Ex panificio militare di via Mariti: il Consiglio di Quartiere 5 dice no alla speculazione immobiliare dei privati

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
13 aprile 2005 16:52
Ex panificio militare di via Mariti: il Consiglio di Quartiere 5 dice no alla speculazione immobiliare dei privati

L'invito all'Amminisitrazione comunale a disincentivare il progetto speculativo annunciato dagli acquirenti privati, il ritorno della questione nell'alveo del percorso di democrazia partecipata del Piano strutturale, il mantenimento alla base di ogni decisione futura del principio di riduzione della concentrazione abitativa dell'area dell'Ex Caserma Guidobono. Sono questi i punti salienti della mozione approvata dalla maggioranza del Consiglio di Quartiere 5, con l'astensione dell'opposizione di Centrodestra al termine di una memorabile seduta conclusasi la notte scorsa. Il Consiglio era stato eccezionalmente convocato per ieri sera in seduta aperta presso l'aula magna dell'ITI Leonardo da Vinci, in forza di una petizione sottoscritta da centiaia di persone per iniziativa del comitato dei cittadini che si oppongono alla speculazione dell'ex panificio di via Mariti, dove investitori privati progettano di realizzare immobili per una cubatura totale di 75.000 metri, sino a 45 metri di altezza.
La sala, gremita sin dalle 21:00 ha ascoltato all'inizio gli interventi istituzionali dei membri del Consiglio.

Prima l'opposizione di centrodestra si è espressa negativamente sul preliminare d'acquisto che consegna agli investitori privati un'area per la quale in precendenza l'Università degli studi di Firenze aveva presentato un interessante progetto di recupero. Poi la maggioranza di centrosinistra ha addebitato alla mancanza di risorse economiche il fatto che l'amministrazione comunale non abbia potuto esercitare il diritto di prelazione per acquisire la proprietà di un'area valutata 5,5 milioni di euro.

Solo Rifondazione comunista ha invitato a fissare limiti netti allo sviluppo speculativo.
Quando però la presidente Collesei ha aperto il dibattito al pubblico la sorpresa è stata di trovare tutti gli interventi, ad esclusione di quelli espressi da militanti DS, accanitamente contrari all'operazione annunciata. Il portavoce della locale parrocchia ha parlato di mancato rispetto della dignità degli abitanti, come nel caso recente dell'operazione immobiliare nell'ex aera Lavazza: "Riteniamo errato, affrettato e inopportuno l'intervento in una zona già interessata da molteplici operazioni urbanistiche come la nuova stazione per l'alta velocità ferroviaria, la tranvia, ecc." In molti hanno invitato al salvataggio dell'ex Panificio, resuscitando il progetto dellUniversità, magari per mezzo dell'autorecupero e una gestione di finanza etica.

"Basterebbe buttare giù il muro di cinta" ha affermato un componente del locale comitato, spiegando che è lo stesso Piano strutturale comunale a descrivere il quartiere come un'area strangolata dall'inquinamento e dall'affollamento abitativo. "Sulla base della nuova legge regionale si può affermare che l'ex panificio è un bene comune della collettività, da tutelare dall'abituale uso intensivo e distorsivo del territorio". In molti interventi traspariva un senso di disagio nei confronti del Consiglio di Quartiere 5, un'istituzione che su questa vicenda si gioca parte della propria credibilità.
La serata ha cominciato a scaldarsi con il vicepresidente della locale Casa del Popolo, che ha affermato che la privatizzazione dell'area è addebitabile dal processo di cartolarizzazione voluto dal Governo di centrodestra.

Quando però il militante DS ha detto che l'unica possibilità per il Comune è contrattare un'opera pubblica di alto livello in un pezzo di città che diventerà un secondo centro, un'occasione per dare una nuova sede proprio al Consiglio di Quartiere 5 che costa 300 mila euro l'anno per il canone di affitto dell'attuale immobile, l'intervento è stato interrotto da sonori fischi provenienti dalla platea.
A questo punto l'Assossore comunale all'Urbanistica, Gianni Biagi, si è sentito in obbligo di intervenire per puntualizzare l'iter della vicenda.

Ha spiegato che nel marzo del 2002 il Comune aveva stipulato un protocollo d'intesa con il Ministero della Difesa per definire la futura destinazione di quattro aree urbane ad uso militare. Il Ministero però aveva disatteso l'intesa conferendo il Panificio militare nel patrimonio da mettere in vendita e l'Agenzia del demanio, incaricata del processo di dismissione, ha stimato il valore dell'immobile in un importo non sostenibile dall'amministrazione fiorentina, che non ha potuto esercitare il diritto prelazione.

Tempestivamente il Sindaco di Firenze, Leonardo Domenici, scrisse le proprie rimostranze al sottosegretario ministeriale competente, ma la procedura di cessione è stata espletata con una gara, conclusasi con la sottoscrizione di un preliminare di acquisto da parte della società Rubens Srl per un importo di 8,5 milioni di euro.
Ancora in attesa della stipulazione del rogito, l'Assessore Biagi ha rassicurato la platea: "L'area è tuttora destinata ad attrezzature militari. Allo stato attuale non c'è nessuna proposta urbanistica.

Anzi, l'ex panificio è tra le 23 aree considerate di interesse generale, oggetto di una discussione pubblica tuttora in corso". Queste parole e l'invito a non fasciarsi la testa sono stati salutati da un applauso del pubblico.
Ma gli interventi del comitato dei cittadini hanno riportato alto il livello di inquietudine della serata. La preoccupazione di molti è che, nonostante la raccolta di migliaia di firme, il percorso di partecipazione avviato dal Comune possa disattendere le indicazioni degli abitanti del quartiere.

Qualcuno ha parlato di proposte dei cittadini addirittura "smarrite" dalla Giunta. E come già in altre assemblee qualcuno ha paventato l'evenienza di tutelarsi nelle sedi opportune.
A questo punto il primo colpo di scena della serata: il comitato dei cittadini ha chiesto esplicitamente che il Consiglio di Quartiere si esprimesse, ieri sera stessa, con un voto sulla petizione che invita ad abbandonare il progetto in discussione. Si è aperta un'accesa schermaglia tra locali militanti DS e cittadini/lavoratori del quartiere.

Un insegnante ha auspicato che il nuovo percorso di concertazione imposto all'amministrazione comunale in recepimento di una normativa dell'Unione europea, possa segnare un'inversione di tendenza rispetto alla tradizionale ingerenza dei poteri forti sulla città. Un professore dell'ITI ha ricordato che non si può decidere dell'ex panificio senza valutare complessivamente ciò che sta per succedere in un quartiere dove passerà il cantiere dell'alta velocità, la nuova stazione ferroviaria compresa, la tranvia per Peretola.

ecc.. Ancora gli esponenti del comunitato dei cittadini hanno spiegato che la base d'asta dell'ex panificio era di importo irrisorio per il bilancio comunale e che con l'attuale canone di affitto del Consiglio di Quartiere 5 si sarebbe facilmente potuto accendere un mutuo agevolato presso la Cassa depositi e prestiti.
Ormai passata la mezzanotte secondo colpo di scena. Il consigliere regionale uscente per UDC Marco Carraresi interviene per dare una risposta al quesito: "Di chi è l'Srl che sta acquistando l'ex panificio?".

L'esponente del centrodestra, forte di un'apposita ricerca alla Camera di commercio, spiega che la proprietà della società a responsabilità limitata si compone di un'incrocio di partecipazioni fiduciarie di piccole società, un froviglio di "scatole cinesi" dietro le quali si cela qualcuno. E' l'Assessore Biagi a svelare il mistero affermando che i suoi interlocutori sono stati sinora rappresentanti dell'impresa edile Baldassini e Tognozzi e del Consorzio Etruria, espressione toscana della Lega delle Cooperative.
La sorpresa e il clamore generale non si placano neanche con l'intervento dell'Assessore comunale alla Partecipazione democratica, Cristina Bevilacqua, che rassicura la platea che l'amministrazione ha ancora tutto il tempo per valutare all'interno del percorso di partecipazione qualità e quantità dell'intervento ipotizzato.

Natualmente senza regalare priorità a nessuna delle proposte avanzate dagli abitanti della zona, nemmeno se supportata da 3.000 firme.
Si sente in obbligo di intervenire allora anche Ornella De Zordo, consigliere comunale di Un'altracittà/Un'altromondo, che domanda all'Assessore Bevilacqua se esista una partecipazione buona da contrapporre ad una cattiva, se sia cioè ininfluente l'appassionata partecipazione di questa serata di Consiglio di Quartiere aperto, rispetto al percorso di partecipazione prestabilito dalla Giunta comunale: "Allora che ci siamo venuti a fare qui sino all'una?".
Eh sì, perché ormai è notte e si susseguono ancora interventi accalorati, che inchiodano da ore un pubblico fatto di pensionati e madri di famiglia, studenti e pendolari che stamani si saranno svegliati presto.
Intanto i consiglieri di quartiere, visibilmente in imbarazzo, confabulano.

Alcuni membri della maggioranza intervengono per prendere atto dell'evidente avversione dei cittadini nei confronti del progetto della Rubens Srl. Sopratutto preoccupa il preliminare d'acquisto, come se il compratore si attendesse a breve dall'Amministrazione comunale una favorevole variante al piano regolatore. E' troppo: la platea sbotta al grido di "Buffoni, è l'ultima volta che ci prendete in giro".
Terzo colpo di scena: lo scatto d'orgoglio degli eletti. Sia centrodestra che centrosinistra annunciano di voler sottoporre a votazione documenti che recepiscono, con gradazione differente, le istanze emerse dall'assemblea in corso.

Eppure per tutta la serata si era parlato sottovoce di un impegno nella precedente conferenza dei capigruppo per non andare in nessun caso al voto al termine della seduta. Invece no: con grande fatica, e contrasti intestini, la maggioranza compone un documento che in forma mediata invita la Giunta Domenici a soprassedere e riconsiderare l'interesse collettivo dell'ex panificio militare. Ci si avvicina alle due di notte quando la presidente Collesei fa verbalizzare l'approvazione della mozione di maggioranza con 16 voti favorevoli e 6 astenuti.

La democrazia partecipata ha vinto, almeno per stasera.
Un esponente DS commenta: "Si sono fatti tirare la giacca dal populismo. La partecipazione stavolta è stata gestita veramente male". Ma non si capisce se si riferisca alla partecipazione democratica, oppure alla partecipazione azionaria.

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