Teatro: sequestrate a Punta Raisi le spade di scena di Mimmo Cuticchio
Il cantastorie siciliano ieri sera a Poggibonsi con lo spettacolo Cunto, in esclusiva per la Toscana

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
09 febbraio 2006 19:32
Teatro: sequestrate a Punta Raisi le spade di scena di Mimmo Cuticchio <BR>Il cantastorie siciliano ieri sera a Poggibonsi con lo spettacolo <I>Cunto</I>, in esclusiva per la Toscana

Poggibonsi (SI)- La presunta "guerra di religioni" contemporanea ha fermato il racconto delle vere crociate mediavali. E' successo nei giorni scorsi all'aeroporto di Palermo, mentre Mimmo Cuticchio, il celebre cantastorie palermitano, si stava imbarcando su un volo per essere a Poggibonsi, dove ieri sera ha presentato in esclusiva per la Toscana “Cunto”. Tra gli attrezzi di scena, l'attore utilizza alcune spade antiche, ereditate dai suoi maestri scomparsi. Al controllo di polizia, la sacca di Cuticchio è stata fermata e al termine degli accertamenti, nonostante fosse stato riconosciuto, l'attore siciliano è stato invitato a lasciare in deposito le spade di metallo, sino al suo ritorno in Sicilia.


Sicché ieri sera al Teatro Verdi di Poggibonsi, Cuticchio è andato in scena con una spada di legno improvvisata, rinunciando alla bella spada settecentesca ereditata dal suo maestro Peppino Celano, scomparso nel 1973. Mimmo, figlio di Giacomo, famoso puparo palermitano, è noto sopratutto come erede della tradizione, ormai estinta, dei cantastorie di strada, che per secoli hanno raccontato in giro per la Sicilia le novelle popolari, ma anche le saghe dei cavalieri crociati da Carlo Martello all'Orlando Furioso.
Il cunto, come racconta l'artista nel corso del suo spettacolo, era una sorta teatro ambulante.

Il cuntista intratteneva gli spettatori in uno spiazzo, o all'ombra di un albero, con la narrazione delle storie dei paladini e dei reali di Francia, servendosi unicamente di una spada, del suo corpo e di una sapiente tecnica vocale. Il racconto orale si sviluppa attraverso passaggi narrativi che evocano metrica vocale e ritmo battuto con la gamba dal cuntista, che rendono plasticamente visibili i duelli, le battaglie, l’impennarsi dei cavalli, il cozzare delle armi. L’arte del cunto, al pari di quella dei pupi, è una tradizione complessa, un mestiere che necessita un lungo apprendistato e la conoscenza di storie che ancora nell'800 i cuntisti erano in grado di sviluppare nell'arco completo di 9.000 ore di narrazione.

La vicenda da raccontare rappresenta poco più che un canovaccio su cui si esercita l’improvvisazione. Il Cunto di Cuticchio è il racconto di un repertorio che spazia dal classico ciclo dei Paladini di Francia a quello in cui la tradizione viene completamente reinventata in chiave contemporanea.
Naturalmente il pubblico toscano è rimasto affascinato dai frammenti di tradizione esibiti dall'attore, momenti in cui rivivono secoli di storia dell'affabulazione, il ricordo di un'epoca che presto soltanto i libri di antropologia sapranno rammentare.

Ma ieri sera, almeno per un momento, persino l'improvvisata spada di legno di Cuticchio è sembrata scintillare come fosse vera.

Nicola Novelli

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