Montelupo: riprendono gli scavi archeologici al Pozzo dei lavatoi

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
18 ottobre 2006 17:15
Montelupo: riprendono gli scavi archeologici al Pozzo dei lavatoi

(MONTELUPO FIORENTINO) Pochi altri scavi hanno un valore per una città come quello del Pozzo dei Lavatoi per Montelupo. La scoperta di questo luogo ha fatto luce sulla produzione ceramica di Montelupo e più in generale sulla sua storia. Sembra che ogni anno questo luogo regali sorprese. Ed anche il fondo del pozzo potrebbe essere molto generoso.
Per procedere con lo scavo è però necessario un intervento di consolidamento della struttura per eliminare oltre 6 metri di acqua. I lavori sono eseguiti dalla Cooperativa Ichnos e finanziati dalla Fondazione Museo Montelupo.



Curiosità
È stato difficile reperire una pompa che potesse essere usata per togliere l’acqua dal pozzo, alla fine il Museo di Montelupo ha dovuto ordinarla in Sudafrica. Si tratta di un attrezzatura pneumatica utilizzata nelle miniere di diamanti.

Caratteristiche del Pozzo
È probabilmente profondo oltre 30 metri (lo scavo è giunto ad oltre 27) e largo, 2,75 metri. È scavato nella collina di pietra compatta, la cui formazione è dovuta ad un fiume di epoca preistorica, che ha scavato nella valle dell’Arno, portandosi dietro grandi detriti.
Il pozzo è stato dotato, al momento della sua costruzione, di un anello di pietre che ne doveva consolidare le pareti.

Notizie storiche
È oggi possibile ricostruire la storia del pozzo.

Si tratta di una struttura molto antica, costruita nei primi anni del XIII secolo, probabilmente assieme al castello (1204-06), che doveva servire come riserva idrica in caso di assedio. Divenne poco importante quando Montelupo perse il ruolo di avamposto strategico per Firenze. Intorno alla prima metà del Trecento la cortina di pietra posta a protezione delle pareti crollò ad iniziare dall’altezza di 16 metri, formando così un grande accumulo di detriti all’interno del pozzo.
Nonostante tutto, ci cercò ancora di attingere acqua da questa struttura, ma il deposito di pietre che stava al suo interno creava non pochi problemi.

A circa 25 metri di profondità, infatti, sono stati rinvenuti secchi di bronzo, boccali ed altri contenitori con i quali evidentemente si cercava ancora di attingere acqua, ma che, incastrandosi sull’accumulo di pietre, non si è potuto recuperare.
Cessata gradualmente la sua funzione originale, ad iniziare dalla metà del Quattrocento il pozzo è diventato una discarica per le fabbriche di ceramica che non sapevano dove smaltire i cocci. Il resto è storia conosciuta. Dal 1975 ad oggi questo luogo continua a regalare reperti: molti dei pezzi più significativi di ceramica rinascimentale esposti al Museo provengono proprio da quel luogo.
Il commento: “Se abbiamo fortuna potremo trovare i resti di oggetti di uso quotidiano dalla data di costruzione (1206) fino al 1350.

Penso potrebbe trattarsi di una grande quantità di materiale risalente, per intendersi, all’epoca di Dante. Una scoperta senza precedenti per il territorio fiorentino”, afferma Fausto Berti, direttore del Museo.

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