"Il grande vetro", lo spettacolo prodotto da Arca azzurra Teatro con Massimo Salvianti, in scena a Villa Fabbricotti Venerdì 22 e Sabato 23 luglio 2005

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
21 luglio 2005 16:55

Un piccolo calvario spaesato e tragicomico in cinque stazioni, tra ipermercati soporiferi, cattedrali a pagamento, marciapiedi maleodoranti, televisioni grondanti di conformismo, con l'illuminazione finale, o forse il definitivo oscuramento al cospetto dell'enigmatico capolavoro dadaista di Marcel Duchamp: "Il Grande Vetro", appunto. I grandi eventi epocali restano sullo sfondo, ma se ne coglie l'eco terrificante nelle minuzie del vivere quotidiano, nei segnali disperanti di un percorso marginale quanto enigmatico.

Salvianti facendosi alter-ego dell'autore fin nei dettagli autobiografici piega ai propri particolari registri interpretativi quello che in una recente recensione Siro Ferrone ha definito "il dandismo anglo-fiorentino" di Severi: infonde "sangue" e "teatro" nell'arzigogolata letterarietà elzeviristica dei testi assemblati. "Il Grande Vetro" assume così un aspetto ibrido e originale a metà strada tra il cabaret e il teatro di affabulazione, il monologo-confessione e il pamphlet drammatizzato.

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