Immigrati: le code della speranza
1 milione in fila da ieri

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
14 marzo 2006 23:54
Immigrati: le code della speranza<BR>1 milione in fila da ieri

Per accaparrarsi i 170 mila permessi previsti nel decreto flussi 2006, anche a Firenze, alla Posta centrale sotto i portici in via Pellicceria, gli extracomunitari erano in coda sin da mezzogiorno di ieri e anche nelle località più isolate, come ad esempio davanti allo sportello postale di Vitolini (nel comune collinare di Vinci) in diversi hanno preferito passare la notte all'addiaccio, pur di garantirsi i primi posti in lista.
Alla consegna, oggi alle 14:30, è stata rilasciata una ricevuta con la data e l'ora di accettazione.

L'ora di accettazione -o meglio il minuto e secondo di accettazione- e' importante in quanto le domande verranno accettate in base all'ordine in cui sono state presentate. Se piu' domande sono presentate nello stesso minuto e secondo in due o piu' uffici postali, si tira a sorte.
Quei pochi secondi che annualmente vengono concessi a cittadini stranieri per entrare regolarmente nel nostro Paese sono una vera e propria lotta contro il tempo. Molti sono costretti ad accamparsi fuori dagli uffici postali il giorno prima, con coperte, sedie, tende, materassini, e magari (come abbiamo visto anche noi) con un bambino appena nato in collo.

Infatti, la differenza fra l'essere ammesso o no nel nostro Paese sta tutta nel battere quelli che come te, sono accampati davanti agli uffici postali italiani.
"Avete fatto una visita presso un ufficio postale per verificare come vengono trattati coloro che vogliono abitare e lavorare nel nostro Paese? -domanda Pietro Yates Moretti, consulente Aduc- E' fondamentale per tutti noi ogni tanto provare un po' di sana vergogna, di indignazione, per come trattiamo cio' che riteniamo altro, diverso.

Vorremmo che tutti noi facessimo un piccolo salto nei panni di coloro che gia' hanno un lavoro assicurato (e che nessun italiano vuol fare), ma che sono costretti a raccattare, lottare, umiliarsi, per avere quelle briciole che noi, cittadini italiani, concediamo loro. Sarebbe brutto segno, segnale di disperata rassegnazione, se non riuscissimo piu' almeno ad arrossire quando loro ci guardano e ci salutano dalle interminabili code di fronte agli sportelli delle poste o delle questure.
Non sottovalutiamo l'efficacia di provare vergogna, noi Paese di emigranti ed esportatori di mafie.

Le nostre carceri sono piene di immigrati perche' le nostre forze dell'ordine sono libere di fermare qualcuno anche solo per il colore della pelle. Siamo sicuri che se fossimo noi ad essere fermati ed importunati continuamente dalla polizia, dai carabinieri, o dalla guardia di finanza non ci sarebbe qualche (centinaia di migliaia) di italiani in carcere in piu'? Noi, popolo costretto all'evasione da leggi inique, loro, popolo di immigrati costretti all'illegalita' dalla pochezza delle nostre leggi, maliziosamente intolleranti.

E domani leggeremo di un altro furto in una villa, magari annunciato con un titolo che inizia cosi' Immigrato.
A questo punto ci poniamo una domanda: se questo e' il modo di gestire i flussi (che dovrebbe essere il benvenuto legale/istituzionale che consegniamo nelle mani di chi vuol abitare in modo stabile nel nostro Paese), siamo sicuri che servano? Non sarebbe meglio -per restare nel linguaggio ad hoc- una sorta di flusso continuo, senza scadenze perentorie che non quelle della disponibilita' dei posti di lavoro? Una valutazione che offriamo, dopo quanto sta accadendo in questi giorni davanti alle Poste (e tutti i giorni davanti alle Questure) a chi ci chiede il consenso per governarci e a chi dovrebbe darglielo".

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