Teatro Metastasio: da mercoledì 23 a domenica 27 febbraio una regia di Peter Brook

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
18 febbraio 2005 22:33
Teatro Metastasio: da mercoledì 23 a domenica 27 febbraio una regia di Peter Brook

Al teatro Metastasio di Prato, dal 23 e fino al 27 febbraio, avrà luogo un grande evento a livello internazionale: il ritorno in Italia, dopo Roma (unica piazza italiana nella scorsa primavera) di Michel Piccoli e Natasha Parry in Ta main dans la mienne, per la regia di Peter Brook. Uno spettacolo che ritorna al fascino naturale della vita quotidiana, alle storie che si raccontano da sé, semplicemente belle. Accadde in un giorno senza nome, sulla soglia del secolo scorso e fu subito amore. Niente però di annunciato o clamoroso, perché il gioco, i dubbi e le paure del primo incontro restituiscono lo strano sapore dell'innamoramento: la voglia di cercarsi e di nascondersi, quando si dice troppo.

I due protagonisti di questa vicenda d'amore non sono altro che Anton Cechov (Michel Piccoli), all'apice della sua carriera, e Olga Knipper (Natasha Parry), brillante attrice che recitava con Stanislavskji. La pièce nasce da una corrispondenza di quattrocento lettere perché la storia è stata vissuta per lo più a distanza, a causa degli impegni attoriali di lei, che lavorava a Mosca e a Pietroburgo, e della malattia di lui, che lo costringeva a lunghi periodi di riposo a Jalta.

Ne viene fuori un affresco che delinea sia le personalità di due grandi artisti, sia il loro essere comuni, persone di tutti i giorni.

La storia d'amore è reale non solo perché è stata realmente vissuta dai due, per sei brevissimi anni, prima della morte del grande scrittore. Michel Piccoli e Natasha Parry si presentano al pubblico per quello che sono, in maniera immediata. Iniziano a raccontare questa storia dal primo incontro.

Quelli che sembrano solo aneddoti, dettagli quotidiani e personali, danno vita ai personaggi durante la stessa narrazione: l'attore che racconta diventa il personaggio del racconto vero, dal vivo.
Nella scenografia essenziale - un tavolino, poche sedie e un tappeto- è la vita che parla, direttamente, in cerca della sua intimità.

Di questo spettacolo, infatti, colpisce la spontaneità che riempie emozioni e parole, dando una vibrazione interna, umana e intensa alle due persone sul palcoscenico, che vivono e inventano questo amore, giocando sulle reazioni di un attimo.

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