’assessore all’agricoltura della Regione Toscana Susanna Cenni - Ma se fino a oggi era emerso soprattutto il rischio biologico della contaminazione, particolarmente grave in una regione come la nostra in cui le aziende sono tutte di piccole dimensioni, al seminario sono apparsi chiari anche i problemi di tipo economico».

«La nostra – ha aggiunto – non è una battaglia ideologica: il principio che perseguiamo è quello di massima precauzione per la nostra agricoltura in un contesto in cui la scienza non dà garanzie sufficienti in termini di sicurezza e mantenimento dell’identità dei nostri prodotti».

Al centro dei lavori i risultati della ricerca che l’Arsia ha promosso nel 2004 attraverso specifico bando, sull’impatto dell’introduzione degli Ogm sul territorio e dei riflessi sull’ecosistema, sull’economia rurale e sul sistema istituzionale.

Sono emerse alcune criticità sulla coesistenza fra Ogm e colture tradizionali in particolare riguardo alla sostenibilità ambientale e alle ricadute sul sistema economico territoriale, anche a livello d’immagine e “appeal” commerciale, per la coesistenza tra Ogm, colture biologiche convenzionali e di qualità. E poi, aspetto non secondario, i costi elevati per le aziende agricole, per la pubblica amministrazione e per i consumatori.

«Il livello di conoscenza scientifica in merito agli Ogm - ha sottolineato Maria Grazia Mammuccini, Amministratore Arsia - non risulta ancora adeguato, come hanno dimostrato i risultati della ricerca condotta dall’Arsia su Ogm e coesistenza.

Un deficit che ci impone dunque di orientarsi verso il principio di massima precauzione. In questo senso l’Arsia continuerà ad operare sul fronte della ricerca per fornire supporti adeguati alla Regione Toscana per portare avanti politiche di valorizzazione e salvaguardia dell’ambiente e delle produzioni. Al fine di implementare gli studi in materia l’Arsia avvierà un rapporto di collaborazione con l’Inra (istituto nazionale ricerca in agricoltura) per validare una metodologia di coesistenza attraverso un programma messo a punto dallo stesso Inra con un finanziamento comunitario».



Alla due giorni fiorentina hanno preso parte oltre trecento persone fra addetti ai lavori, italiani e stranieri, rappresentanti delle istituzioni, della Rete europea delle Regioni Ogm free, delle organizzazioni di categoria, associazioni ambientaliste, dei consumatori; quindi il sottosegretario di Stato all’agricoltura Guido Tampieri e gli assessori all’agricoltura di Emilia Romagna e Provincia autonoma di Bolzano, il vicepresidente della Regione Midi-Pyrénées oltre che della Toscana.



Durante il workshop si sono svolte quattro sessioni che hanno approfondito le tematiche principali: sulla “Criticità, impatti e sostenibilità della coesistenza” in cui è emerso che la coesistenza è uno strumento normativo difficilmente applicabile in Italia a causa della complessità del territorio, dell’ambiente e delle tipologie di produzione e non in linea con le politiche di salvaguardia delle produzione tipiche e di qualità. Riguardo al tema delle “soglie di tolleranza e distanze di isolamento” è emersa una grande difficoltà a stabilire a priori soglie di tolleranza omogenee sui territori e sulle tipologie diverse di colture: la ricerca ad oggi non fornisce parametri certi di contaminazione fra colture, e gli studi finora svolti non sono stati collaudati su tutti i territori interessati dato che anche gli aspetti climatici influiscono sulle distanze di contaminazione.

La sessione “Controllo e monitoraggio” ha evidenziato la necessità di definire in termini esatti la differenza fra l’attività di monitoraggio e di controllo. Il monitoraggio è una attività che dovrà essere istituita a prescindere da una normativa sulla coesistenza, in quanto permette di tenere sotto controllo le produzioni, il territorio l’ambiente e l’ecosistema. A seguito di segnalazione di superamento di soglie di pericolosità scatterà l’attività di controllo al fine di verificare in termini reali la contaminazione fra Ogm, i controlli dovranno essere estesi su tutta la filiera.

Fra le necessità emerse quella di promuovere studi specifici per definire metodologie comuni di controllo e monitoraggio. Infine attenzione per gli “Ogm nelle filiere agroalimentari” dove si è evidenziata l’esigenza di garantire nell’intero percorso della filiera la separazione fra produzione Ogm e non-Ogm, sottolineando la questione costi della certificazione che penalizzerebbero le produzioni tipiche.

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