Grano duro: non basta la materia prima

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
08 agosto 2005 12:20
Grano duro: non basta la materia prima

L’impegno e l’investimento sul marchio del “Grano della Maremma Grossetana”, promossi dalla Camera di Commercio di Grosseto, per la salvaguardia della produzione cerealicola locale attraverso un marchio di qualità, rendono ben chiaro, sottolinea l’Associazione Industriali Grosseto, come il problema sia quello di garantire un futuro alle attività incentrate sulle materie prime prodotte dal territorio. In questo senso, il marchio di qualità del grano duro rappresenta un importante strumento di difesa della materia prima, ma, come ha già osservato il presidente della Camera di Commercio, Federico Vecchioni, occorre un impegno nell’agroindustria per garantire il processo di trasformazione che dalla materia prima porta al prodotto finito.

E’ infatti proprio sul prodotto finito che più facilmente si può e si deve essere competitivi. L’Associazione Industriali, raccogliendo le indicazioni emerse durante la presentazione del marchio del grano della Maremma, per cui è necessario legare la materia prima ad un processo agro-industriale di trasformazione, ha iniziato un lavoro di analisi e ricerca di situazioni industriali potenzialmente interessate ad intervenire. L’accordo raggiunto, nei giorni scorsi, tra il Consorzio Agrario Provinciale di Grosseto e la Copaim, (il cui obiettivo finale sarà la produzione della pasta fresca, nel proprio stabilimento di Montecatini), può essere visto come un primo positivo passo sul percorso da intraprendere, ma da solo non basta: non è nell’iniziativa, per quanto oltremodo apprezzabile, di un singolo imprenditore maremmano che sta il futuro del grano di maremma, ma in un’azione sinergica tesa a dare vita ad una vera e propria filiera dell’industria agro-alimentare, che, sfruttando la materia prima disponibile, può avviare un processo che arrivi al prodotto finito, creando occasioni di lavoro e di impresa sul territorio, senza portare altrove il valore aggiunto che nasce dalla trasformazione e dalla commercializzazione delle materie prime.

Inoltre, è importante tenere presente che un grano come quello prodotto nella provincia di Grosseto, tra i migliori al mondo, deve poter mantenere intatte tutte le sue caratteristiche, in ogni fase della filiera, inclusa quella della conservazione: ed anche in questo la Maremma è in grado di eccellere, grazie ad una ricerca fatta da un’impresa locale.
E’, infatti, della maremmana Eurosider di Ottavio Milli, il brevetto che consente la conservazione in silos di grano e cereali in atmosfera di azoto, soppiantando il vecchio metodo basato sull’uso, altamente nocivo per gli effetti sulla salute umana, di pesticidi.
E’ questo un aspetto importante, di cui è necessario tenere conto, visto che i consumatori sempre più sono attenti alla qualità dei prodotti alimentari.



La presenza di micotossine (prodotti tossici del metabolismo secondario di varie specie fungine, che si possono trovare in alimenti destinati all’alimentazione umana, e che coinvolge anche i cereali) rappresenta un notevole rischio per la salute

La crescente attenzione sulla sicurezza alimentare non ha trascurato questo aspetto: perciò l’Unione Europea sta emanando una specifica regolamentazione, che fisserà precisi limiti alla presenza di micotossine nei cereali e derivati, la cui entrata in vigore è prevista per luglio 2006.
Il sistema di conservazione testato e brevettato da Eurosider consente di risolvere questo problema: i cereali vengono mantenuti integri e sani, senza l’uso di pesticidi, che, pur eliminando le micotossine, possono accumularsi nel cereale, e costituire a loro volta una minaccia per la salute.

Ecco allora come la conservazione può diventare un elemento distintivo per la nostra materia prima, come pure un elemento innovativo che risponde alle esigenze del mercato. Per questo, è già importante che la Camera di Commercio, nel disciplinare del marchio di qualità del grano di Maremma, tra i metodi di stoccaggio e i trattamenti post-raccolta, abbia inserito anche la possibilità di stoccaggio in atmosfera controllata attraverso l’immissione di azoto. Anzi, bisognerebbe incentivare, attraverso azioni specifiche, l’utilizzo di questo metodo che ben si adatta alla sensibilità del consumatore; magari sarebbe opportuno inserire tale metodo come il preferibile.
Solo rispondendo alle richieste del mercato, anticipando i tempi, ed offrendo soluzioni innovative è possibile mantenere la produzione di cereali nel territorio, consentendo alle aziende di essere realmente competitive.
L’Associazione Industriali auspica che, con la collaborazione delle Associazioni e delle organizzazioni che rappresentano il mondo agricolo ed il territorio, si possa rapidamente operare in questa direzione.
“Mi auguro – conclude Giannetti – che questo sia solo il primo passo di una serie di iniziative volte a favorire la creazione di una vera e propria filiera di qualità, che dal grano arrivi alla produzione della pasta e derivati, in cui anche il prodotto finale venga lavorato in Maremma, e non in altre province.

Il nostro invito è rivolto a tutti, Associazioni, Organizzazioni, Enti, Imprenditori, per lavorare insieme e raggiungere velocemente risultati concreti”.

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