Primo summit dell’Europa termale, ieri e oggi e Carrara, organizzato dall’Associazione Medici Italiani (AMI) in occasione del terzo salone Erbexpo

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
20 febbraio 2005 22:37
Primo summit dell’Europa termale, ieri e oggi e Carrara, organizzato dall’Associazione Medici Italiani (AMI) in occasione del terzo salone Erbexpo

Carrara – Protagonisti i rappresentanti dei governi di Germania, Francia, Ungheria, Spagna, Portogallo, Russia e Italia, oltre ad alcune amministrazioni regionali e ai maggiori imprenditori. L’Italia è del resto particolarmente interessata al settore dacché le terme si sono ritagliate un ruolo d’avanguardia dell’industria turistica nazionale ormai messa alle strette da paesi più dinamici e competitivi. “Siamo il paese al mondo con più camere albergo, ma con un coefficiente d’utilizzo medio bassissimo, il 44% contro l’oltre 80% degli Stati Uniti e di molte realtà europee”, ha detto Sergio Parenti, presidente del Consorzio Terme di Toscana, citando dati recenti di Federalberghi e Federturismo, “Al mare si lavora 3-4 mesi l’anno, idem in montagna.

Questa stagionalità così breve è la causa principale sia della mancanza di qualità di strutture e servizi, sia dei prezzi troppo alti che stanno portando l’Italia fuori mercato”. Il mondo termale italiano in questi anni ha invece investito massicciamente e innovato radicalmente il prodotto. Oggi gli stabilimenti sono in gran parte aperti a ciclo continuo, rispondono alle esigenze del servizio sanitario nazionale, ma offrono anche prestazioni legate alla modernità (soprattutto al wellness) e calendari di eventi capaci di attrarre nuova clientela tra le giovani generazioni.

Quali spunti ha offerto il confronto con le altre realtà europee? In Germania, ha ricordato il tedesco Jurgen Kleinschmidt, le terme fanno da sempre parte del costume nazionale. Nelle centinaia di Bad Fussing, Bad Wildungen, Bad Walsee del paese si va per sposarsi, festeggiare la prima comunione, l’anniversario di matrimonio e ci si stabilisce una volta in pensione. Addirittura ci si fanno i grandi congressi di partito, come quello storico di Bad Godesberg in cui la sinistra tedesca si convertì alla socialdemocrazia. La Germania sta ora tornando a investire in modo massiccio nelle terme, come il governo portoghese che ha stanziato somme consistenti per potenziare e qualificare i 39 stabilimenti del paese.

In Ungheria, dove lo Stato incentiva gli investimenti anche fino al 50%, le terme sono una delle grandi voci dell’economia, sia per l’occupazione che per la bilancia turistica nazionale ed estera. Istvan Fluck, relatore a Carrara per il governo magiaro e vicepresidente dell’Organizzazione Mondiale del Termalismo, ha ricordato che il solo centro Geller (la storica stazione termale sul Danubio nel cuore di Budapest) occupa 1800 dipendenti, mentre la Danubius SPA (Salus Per Acquam) controlla 69 hotel tra Ungheria, Romania e Cechia. Per il nostro Ministero della salute è intervenuto Sergio Spagnoli ricordando i benefici della legge 323 varata nel 2000, una norma quadro che gli operatori attendevano da 20 anni e che adesso salutano come “grande vittoria” del turismo termale.

Manca ancora però il regolamento che ne consenta il pieno utilizzo. Per gli imprenditori hanno partecipato Bernardino Bosio, vicepresidente delle Terme di Acqui (dove sono in corso nuovi investimenti per 20 milioni di Euro), Gian Paolo Pinton per le Terme Euganee e Marcello Baldacci, presidente delle Terme di Rimini attualmente in fase di privatizzazione. Per la Regione Toscana, assessorato Turismo e Terme, Paolo Bongini ha ricordato gli ingenti investimenti pubblici che hanno consentito al sistema termale regionale di evolversi, oltre al progetto promozionale (4,4 milioni di Euro) che vede la Toscana capofila di 10 regioni.

Le terme toscane procedono tuttavia a due velocità: mentre le 14 aziende del consorzio dimostrano grande dinamismo (per qualità, quantità e per il beneficio che ne traggono le economie territoriali), a Montecatini e Chianciano sono in corso faticosi processi di privatizzazione che stanno rallentando innovazione e sviluppo.

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