Steve Vai: un Saschall gremito per una sera di grande musica

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
24 settembre 2005 13:06
Steve Vai: un Saschall gremito per una sera di grande musica

Un evento artistico dallo spessore massiccio ieri sera al Saschall. Steve Vai, a mio avviso il chitarrista rock più tecnicamente dotato del mondo, ha incantato una platea gremita fino all'inverosimile grazie a melodie dall'impatto sicuro e a giochi funambolici sulla linea delle sei corde della sua Ibanez Signature. Ma prima del grande Steve vogliamo parlare di Eric Sardinas, il guest della serata. Un chitarrista finissimo che ha scaldato il pubblico con il suo stile tra hard rock, blues e southern rock. Chi si aspettava un ospite di nessuno spessore ha avuto una piacevole sorpresa: Sardinas è un trascinatore, che non ci pensa nemmeno un attimo a buttarsi nel pubblico e a farsi innalzare in aria dalle mani della folla durante un infuocato assolo. Che arriva addirittura a suonare il suo strumento con una bottiglietta (stappata) di birra. Durante lo show di Sardinas si sono verificati alcuni problemi tecnici che avrebbero poi in parte rovinato la prima parte dell'esibizione di Vai. Alle ventuno precise sale sul palco Steve Vai, vestito in modo appariscente e con una chitarra a doppio manico piena di lustrini: si capisce subito su che binari andrà la serata. Dopo qualche pezzo nel quale la sua chitarra appare e scompare dall'impianto di amplificazione del Saschall, Vai si innervosisce e interrompe lo show per fare un ulteriore sound check.

Si vede che non è soddisfatto della resa del suo suono. La scena si ripete tre volte nei primi quaranta minuti del set, durante i quali l'educato pubblico di Firenze continua a incitare il nostro, che, con molta umiltà e signorilità (è una dote assai rara nel music business, ma Vai dimostra di averne molta), chiede scusa al pubblico degli inconvenienti. I problemi vengono in qualche modo risolti e lo spettacolo può andare avanti, tra assoli mozzafiato (ma mai sparati alla velocità della luce), suonati con gusto incredibile e con senso della misura, e accompagnati dalle buffissime espressioni del chitarrista-attore. I compagni di palco non sono assolutamente da meno: Tony MacAlpine dimostra una volta di più di essere il partner ideale di ogni musicista, passando con nonchalance dalle tastiere alla chitarra (e con una puntatina al basso), Billy Sheean fa letteralmente volare il suo basso a due manici mentre snocciola note e assoli degni di un chitarrista esperto di "tapping".

Jeremy Colson, il batterista, ha un tiro incredibile e la potenza giusta. Ogni suo colpo sul rullante è una vera martellata. Infine, l'unico un po' in ombra, il chitarrista Dave Weiner, offre comunqune una grande prova di tecnica e affiatamento con gli altri. Alle lunghe improvvisazioni del combo si alternano i gradi classici di Vai, ma è nei "numeri circensi" che il gruppo dà il massimo: il nostro Steve appare sul palco carico di luci laser e suona una chitarra con led blu sul manico, arriva a fare l'armonico sulla prima corda usando la lingua.

E le chitarre (e i bassi) volano per aria compiendo incredibili evoluzioni intorno ai corpi dei musicisti, tenendo incredibilmente le note per lunghi istanti. Si passa anche per un bel set acustico che recupera brani dal vecchio repertorio di Vai. Infine, nel bis c'è pure di nuovo spazio per Sardinas, che viene chiamato sul palco da Steve per suonare un pezzo insieme. In definitiva un grande concerto, di queli che lasciano il segno. Una potenza sonora notevole, un grande senso della melodia, il tutto condito con una tecnica sopraffina che tutti dovrebbero ammirare senza ripensamenti.

Al di là dei problemi tecnici (alla fine del concerto, prima di scendere dal palco, il nostro ha di nuovo chiesto scusa per tali problemi, e ha promesso che la prossima volta che tornerà a Firenze tutto andrà liscio), Steve Vai ha dimostrato ancora una volta che non ci sono altri "guitar heroes" che tengano: l'inventore della "chitarra totale" è lui. E soltanto lui. Marco Lastri

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